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Internazionale Rassegna Stampa
15.10.2005 La "dissidente" israeliana amica dei terroristi
agiografia di Tali Fahima, incriminata con l'accusa di aver partecipato all'organizzazione di attentati

Testata: Internazionale
Data: 15 ottobre 2005
Pagina: 50
Autore: Stèfanie Le Bars
Titolo: «Tali Fahima. un'israeliana troppo curiosa»
INTERNAZIONALE della settimana tra il 14 e il 20 ottobre 2005 pubblica alle pagina 50-52 l'articolo di Stéphanie Le Bars "Tali Fahima. Un'israeliana troppo curiosa", ripreso da LE MONDE.
Incentrato su un processo, l'articolo riporta solo le opinioni della madre dell'imputata, del suo avvocato e di attivisti dell'estrema sinistra israeliana che ne condividono le opinioni politiche. Un primo indice della "correttezza" e dell'"equità" che lo caratterizzano.

Ecco il testo:

L'immagine è sempre la stessa: una giovane circondata da poliziotti, pallida e con i capelli neri raccolti sulla nuca, accenna un sorriso in un'aula di tribunale. Lo sguardo è fermo, la figura delicata, quasi fragile. Del suo passato di segretaria in uno studio legale Tali Fahim ha conservato il portamento austero e gli occhiali a montatura nera che le induriscono il viso. e' questa l'immagina che gli israeliani si trovano di fronte da da pco più di un anno, da quando questa donna di 29 anni è stata dichiarata "una minaccia per lo stato".
Arrestata il 10 agosto 2004, Tali ha trascorso sette mesi nel più totale isolamento in "detenzione amministrativa". Questa procedura eccezionale, ereditata dal mandato britannico sulla Palestina anteriore al 1948, permette di tenere in prigione per anni senza processo chiunque sia ritenuto un pericolo per la sicurezza nazionale. Migliaia di palestinesi e diversi militanti israeliani di estrema destra hanno conosciuto e conoscono l'arbitrio del procedimento, ma è la prima volta che a subirlo è una giovane ebrea. In attesa di giudizio da cinque mesi.
Evidentemente se "diversi militanti israeliani di estrema destra" hanno sperimentato la detenzione amministrativa, Tali Fahima non è l'unica ebra a cui è stato applicato. Ma è ben suggerirlo, per farne una sopraffazione razzista, com'è bene affermare con certezza che tale procedimento sia arbitrario e non motivato da oggettive ragioni di sicurezza.


In attesa di giudizio da cinque mesi, Tali aspetta la ripresa del processo cominciato lo scorso luglio a Tel Aviv. Le prossime udienze - a porte chiuse, come le precedenti - sono previste per la fine di ottobre. A prescindere dall'esito finale, il caso Fahima solleva diversi interrogativi sullo Stato d'animo della società israeliana.

Comportamento raro
Un sottotitolo che suggerisce implicitamente che il comportamento in questione sia anche coraggioso e di alta levatura morale. E davevro così? Vediamo:
I capi d'imputazione sono gravi. Tali è accusata di aver partecipato alla preparazione di attentati, di aver prestato assistenza al nemico in tempo di guerra e di aver portato illegalmente un arma. L'interessata respinge categotricamente ogni accusa. Ammette solo di essere andata dibverse volte aJenin, nella Cisgiordania occupata, tra il settembre del 2003 e l'agosto del 2004. La sua intenzione, giura, era aiutare i bambini del campo profughi locale, particolarmente provati da quattro anni di intifada. Una scelta rara, totalemente incomprensibile per la maggioranza della società israeliana.

