Contro il fondamentalismo islamico: forza Magdi Allam ! attaccato sul quotidiano comunista
Testata: Il Manifesto Data: 21 ottobre 2005 Pagina: 7 Autore: Sherif al Sebaie Titolo: «Nuove moschee in Italia, perché no? - Il più moderato degli imam «scomunica» Magdi Allam»
Il quotidiano comunista IL MANIFESTO ospita generosamente una campagna, condotta da Sherif el Sebaie per screditare e isolare Magdi Allam, giornalista già raggiunto da una condanna a morte islamica e colpito dall'accusa di apostasia e e di ipocrisia religiosa.
Ecco il testo di un articolo pubblicato venerdì 21 ottobre a pagina 7, " Nuove moschee in Italia, perché no? " : L'appello contro la costruzione di nuove moschee in Italia, lanciato il 29 settembre dal vicedirettore del Corriere della Sera Magdi Allam, ha messo in allarme le diverse realtà dell'islam cosiddetto «moderato». Un vero e proprio coro di preoccupazione e disagio si aggiunge alle parole dell'imam di Colle Val d'Elsa (Siena), Feras Jabareen: «Quell'appello offende i sentimenti profondi dei musulmani», aveva detto il religioso, in passato sostenuto proprio da Allam quale candidato alla Consulta islamica del ministro dell'Interno Pisanu. Omar Camilletti, consigliere della Lega musulmana mondiale nonché firmatario del Manifesto dei musulmani moderati promosso dal Corriere è categorico: «Non condivido assolutamente l'appello di Magdi Allam. Ne ho anche parlato con lui, non appena è uscito il suo articolo contro la "moschea mania" (questo era il titolo, ndr). Credo che occorra trasformare le associazioni culturali in luoghi aperti al pluralismo, anche religioso, non gestito da una sola scuola teologica. Una delle battaglie dei moderati è proprio quella di aprire spazi maggiori per l'integrazione e il dialogo, incluse le moschee anche se gestite in maniera diversa. La loro costruzione almeno nelle grandi città nei prossimi anni è una conditio sine qua non. Ma anche uno spazio televisivo settimanale per l'Islam non sarebbe male. L'accesso alla televisione pubblica è uno degli obiettivi dei musulmani moderati».
Ali Baba Faye, coordinatore nazionale del Forum «Fratelli d'Italia» dei Ds e membro della delegazione dei musulmani italiani che ha recentemente incontrato il presidente della Repubblica (era presente anche Magdi Allam) non ha dubbi: «Dissento radicalmente dall'appello di Allam. Un'iniziativa che non condivido affatto. Dobbiamo garantire la libertà di culto, non siamo in uno stato teocratico che vieta le altre religioni. Porre freni alla costruzione delle moschee moltiplica le aree dell'estremismo. Dal punto di vista dell'agibilità, bisognerebbe farne di più e chiudere quelle che sono nei garage offrendo dei locali che possano essere adibiti allo svolgimento del culto, con tutto il controllo sociale necessario. Io stesso darò il mio contributo ad un'intesa con le comunità islamiche, se ci saranno le condizioni».
Khalid Chaouki, autore di un libro con prefazione dello stesso Allam, e da quest'ultimo indicato come probabile candidato per la Consulta islamica, la pensa allo stesso modo, pur rimanendo in polemica con l'Unione delle comunità e organizzazione islamiche in Italia (Ucoii): «Non condivido l'appello di Allam. La moschea è un luogo di culto importante per i musulmani, ma anche per tutta la società italiana. I criteri della costruzione e la capacità di selezionare coloro che portano avanti questa istanza è però fondamentale: tali moschee devono andare nelle mani giuste. Io non voglio fare l'intervista su Magdi Allam e su quello che fa. Magdi Allam è un giornalista che fa quello che vuole e non dobbiamo stare qui a perdere tempo a commentare ciò che lui fa o dice». Molto più duro Jawed Q. Khan, anch'esso firmatario del Manifesto dei musulmani moderati: «Se qualcuno dice che bisogna fermare la costruzione delle moschee, è totalmente fuori pista. Non ha capito niente. Può chiamarsi Magdi Allam o chissà come, ma non importa. Sarebbe come dire che siccome i mafiosi in Italia vanno in chiesa bisogna smettere di costruire o aprire le chiese. Se lo 0,01 % dei musulmani sono criminali o fanno del terrorismo, che facciamo, di tutta l'erba un fascio? Sono considerazioni banali. A volte i media, i giornalisti, la gente che dice di conoscere, i cosiddetti esperti mi sorprendono. Non so quale sia l'agenda o l'obiettivo di Magdi Allam ma ogni tanto mi lascia davvero perplesso». Giovedì 2o ottobre IL MANIFESTO pubblicava invece a pagina 7 "Il più moderato degli imam «scomunica» Magdi Allam", che riportiamo:
Musulmano «da copertina» «Neanche Israele ha mai vietato la costruzione di moschee, l'anti-islamismo rischia di assomigliare all'antisemitismo», dice Jabareen, indicato proprio da Allam per la Consulta islamica. Nel settembre 2004 era sul Corriere Magazine (foto) come simbolo di «moderazione» SHERIF EL SEBAIE Feras Jabareen, guida spirituale dei musulmani di Colle Val d'Elsa (Siena), è l'imam «moderato» per antonomasia, un uomo di pace e di dialogo. Il Corriere gli ha dedicato un anno fa la copertina del Magazine e Magdi Allam, vicedirettore del quotidiano, l'ha candidato alla Consulta islamica del ministro Pisanu. A lui però l'etichetta va un po' stretta: «La moderazione - precisa Jabareen - viene dal profondo del nostro cuore e della religione, riguarda dunque l'islam nel suo insieme». Insomma non va usata per dividere i musulmani. «Le mie idee - aggiunge - sono tutte condivise, da noi non ci sono minoranze integraliste».
