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Il Messaggero Rassegna Stampa
27.10.2005 Attentato terroristico a Hadera.
Il commento di Salerno col bilancino.

Testata: Il Messaggero
Data: 27 ottobre 2005
Pagina: 13
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Israele, terrore al mercato: 5 morti»
IL MESSAGGERO di giovedì 26 ottobre 2005 pubblica un articolo di Eric Salerno sull’attentato al mercato di Hadera

Ancora una tragedia causata dal terrorismo palestinese. Ma Salerno, al solito preoccupato di far quadrare i (suoi) conti, cerca di sviare l’attenzione del lettore sulle presunteprepotenze degli Israeliani. L’overture è uno dei suoi andanti preferiti:

Un attentato annunciato. Una storia troppe volte vista e raccontata. Violenza chiama violenza.


Le differenze tra terrorismo e repressione del terrorismo vengono liquidate in quattro e quattr’otto sotto l’etichetta "violenza". Il Nostro fa propria la poetica onusiana del "ciclo di violenza", con cui il cosiddetto governo del mondo si è auto-inflitto da tempo la morte cerebrale. Prosegue quindi baldanzoso Salerno:
L’altro giorno le truppe israeliane, entrate, come fanno giorno dopo giorno, nella città palestinese di Tulkarem, hanno ucciso tre militanti di Jihad. "Preparavano attentati". "Erano responsabili d’attentati", "Tutta gente ricercata", le spiegazioni ormai standard dei portavoce militari per ogni azione del genere.
Ci chiediamo cosa sappia Salerno in merito a questi "militanti" della Jihad, visto che usa accenti così sprezzanti. Quelle degli Israeliani – sembra arguire il Nostro – sono solo lagne pretestuose. Crediamo che Salerno semplicemente non arrivi a comprendere cosa possa voler dire vivere nel terrore. Altrimenti modificherebbe atteggiamento verso le scelte volte a scongiurare gli orrori futuri. Per esempio, eviterebbe di scrivere, come invece fa in questo articolo, che la riapertura della frontiera terrestre tra Gaza e Egitto, annunciata dal ministro della Difesa Mofaz, rappresenta un "piccolo segnale di disponibilità". Come dire, una piccola crepa nella barriera granitica dell’intransigenza israeliana. Ma così non è: il terrorismo condiziona le scelte politiche e sconvolge i vecchi schemi interpretativi. Il giornalista del Messaggero giustamente mette in luce le difficili condizioni di vita della popolazione palestinese a Gaza. Ma sbaglia quando le attribuisce alla politica segregazionista di Israele. Certo, si può sempre fare di più. Auspichiamo che il governo israeliano faccia il possibile. Ma non bisogna dimenticare che i cittadini di Gaza sono in primo luogo prigionieri del terrorismo.

Troviamo inoltre scorretto il modo con cui la redazioni esteri del quotidiano romano ha riportato la notizia delle esternazioni antisemite di Ahmadinejah. Niente di niente sull’edizione di ieri; nessun accenno ai furori distruttori del presidente iraniano. Oggi invece all’argomento è dedicato un trafiletto intitolato - ma guarda un po’! - "Peres: espellere l’Iran dall’ONU". Gli Israeliani: sempre loro, i cattivoni.

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