A quale scelta si fa riferimento qui? A quella di aiutare i bambini palestinesi(cosa che, in varie forme, molti israeliani fanno e certamente comprendono) o a quella di "partecipare alla preparazione di attentati, prestare assistenza al nemico e portare illegalmente un' arma"?
Fino a questo punto le versioni erano due, e non sembra che il giornalista abbia fornito motivi per preferirne una. Si è limitato, con tutta evidenza, a mettere da parte la questione e ad accogliere come vere le proteste di innocenza di Tali Fahima

Per le istituzioni militari e politiche si tratta di tradimento. Perchè, per incoscienza o ingenuità
Delle motivazioni interiori la giornalista non può evidentemente sapere nulla, ma opportunamente ne sceglie due che ispirano simpatia.
Tali Fahima non ha fatto le cose a metà. Sapendo che il suo progetto umanitario era destinato a fallire senza il via libera e il sostegno degli attivisti palestinesi si è rivolta al più importante di loro un certo Zacharia Zubeidi. capo locale delle Brigate dei Martiri di al Aqsa, un gruppo ramato che ha rivendicato numerosi attentati suicidi in Israele, il giovane Zubeidi è uno dei "terroristi" più ricercati da Israele
Sembra dunque che, in fin dei conti, Tali Fahima abbia ammesso qualcosa di più degli aiuti ai bambini del campo profughi: ha ammesso di aver preso contatti con il responsabile di numerose stragi contro civili israeliani. Con un terrorista, insomma, cui si possono tranquillamente togliere le virgolette.
Juliano Meir Khamis, un cineasta israeliano politicamente impegnato, lo conosce da anni. negli anni novanta sua madre aveva fondato a Jenin un teatro per i bambini e Zacharia Zubeidi aveva partecipato al progetto. Nel 2003 Juliano aveva ricavato da questa esperienza uno straziante documentario.
Zacharia mi ha domandato cosa pensavo di quesat Tali", ricorda il cineasta. "Gli ho detto che aveva le stesse intenzioni di mia madre, ma gli ho raccomandato di essere prudente". Sconosciuta ai movimenti di sinistra e ai pacifisti israeliani, Tali poteva benissimo essere una pedina dello Shin Beth, il potente servizio segreto israeliano che si occupa della sicurezza interna.
Si noti come un'oculata scelta dei termini conferisca allo Shin Beth, in realtà un efficiente servizio di sicurezza impegnato nella difesa di una democrazia, in un'oscura e "potente" polizia segreta che controlla e sfrutta "pedine" umane.
Con alcune vistite a Jenin la giovane conquista la fiducia dei palestinesi e si impegna a raccogliere fondi per l'acquisto di libri e computer per i piccoli profughi. "Era piena di buone intenzioni", assicura Joseph Algazy, un anziano giornalista che, insieme a una parte dell'estrema sinistra israeliana, sostiene Tali di fronte all'autorità. "Nel 2003 una troupe della televisione israeliana l'ha persino seguita a Jenin" sottolinea. "Pensate che avrebbe pubblicizato le sue piccole attività se non fosse stato tutto kasher, conforme alle norme?" Nel reportage Tali, sempre sorridente, percorre in lungo ein largo le vie del campo accompagnatada Zacharia che come al solito è armato dalla testa ai piedi. un'immagine forte, insostenibile per un'opinione pubblica indignata e ferita dagli attentati. Tanto più che la giovane israeliana non se ne tiene per niente lontana! In seguito, mntre i luogotenenti del militante palestinese vengono eliminati uno dopo l'altro dall'sercito, Tali si dichiara pronta a farli da "scudo umano".
Dunque, le informazioni aumentano, pur se fornite con grande attenzione a non farne percepire le implicazioni più scabrose: Tali ha raccolto fondi, aveva rapporti con Zacharia Zubeidi, noto terrorista, ed'è facile immaginare che li abbia consegnati a lui o a qualcuno a lui vicino(del resto è lo stesso giornalista a informarci del fatto che non avrebbe potuto fare nulla senza il consenso del leader delle Brigate).
Inoltre, ha annunciato che avrebbe fatto da "scudo umano" a un bersaglio militare legittimo dell'esercito del suo paese.
Di fronte a questi fatti ecco una sequela di domande insulse e di clamorose distorsioni.

