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Il Foglio Rassegna Stampa
21.10.2005 Abu Mazen incontra Geroge W. Bush, ma ha vita dura a Gaza e in Cisgiordania
cronaca del vertice a Washington e analisi della situazione nei Territori

Testata: Il Foglio
Data: 21 ottobre 2005
Pagina: 1
Autore: un giornalista - Rolla Scolari
Titolo: «Abu Mazen arriva da Bush angosciato e se ne va con una promessa - Nei fragili Territori»
IL FOGLIO di venerdì 21 ottobre 2005 pubblica in prima pagina un articolo sul vertice tra Abu Mazen e George W. Bush.

Ecco il testo:


Gerusalemme. Ieri, il presidente americano, George W. Bush, e il rais palestinese, Abu Mazen, si sono stretti la mano sorridenti davanti alle telecamere. L’ incontro è stato il primo dopo il ritiro unilaterale israeliano dalla Striscia di Gaza.
C’era ottimismo ieri a Washington sulle sorti del conflitto israelo-palestinese. I due leader hanno continuato a sorridere alle televisioni durante la conferenza stampa congiunta che hanno tenuto nel giardino delle rose della Casa Bianca. Il segretario di Stato, Condoleezza Rice, annuiva contento nel suo tailleur rosso, seduto in mezzo ai giornalisti. Rice ha incontrato Abu Mazen poco prima del summit. Bush non ha soltanto ribadito il suo sostegno alla creazione di due Stati vicini, democratici e in pace. Ha mostrato anche di avere fretta. "Non so quando, ma succederà. Spero possa accadere prima della fine del mio mandato", nel 2008. Il suo ottimismo sembra aver contagiato Abu Mazen, anche se non era arrivato a Washington colmo di entusiasmo. Poche ore prima, infatti, 240 membri del suo partito, Fatah, avevano dato le dimissioni dal gruppo, accusando i vertici di "debolezza"; il Consiglio legislativo ha inoltre votato da poco la sfiducia al governo di Ahmed Qorei, considerato incapace di arginare l’instabilità a Gaza; e tre abitanti di un insediamento in Cisgiordania sono stati uccisi da uomini delle Brigate Martiri di al Aqsa, braccio armato del partito. E, ancora, il programmato summit con il premier israeliano Ariel Sharon non si è mai tenuto, perché le parti hanno dichiarato di avere bisogno di ulteriori preparativi. Nonostante ciò, Abu Mazen a Washington ha detto che è giunta l’ora di mettere fine al conflitto israelo-palestinese, di riprendere il processo di pace e la road map, abbandonata da tempo.

"Ma la Striscia è ancora troppo isolata"
"La voglio ringraziare per la sua forte leadership", ha detto al rais Bush al termine della conferenza stampa. Ha detto anche che è grazie ad Abu Mazen e a Sharon che il piano di disimpegno ha funzionato; che il ritiro ha creato "nuove opportunità" per i palestinesi, ma anche "nuove responsabilità"; che Abu Mazen e Sharon sono partner nella pace, vogliono la pace e stanno mostrando un forte impegno per arrivarci.
Nonostante ciò, Gaza è lontana dall’essere stabile e l’Anp lontana dall’essere un potere forte sul territorio. Abu Mazen parla di "una politica interna di successo" e di "una nuova fase di democrazia": "Lavoreremo per mantenere lo stato di diritto". Il presidente americano ha chiesto a riguardo al palestinese di garantire la sicurezza interna, combattere il terrorismo e lottare contro gli attacchi delle fazioni verso Israele. Ma in conferenza stampa non ha accennato alla partecipazione di Hamas alle elezioni legislative di gennaio. Israele si oppone con forza. Esige il previo disarmo del gruppo. Abu Mazen è sbarcato a Washington dopo un viaggio che ha toccato Egitto, Giordania, Spagna, Francia e in cui uno dei temi principali è stato proprio il disarmo delle fazioni palestinesi. A Parigi, ha incontrato il premier libanese Fouad Seniora, cui, spalleggiato dall’Eliseo, ha reiterato il suo impegno perché i palestinesi nei campi in Libano consegnino le armi. Abu Mazen esorta Israele a collaborare verso la pace e, appoggiato dal presidente americano, chiede l’interruzione della costruzione di nuovi insediamenti in Cisgiordania. Vuole inoltre che il governo di Sharon blocchi la costruzione del "muro", e il ritorno ai confini antecedenti la seconda Intifada, iniziata il 28 settembre 2000. Bush parla invece di "barriera difensiva"e dichiara che questa deve essere "di sicurezza" e non "politica". "Abbiamo veramente bisogno dell’aiuto degli Stati Uniti, aiuto economico, finanziario e sulla sicurezza", ha ammesso il presidente palestinese. Gaza sta aspettando 750 milioni di dollari di finanziamenti in arrivo dalla comunità internazionale per la ripresa economica e degli investimenti. Al centro dei colloqui tra i due leader c’è stata anche la situazione economica della Striscia.
II rais ha lamentato la situazione d’isolamento di Gaza. Israele non ha ancora permesso la riapertura dell’aeroporto, delle frontiere con l’Egitto, lo sfruttamento delle acque per la pesca. Abu Mazen è arrivato a Washington con premesse poco promettenti. La prossima tappa sarà il summit con Sharon. L’incontro con Bush è un buon biglietto da visita.
A pagina 1 dell'inserto troviamo l'articolo di Rolla Scolari "Nei fragili Territori", sulle difficoltà dell'Anp.