E allora perché Allam, nella sua battaglia contro la costruzione di nuove moschee in Italia, propone di fermare anche il progetto di Colle Val D'Elsa?
Ringrazio Magdi Allam per le sue preoccupazioni e per aver sostenuto le nostre iniziative. Ma il suo appello offende i sentimenti profondi dei musulmani. In Israele, nonostante il conflitto arabo-israeliano e la presenza di gruppi come Hamas nelle moschee, non sono scesi a questo livello. Non hanno mai violato il diritto dei musulmani di costruire moschee. Allam pretende forse una legge che vieti la costruzione delle moschee? Perché gli ebrei, i cattolici e i buddisti possono costruire e noi no? Un domani rischiamo anche il divieto di costruire e comprare case... ma sarebbe un ragionamento da dittatori. Una legge così fu varata da Saddam Hussein contro gli sciiti e dai nazisti contro gli ebrei. Io ho paura, voglio bene a Magdi Allam, ma non capisco dove voglia arrivare. Prego per lui ma ho paura che l'anti-islamismo finisca per assomigliare all'antisemitismo.
Cosa fare per evitarlo?
In Italia abbiamo trovato il diritto e gente cortese. Ma il senso d'appartenenza a questo paese si nutre di uguaglianza. Se gli italiani continuano a guardarci come cittadini di seconda categoria, si rischia di far crescere la rabbia di essere visti come schiavi.
Dunque Allam suscita reazioni che vanno in senso opposto a quello dell'integrazione dei musulmani in Italia?
Si, esattamente. Costruire una moschea o comprare una casa o mandare i figli a scuola vuol dire integrazione. Gli italiani quando cercano un musulmano, quando il papa o altri cercano il dialogo con i musulmani, vanno nelle moschee. Dove dovrebbero trovarli? Nelle strade? Nei bar? O nei giornali? Li trovano nelle moschee, che sono luoghi di incontro. Ho visto italiani più orgogliosi di noi di costruire una moschea nella loro città. E questo dà la misura della civiltà moderna. Per me, musulmano, è un vanto poter dire «la mia chiesa» quando parlo della Chiesa della Natività a Betlemme.
Per i bambini musulmani, meglio la scuola pubblica italiana o la scuola privata islamica?
In questo momento delicato, i nostri figli dovrebbero andare alla scuola pubblica. Ma la scuola islamica esiste in tutto il mondo: è legittima, è un diritto. Quella di Milano l'hanno chiusa non perché era fuori legge, ma per ragioni di agibilità. Nessuno può dire che l'hanno chiusa perché islamica.
In che rapporti è con l'Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii)?
Personalmente non ho un rapporto con l'Ucoii, che è un coordinamento di associazioni, ma loro hanno sempre sostenuto le nostre iniziative. Il nostro centro è stato costruito nel '93 grazie all'Ucoii. Finché si tratta di coordinamento tra musulmani, o tra centri islamici e gli altri, sono più che favorevole; non lo sarei se invece l'Ucoii fosse la casa ideologica di una sola parte.
Lei dunque non condivide l'accusa di fondamentalismo rivolta all'Ucoii?
Assolutamente no! Abbiamo sostenuto il loro appello contro il terrorismo e non c'è scritto da nessuna parte che l'Ucoii sia legata ai Fratelli musulmani. Peraltro non sarebbe la fine del mondo, i Fratelli musulmani sono fuorilegge solo nei paesi in cui mancano democrazia e libertà. Occorre ricordare che l'ostilità di Magdi Allam alla creazione di nuove moschee deriva dal fatto che quelle esistenti sono spesso luoghi di predicazione fondamentalista, di incitamento all'odio e alla violenza, di reclutamento al terrorismo. Ciò che Magdi Allam chiede, e che riguarda la sicurezza di tutti, è che el moschee diventino, come le chiese, case di vetro aperte all'esterno.
Particolarmente divertente la constatazione che Israele in quattro anni di intifada non ha mai chiuso una moschea: certo non è fatta con l'intento di informare i lettori su come una democrazia abbia affrontato la sfida del terrorismo cercando di salvaguardare i suoi principi e le regole del diritto. L'unico scopo di questo apprezzamento e screditare chi chiede che anche l'Italia, come Israele fa coraggiosamente, difenda i suoi cittadini dal terorismo, con i mezzi più opportuni alla sua situazione specifica.
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