Romanticismo o provocazione ? Il gesto mette definitivamente Tali Fahima fuori dalla sua società. "Hai parlato con gli arabi? il tuo posto è in carcere. Questa è la sentenza di Israele" riassume Sara Lakhyani, sua madre.
Sembra proprio, però, che Tali Fahima non si sia limitata a "parlare con gli arabi"
Da un anno questa piccola donna forte proclama l'innocenza di sua figlia. "Dal momento del suo arresto lo Shin beth l'ha presentata nel modo più laido possibile. Ex operaia tessile, disoccupata da mesi, Sarah s'infervora "Hanno lasciato intendere che avesse un astoria d'amore con un palestinese e che fosse addirittura incinta di lui. E come non bastasse hanno scelto il "peggiore" questo Zacharia Zubeidi. Ma a Jenin sanno tutti che Tali passava il suo tempo con le donne e i bambini!"
Anche il regista Juliano Mer Kamis è indignato: "E' già tutto deciso su Tali, l'hanno demonizzat, accusata di aver tradito la "tribù2 e di essere una puttana per gli arabi. All'epoca anche mia madre è stata insultata in quesat maniera"
Secondo Joseph algazy "il fatto che Tali sia donna, sefradita, di origini modeste e provenga da una famiglia tradizionalmente schierata a destra ha sicuramente aggravato il suo caso. Lontanissima dai gruppi di sinistra ben noti ai servizi segreti, Tali si è lanciata in un battaglia solitaria atipica, che ha spaventato lo Shin Beth
O ha semplicemete commesso dei reati che lo Shin Beth e la giustizia israeliana avevano il dovere di reprimere?
"Se lo ha fatto lei perchè migliaia di persone non potrebbero decidere, domani, di andare a vedere di persona la realtà dell'occupazione nei territori palestiensi?" si domanda Lin Chalozin- Dovrat, responsabile di un'organizzazione pacifista che sostiene Tali. "Per evitare questo, la giustizia vuole creare un precedente. Lo Stato è sempre pronto ad accettare delle manifestazioni filopalestinesi per dimostrare quanto sia democratico. Ma dialogando con un "terrorista" Tali ha superato una "linea rossa". Juliano ritiene addirittura che la donna sia diventata "l'incubo del regime sionista".
Ecco che compare la parola chiave:"regime" Lo scopo della montatura mediatica intorno al caso Tali Fahima è evidentemente quello di far apparire Israele come una sorta di "regime" totalitario. Un'operazione che evidentemente ha bisogno dei suoi "dissidenti".
Ma non risulta che Sacharov e Sharansky facessero da scudi umani a degli assassini.

La madre è d'accordo: "Tali non ha mai avuto paura di nessuno. Oggi è lo stato ad aver paura di lei".
Resta il fatto che il "coraggio e l'"ostinazione" non bastano a spiegare perché una giovane impiegata, proveniente da un ambiente modesto, cresciuta in una città molto povera e conservatrice - Kiriat Gat - nel sud del paese si sia assunta un compito simile. Ha sfidato gli sbarramenti militari per andare in territorio palestinese (a volte travestita da palestinese), affrontando la giustizia del suo paese e correndo il rischio di una pesante condanna.
Tali Fahima è quindi una sorta di enigma.
"Ho sempre votato Likud. Sono stata educata nell'odio e nella paura degli arabi. Pensavo ceh l'occupazione fosse giusta. ma quando ho scoperto che la mia libertà era assicurata a spese di quella dei palestinesi, in particolare di quelli di Jenin, non l'ho potuto accettare" ha spiegato la donna alla stampa prima del suo arresto. Nemmeno la madre sembra aver intuito la portata dell'evoluzione politica e intellettuale della figlia.
"In famiglia votavamo Likud per abitudine perché a volte questo permetteva di trovare lavoro. Prima della seconda intifada nella mia fabbrica di confezioni lavoravano anche dei palestinesi, molto educati e gentili. Mas emi aveste chiesto cosa pensassi dell'occupazione, non avrei saputo cosa rispondere. La mia unica politica era crescere i miei tre figli."
Tali scoprì le discriminazioni verso gli arabi nel 2002 , nello studio legale di Tel Aviv dove ha lavorato fino a quando non è stata resa pubblica la sua attività. l'idealismo, un agrande curiosità ela certezza di essere dalla parte della ragione spingono la segretaria nella situazione in cui si trova oggi. Paradosalmente la sua presa di coscienza
"Presa di coscienza" o farneticazione ideologica ?
è avvenuta all'apice della seconda intifada. "Ha voluto capire cosa spingeva i giovani palestinesi a farsi espoldere negli autobusi e nei ristoranti israeliani"
E ha pensato bene di andarlo a chiedere a uno dei loro reclutatori
ipotizza ancora sua madre. Per andare al di là delle spiegazioni parziali fornite dalle televisioni israeliane, Tali acquista quanti più giornali possibili, naviga in internet e incontra gli internauti arabi, con cui ha lunghe conversazioni in inglese. Queste comunicazioni generano il sospetto del servizio di sicurezza interno che la interroga sul suo improvviso interessamento.
il suo desiderio di andare a vedere "dall'altra parte" non mostra cedimenti. Arrestata un aprima volta viene rilasciata dopo alcuni giorni senza spiegazioni. "Lo Shin Beth ha cercato di reclutarla" afferma Sarah.
"Lei ha rifiutato e questo li ha mandati su tutte le furie, "agginge Juliano". tali non si è mai resa conto di essere un pericolo per il sistema. Pensava ingenuamente che, in quanto ebrea, fosse protetta. " Ma si sbagliava.
Nememno la sua famiglia è stata risparmiata. di fronte all'ostilità generale la madre ha dovuto lasciare il suo appartamanto. Su sette fratelli e sorelle, sei non le parlano più
Dunque a "non risparmiare" la sua famiglia non è stato il "regime" israeliano, come sembrerebbe dalla frase a effetto del giornalista.


