Quando una notizia non fa notizia portare a spasso il pupo con la bomba nel passeggino
Testata: Libero Data: 23 ottobre 2005 Pagina: 15 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «La mamma palestinese con la bomba in carrozzina»
Oggi, 23-10-2005, possiamo affermare, senza tema di smentita, che una mamma palestinese che porta a spasso il neonato con una bomba nascosta nel passeggino, e con l'evidente tentativo di usarla per compiere una strage, è una NON NOTIZIA per la quasi totalità dei nostri quotidiani. Neanche una riga su STAMPA,CORRIERE DELLA SERA,REPUBBLICA,GIORNALE,IL SOLE 24ORE,AVVENIRE,UNITA' e via elencando. Nemmeno un richiamo nelle "brevi", niente di niente. Il fatto va dunque giudicato privo di ogni interesse, come il famoso cane che morde l'uono. Una non notizia. Lo segnaliamo agli eventuali terroristi di casa nostra che avessero delle difficoltà nel trasposto di armi ed esplosivi vari. Usino carrozzine, passeggini, di mamme disponibili a passeggiare per trasporto armi ce ne sono sicuramente in abbondanza, visto il livello di pericolosità accertato fra i fondamentalisti islamici nel nostro paese. E stiano sicuri, anche se colti in fallo, il fatto passerà inosservato, sotto silenzio. Se è una non notizia a Nablus, perchè dovrebbe essere una notizia a Bologna o a Roma ?. Forza dunque, e che la stampa grande e indipendente sia con voi.
L'unico giornale che ne ha dato notizia e con rilievo è LIBERO: ecco l'articolo: Nablus, Cisgiordania, ieri. Una giornata di ottobre piena si sole con una tempertaura che da noi definiremmo ancora estiva. Aziza Jawabra, una giovane donna palestinese spinge il passeggino con il suo bambino di un mese. Una madre che passeggia con suo figlio, cosa c'è di più normale ? Ma Aziza ha un'aria preoccupata, ben diversa da quella che dovrebbe avere una mamma che passeggia con il suo neonato. Si guarda intorno, ha l'aria scura, tanto da insospettire una ronda di soldati israeliani che da quando sono stati bloccati innumerevoli tentitivi di attentati si è fatta più guardinga e sospettosa. E Aziza ha l'aria sospetta. La avvicinano, le chiedono i documenti, controllano il passeggino. E fra coperte e pannolini trovano una potente bomba a mano. Per questa volta la strage è stata evitata. Come reagisce l'Autorità palestinese di fronte ad un terrorismo che non ha scrupoli ad arruolare persino una giovane madre con un figlio appena nato ?
Non come uno si aspetterebbe, anzi.
Durante il suo incontro americano con Bush il primo ministro palestinese Abu Mazen si è lamentato perché Israele, pur avendo lasciato completamente Gaza, continua a mantenere sotto controllo i territori della Cisgiordania, impedendo di fatto quella libera circolazione alla quale i palestinesi hanno diritto. Il ragionamento non farebbe una grinza se i palestinesi si limitassero a circolare come fanno i cittadini della maggior parte delle nazioni di questo mondo. Non dubitiamo che le intenzioni di Abu Mazen siano buone, ma il raiss palestinese, succeduto alla quarantennale gestione di quel bandito che fu Arafat, prima di esigere condizioni normali di vita per il proprio popolo, dovrebbe farsi un esame di coscienza e cercare di capire che gli israeliani, esercito,servizi di sicurezza e tutti gli altri apparati che combattono il terrorismo palestinese, non lo fanno così, tanto per passare il tempo, ma perché costretti, se vogliono, come devono, proteggere la vita dei cittadini dello Stato ebraico. Abu Mazen non dovrebbe poi nemmeno dedicarsi a studi approfonditi per informarsi di quanto accade in quello che diventerà lo Stato di Palestina e che per ora continuiamo a definire territori dell’Autorità palestinese. Gli basterà dare un’occhiata ai giornali e sbirciare qualche telegiornale, per rendersi conto che non passa giorno che un attentato non venga sventato dai servizi di sicurezza israeliani, quello Shin Bet al quale può dire grazie se finora è riuscito a passare indenne ai vari tentativi di farlo fuori da parte di tutti quei suoi compatrioti che ancora rimpiangono il defunto capo con la keffia. Malgrado ciò, Abu Mazen sembra che fino ad oggi non abbia saputo collezionare altro che liste di lamentazioni, altro che fermare e distruggere il terrorismo. Ci rendiamo conto che non è impresa di poco conto cancellare decenni di odio, ma da qualche parte dovrà pur cominciare. Per esempio smettendo di dire che i controlli che le forze di sicurezza israeliana compiono "umiliano" i palestinesi. Il caso di Aziza non è nemmeno isolato. E' ancora vivo il ricordo di quella povera donna costretta a farsi saltare in aria provocando la morte di soldati israeliani al confine con Gaza. La disgraziata era incinta senza essere sposata. Una vergogna per la sua famiglia, una vergogna che andava lavata con la morte. Ne approfittasse allore per morire nel modo migliore, risparmiando alla famiglia l'esecuzione. Cosa c'era di meglio che farsi esplodere e distruggere la vita dei soltati d'Israele ? Ai posti di blocco, proprio quelle misure di sicurezza che Abu Mazen ha nuovamente chiesto a Bush di dargli una mano a smantellare, si sono assistite scene incredibili, persino donne incinte che dovevano essere trasportate d’urgenza in ospedale per partorire e che perciò chiedevano di poter superare il posto di blocco senza controlli. Peccato che sulla macchina che le trasportava si siano spesso trovati nel bagagliaio veri e propri arsenali di armi per rifornire i terroristi.
Non è bello fermare una donna che porta a spasso il figlioletto nel passeggino, Abu Mazen direbbe che la si umilia. Qualche volta sarà vero, e i primi a porgere le scuse sono proprio i soldati di Zahal, ma se non avessero fermato Aziza Jawabra quanti morti avrebbe provocato la bomba nascosta nel passeggino ? Tra umiliazione e strage si deve preferire la seconda ? Lo ripetiamo, il compito di Abu Mazen non è facile, ma se vuole davvero uno Stato per i palestinesi deve sapere che prima deve farla finita con i terroristi che continuano a muoversi e operare liberamente davanti ai suoi occhi. Senza sicurezza non si illuda che Israele faccia sconti. Se i nostri lettori lo riterranno utile, mandino a Libero la loro opinione. Ma, soprattutto, scrivano ai giornali che leggono abitualmente la loro protesta per l'eliminazione di una notizia, eliminazione incompatibile con l' obiettività dell'informazione.