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La Stampa Rassegna Stampa
17.10.2005 Strage del terrorismo palestinese in Cisgiordania
la cronaca di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 17 ottobre 2005
Pagina: 8
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Tre coloni ebrei uccisi in Cisgiordania»
Da LA STAMPA di lunedì 17 ottobre 2005 un acronaca di Aldo Baquis:
Completato il ritiro israeliano da Gaza, l’intifada armata è tornata a colpire ieri in Cisgiordania con due attentati in cui tre israeliani (fra cui un ragazzo) sono rimasti uccisi e altre cinque sono stati feriti. Nelle stesse ore un miliziano della Jihad islamica, ricercato da tempo, è stato uccisio in uno scontro a fuoco con un’unità scelta israeliana.
Questi incidenti fanno dunque da sfondo alla imminente visita del presidente palestinese Abu Mazen a Washington, dove è atteso da George Bush. Nel frattempo il ministro israeliano degli Esteri Silvan Shalom ha ricordato ieri che nessun progresso diplomatico potrà essere registrato nella Regione fintanto che «imperversa il terrorismo palestinese» il quale, ha aggiunto, rappresenta anche una minaccia seria per lo stesso regime di Abu Mazen.
Erano circa le quattro del pomeriggio quando una Subaru palestinese, targata Hebron, si è appostata nei pressi di un incrocio stradale frequentato dai coloni ebrei che risiedono nel Gush Etzion, fra Betlemme e Hebron. Accanto alla pensilina sostavano tre persone appena. La Subaru ha preferito attendere. Poco dopo sono arrivati altri cinque giovani, fra cui un soldato. L'autista palestinese ha allora ingranato la marcia, avanzando lentamente, mentre il suo compagno preparava le armi. «Hanno sparato con precisione, colpendo freddamente una persona dopo l'altra e poi si sono allontanati indisturbati verso Hebron», ha detto uno dei superstiti. Tre i morti di questo attentato (un ragazzo di 16 anni, due giovani di circa 20 anni) e quattro i feriti.
Pochi minuti dopo un analogo attentato è avvenuto ad Ali, nella zona di Ramallah. Di nuovo spari sono stati esplosi in direzione di una comitiva di israeliani da un'automobile palestinese in corsa.
Da Hebron è presto giunta una prima rivendicazione delle Brigate dei martiri di al-Aqsa, ossia di al-Fatah. «Siamo la cellula Massud Ayad (un ufficiale dell'Olp che all'inizio dell’intifada fungeva da tramite con gli Hezbollah libanesi), e abbiamo vendicato l’uccisione di un nostro compagno, a Jenin», hanno fatto sapere. Il secondo agguato è stato rivendicato dalle «Brigate del martire Yasser Arafat», pure legate alle Brigate al-Aqsa.
In una prima reazione, il ministro israeliano della Difesa Shaul Mofaz ha ordinato all'esercito di intensificare le attività in Cisgiordania, di istituire nuovi posti di blocco e di stringere d'assedio le principali città palestinesi. Ossia tre passi indietro rispetto alle misure discusse nei giorni fra israeliani e palestinesi quando ancora si cercava di organizzare un incontro fra Abu Mazen ed il premier Ariel Sharon e di trovare una soluzione per il controllo dei valichi di transito per Gaza. La settimana scorsa una delle richieste palestinesi era il ripristino del pieno controllo di sicurezza sulle città cisgiordane: ieri Mofaz e Shalom hanno chiarito che ciò, per ora, non avverrà.
Da parte sua il movimento dei coloni ha reagito duramente agli attentati imputandone la responsabilità - oltre che ai palestinesi stessi - anche a Sharon «il quale, fuggendo da Gaza, ha incoraggiato i terroristi palestinesi a colpire in Cisgiordania». La scorsa notte un primo nucleo di coloni ha eretto un nuovo avamposto illegale a poche decine di metri dal luogo dell'attentato di Gush Etzion. Obiettivo dell’iniziativa, hanno spiegato, è di obbligare l'esercito a dislocare maggiori forze in quella zona.
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