(di seguito indichiamo per iscritto la distinzione tra testo e commento)

Testo:"In questa vicenda ho perso tutta la mia vita precedente, riassume con parole semplici. La sua nuova vita è tutta dedicata a Tali. Zacharia Zubeidi le telefona regolarmente per avere novità.

Oppositori in prigione

Commento:"Oppositori"? No, in Israele gli "oppositori", a differenza di chi intrattiene rapporti con capi terroristi, sono liberi.

Testo: Riguardo al processo, l'avvocato di Tali non nasconde la propria inquietudine. "Se i giudici si attenessero agli elementi obiettvi sarei ottimista: il fascicolo è vuoto. Ma purtroppo terranno conto delle considerazioni sulla sicurezza e delle pressioni dell'opinione pubblica. e' questo che mi rende pessimista". Il difensore , che considera la cliente una prigioniera politica", ritiene che Israele "oggi è un paese che mette gli oppositori in prigione". Diversi mesi fa Joseph Lapid, allora ministro della giustizia non si è fatto problemi ad esprimere pubblicamente il suo verdetto prima del processo: "Questa donna merita di restare in prigione2.
L'elemento più concreto dell'accusa poggia su un "documento militare segreto" cheTali avrebbe "tradotto" per i suoi amici palestinesi. Senonché lo stesso Zacharia Zubeidi parla ebraico e i fogli in questione, perduti da slodati israeliani nel campo di Jenin, fornivano solo i dati biografici di alcuni palestinesi ricercati econtenevamno foto aeree del campo. "Questo caso resterà segnato dalla disinformazione e dalle menzogne", accusa Joseph Algazy. l'ultima diceria? Secondo un canale televisivo israeliano Tali Fahima riceveva trecento shekel (cinquanta euro) al mese dall'Autorità Palestinese per il vitto.
"Nessuno mi ha chiamato per verificare l'accusa", assicura l'avvocato. "E se anche fosse vero, dov'è il problema? Che io sappia, l'Auotorità Palestinese non è un'organizzazione terroristica

Commento: All'epoca l'Autorità Palestinese certamente finanziava e promuoveva il terrorismo

Testo:Per gli abitanti del campo di Jenin, comunque, Tali è già la più palestinese degli israeliani. Zacharia Zubeidi ha chiesto che, in caso di accordo tra Israele e l'Autorità per la liberazione di detenuti palestinesi, sia inclusa anche al giovane donna. Oggi "il ritratto di Tali è affisso sui muri del campo", afferma Juliano. Vicino a quello dei "martiri" palestinesi.

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