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Il Foglio Rassegna Stampa
13.10.2005 Ancora soldi all'Anp, che non riesce però a controllare Gaza
analisi sull'anarchia palestinese

Testata: Il Foglio
Data: 13 ottobre 2005
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: «L'anp non controlla Gaza mentre sta per arrivare un nuovo fiume di soldi»
IL FOGLIO di giovedì 13 ottobre pubblica in prima pagina un articolo sull'anarchia che regna a Gaza e sui finanziamenti all'Anp.

Ecco il testo:

Abu Mazen alla (vera) prova-Beirut. Ieri, nella Striscia di Gaza, nei pressi di Khan Younis, due reporter, un americano e un inglese, sono stati rapiti e dopo qualche ora – secondo fonti del ministero dell’Interno – rilasciati. Un mese fa, nella stessa zona, vicino al campo di Deir al Balah, anche l’inviato del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, era stato sequestrato per poche ore. Sempre all’inizio di settembre, l’ex capo della Sicurezza, Moussa Arafat, era stato ucciso da un commando di ex agenti delle forze armate dell’Autorità nazionale palestinese. La leadership dell’Anp non sembra in grado di gestire la crescente anarchia. Le divisioni tra le fazioni palestinesi sulla questione del disarmo hanno portato poche settimane fa a scontri tra le forze di sicurezza e i gruppi armati, con vittime civili. Eppure la stabilità nella Striscia è la precondizione, imposta da Israele e dalla comunità internazionale, per la ripresa di qualsiasi tipo di negoziato sulla via del processo di pace. Il governo palestinese di Abu Ala è stato sfiduciato proprio per l’incapacità di gestire la situazione all’interno di Gaza. L’incontro tra il presidente Abu Mazen e il premier israeliano Ariel Sharon è stato posticipato anche perché l’Autorità palestinese non sa garantire la stabilità necessaria alle trattative per la ripresa della road map.
Nonostante la mancanza di sicurezza, la comunità internazionale invierà 750 milioni di dollari d’aiuti per la Gaza del dopo ritiro. In progetto ci sono la costruzione di scuole, case, nuove strade, infrastrutture turistiche. In totale, l’Anp sta ricevendo circa un miliardo e 200 milioni di dollari, il 25 per cento in più rispetto al passato. Il ministro per la Pianificazione, Ghassan Katib, ha detto di avere fiducia nelle capacità dei palestinesi di saper portare avanti i progetti in maniera pulita, evitando ogni tipo di corruzione o di dispersione terroristica dei fondi. Il riferimento è ai recenti dibattiti legati alle non chiare sorti dei finanziamenti stranieri, in parte provenienti anche dall’Unione europea, all’Anp. Il discorso degli aiuti non è slegato da quello della sicurezza. All’interno della stessa società palestinese si sono avute pesanti accuse contro i vertici per l’utilizzo dei finanziamenti provenienti dall’estero. In occasione del sequestro dell’inviato del Corriere della Sera, i suoi rapitori volevano dichiaratamente attrarre l’attenzione proprio sulla corruttela della leadership palestinese.

Il rapporto delle Nazioni Unite
Pochi giorni fa, le Nazioni Unite hanno pubblicato l’annuale Human Development Report per il 2005. Spiega come "gli aiuti non abbiano sempre svolto un ruolo positivo nel sostegno dello sviluppo umano, in parte a causa delle mancanze delle Nazioni riceventi, in parte perché i paesi donatori hanno sempre permesso che considerazioni strategiche superassero le preoccupazioni umanitarie". La Cisgiordania e Gaza ricevono la seconda più alta somma d’assistenza al mondo, circa 288,6 dollari pro capite l’anno. Eppure in un box dedicato ai "Territori occupati" si legge che la situazione dell’economia palestinese non accenna a migliorare. Anzi, dopo lo scoppio della seconda Intifada, c’è stato un deterioramento delle condizioni di vita. L’arresto del processo di pace e la ripresa del conflitto israelo-palestinese nel 2000, la conseguente chiusura delle frontiere e l’impossibilità di interagire con il mercato israeliano hanno bloccato gli investimenti e l’economia. I vertici palestinesi sono spesso accusati, fuori e dentro Gaza, di non aver saputo sfruttare gli aiuti umanitari provenienti da tutto il mondo. Il disastroso panorama economico non aiuta a migliorare la sicurezza nella Striscia. I soldi degli aiuti umanitari potrebbero essere destinati oggi non soltanto alla costruzione d’infrastrutture, ma a un piano d’addestramento delle forze di sicurezza. Il ritiro ha ridato, nell’immediato, fiducia agli investitori. Sui resti dell’insediamento di Morag, per esempio, stanno per iniziare i lavori per la costruzione di un quartiere: Sheikh Khalifa, dal nome del presidente degli Emirati Arabi Uniti, Sheikh Khalifa Bin Zayed al Nahyaan, che finanzierà un progetto da 100 milioni di dollari. L’Anp sa bene però che, se la situazione della sicurezza continuerà a deteriorarsi, investitori e investimenti lasceranno velocemente Gaza. Per questa ragione, il rais Abu Mazen sta valutando l’ipotesi di varare un nuovo governo che sappia riconquistare la fiducia dei palestinesi e riportare ordine in una terra teatro di una feroce lotta tra clan armati. Ma dovrà convincere il premier Abu Ala, che ieri si mostrava sicuro di arrivare, col suo debolissimo esecutivo, fino alle elezioni di gennaio.
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