Strategia di avvicinamento tra Afghanistan e Israele importante intervista di Hamid Karzai a Yediot Ahronot
Testata: Il Foglio Data: 20 ottobre 2005 Pagina: 1 Autore: un giornalista Titolo: «Contatti e un’intervista per preparare l’incontro tra Karzai e Sharon»
IL FOGLIO di giovedì 20 aprile 2005 pubblica un articolo sui passi dell'avvicinamento diplomatico tra Afghanistan e Israele.
Ecco il testo: Kabul. La delicata strategia d’avvicinamento fra l’Afghanistan musulmano e Israele procede: sono già in corso contatti riservati fra i due paesi. Secondo l’israeliano Yediot Ahronot, l’ufficializzazione di questi "colloqui" – che vanno verso l’apertura di relazioni diplomatiche fra i due paesi – dovrebbe arrivare entro pochi giorni. Subito dopo le elezioni parlamentari del 18 settembre, il presidente afghano, Hamid Karzai, aveva compiuto il primo passo durante un incontro con un gruppo selezionato di giornalisti. "Se il governo israeliano riconoscerà lo Stato palestinese l’Afghanistan non avrebbe alcun problema a stabilire relazioni con lo Stato d’Israele. Al momento, però, non posso dare una risposta definitiva in tal senso", aveva detto il capo di Stato musulmano rispondendo a una domanda di un giornalista pashtun, che prendeva spunto dall’avvicinamento fra Pakistan e Israele. Poche settimane dopo Karzai ha rilasciato un’intervista a Yediot Ahronot in cui conferma: "Quando Israele riconoscerà un libero Stato palestinese stabiliremo anche noi relazioni diplomatiche con Israele, perché rapporti di questo genere rappresentano una chiave per risolvere i problemi". Ha aggiunto che, se i leader palestinesi negoziano con il premier Ariel Sharon, non c’è più alcun scusa per i paesi musulmani a non fare lo stesso. "Vogliamo che i nostri fratelli palestinesi abbiano il diritto di vivere in pace e apprezziamo il ritiro delle truppe israeliane da Gaza", ha detto Karzai, spiegando che l’apertura è scaturita proprio dal disimpegno. Karzai ha smentito che si stia preparando un suo viaggio in Israele, o una visita di Sharon a Kabul, ma fonti diplomatiche israeliane e nella capitale afghana hanno rivelato che contatti riservati sono già stati avviati. Forse l’Afghanistan segue la tattica della diplomazia segreta attuata dal Pakistan verso Israele. Il ministro degli Esteri afghano, Abdullah Abdullah, potrebbe annunciare un incontro a sorpresa con il suo omologo a Gerusalemme. Non è escluso neppure un incontro in campo neutro fra Karzai e Sharon, in occasione di una riunione internazionale. L’avvicinamento fra Afghanistan e Israele ha sollevato interesse sui mass media: gli islamisti conservatori hanno gridato al tradimento su siti Internet radicali. Il vero ostacolo da superare sarà l’ostilità di una fetta irriducibile del nuovo Parlamento afghano, rappresentata da vecchi signori della guerra e islamici duri e puri.
Le donne esultano, ma anche due islamisti Secondo le prime anticipazioni dell’esito del voto del 18 settembre, il fratello di Karzai ha vinto a Kandahar, la roccaforte degli studenti guerrieri. Si pensava che le donne avrebbero occupato i seggi garantiti dalla nomina presidenziale, ma le candidate hanno in alcuni casi superato i rivali uomini, come a Herat, capoluogo vicino al confine con l’Iran, dove Fauzia Gailani è la candidata più votata, con 16.885 preferenze. Nella provincia di Farah è stata eletta Malalai Joya, un’attivista dei diritti delle donne, e a Kabul anche la giovanissima Sabrina Saqib, soprannominata la "sexy candidata" per la sua bellezza sotto il velo, dovrebbe farcela. Nella provincia di Logar, roccaforte pashtun alle porte di Kabul, Noor Ziah Charkhi, liberale, è stata battuta per un pugno di voti da un’altra donna, Shakila Hashemi, che difende il velo ed è considerata integralista. A Kabul, Haji Mohammad Mohaqiq, leader della minoranza sciita degli hazara, è il candidato più votato con 52.586 voti. Costretto al secondo posto il tagiko Yunes Qanooni, che si presentava come il leader dell’opposizione. Sorprendente il successo, con 30.749 voti, di Ramazan Bashar Dost, silurato da Karzai per i suoi discorsi contro la corruzione. Abdul Rabb Rasoul Sayyaf, leader dei mujaheddin, ma estremista islamico che chiede il ritiro delle truppe dall’Afghanistan riuscirà a entrare in Parlamento. Eletti anche Ahmad Khan, che non intende disarmare le sue milizie, e Ustad Mohammad Akabari, accusato di stragi di civili. I comunisti hanno ottenuto un discreto successo a Khost, provincia calda al confine con il Pakistan, con Sayyed Mohammad Gulabzoy e Leyaqatullah Babakerkhel. A Kabul, invece, è andato bene l’ex comunista Kabir Ranjbar, che punta a formare un blocco progressista. Gli ex talebani più famosi, come il capo della polizia religiosa, Mulawi Qalamudin, e il ministro degli Esteri, Wakil Ahmad Mutawakel, non hanno ottenuto sufficienti voti. Dovrebbero entrare in Parlamento due studenti guerrieri: il comandante Rocketi, al secolo mullah Abdul Salam, noto per la sua bravura nel tirare i razzi, e l’ex governatore di Logar, Fazlullah Mujadidi. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.