Ecco il testo:

L’Autorità nazionale palestinese non riesce a imporsi a Gaza e perde sempre
più il controllo della situazione in Cisgiordania. Israele ha lasciato la Striscia dopo 38 anni di presenza, ad agosto. Ha ritirato le proprie truppe ed evacuato ottomila abitanti degli insediamenti. La comunità internazionale è pronta a finanziare l’Anp con milioni di dollari per favorire la ripresa economica e gli investimenti a Gaza. Ma nella Striscia la stabilità è a rischio. All’indomani del disimpegno si è scatenata una lotta per il potere tra clan e gruppi armati. Le forze di sicurezza palestinesi non sembrano essere in grado di arginare il dilagare delle fazioni. Poche settimane fa, due civili e un poliziotto sono morti in uno scontro tra uomini armati di Hamas e agenti delle forze dell’Anp. Nella Striscia sono aumentati i sequestri di stranieri. Secondo l’intelligence israeliano, la situazione d’instabilità sarebbe stata sfruttata anche da operativi di al Qaida. I servizi sostengono nel documento che, durante i giorni di totale confusione lungo il confine tra Gaza ed Egitto, in settembre, con la frontiera aperta a Rafah, almeno dieci militanti della rete
sarebbero infiltrati nella Striscia. Si tratterebbe di un’ulteriore fonte d’imbarazzo per la traballante Autorità. Ieri, poche ore prima del suo incontro con il presidente americano George W. Bush, il rais palestinese Abu Mazen ha smentito le informazioni israeliane. I colpi ricevuti dall’Anp e dal partito al
potere, Fatah, nelle recenti settimane, sono potenti. La maggioranza dei deputati del Consiglio legislativo ha votato la sfiducia al governo di Abu Ala, accusando l’esecutivo di non essere in grado di gestire la situazione a Gaza; 240 membri del Fatah hanno lasciato il partito protestando contro la "debolezza" del gruppo; il presidente non riesce a controllare le fazioni e a dialogare con i gruppi armati; la situazione sta peggiorando anche all’interno della Cisgiordania. I movimenti avrebbero firmato un documento per regolare le relazioni tra fazioni e Autorità. L’intesa prevederebbe anche l’abbandono delle armi durante la campagna per le legislative di gennaio. Hamas non avrebbe firmato il documento. Arrestati dieci sospetti terroristi A Gaza, nei giorni prima del ritiro, c’era un’atmosfera d’eccitazione e di attesa. Si facevano piani di trasformazione della Striscia, progetti per l’utilizzo delle terre evacuate da Israele, per la costruzione di infrastrutture turistiche. "Gaza, la perla della Palestina", era scritto su striscioni appesi
per le strade della città. La foto ritraeva il mare al tramonto. L’eccitazione è diminuita. La realtà, oggi, sono gli scontri tra clan e la cronica inefficienza dell’Anp, che non è guarita, dopo il ritiro, da un male che si porta dietro dal 1994, anno della sua nascita. Per molto tempo la leadership palestinese è stata in esilio, nella Tunisi dell’Organizzazione per la liberazione palestinese e di Yasser Arafat. Dopo Oslo, i vertici sono tornati nei Territori. Ma non hanno saputo creare una leadership credibile, una classe media forte, una visione politica; non c’è stata trasformazione sociale e sul territorio clan e gruppi hanno continuato a mantenere un potere maggiore di quello dell’Autorità, legato al controllo di armi e miliziani. L’inefficienza dell’Anp e la sua debolezza a Gaza portano gli abitanti della Striscia a cercare protezione nelle fazioni. L’isolamento e la povertà hanno reso Gaza più conservatrice della Cisgiordania e, grazie anche alla continuità territoriale
con l’Egitto dei Fratelli musulmani, più permeabile alla chiamata islamista di
Hamas e Jihad islamico. L’instabilità che fa scricchiolare l’Anp tocca anche la Cisgiordania. Pochi giorni fa, uomini armati palestinesi hanno ucciso tre abitanti degli insediamenti. L’attacco è stato rivendicato dalle Brigate dei martiri di al Aqsa, braccio armato di Fatah, partito di Abu Mazen. Al rais sfugge il controllo del suo stesso gruppo. Ieri, dieci sospetti terroristi sono stati arrestati dagli israeliani, tra loro due donne. Il timore è che, con Gaza libera dalle forze israeliane, le fazioni, non controllate, focalizzino gli attacchi sulla Cisgiordania, dove vivono 245 mila israeliani e 2,4 milioni di palestinesi, continuando a minare la delicata leadership dell’Autorità. (rol.sco)
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