Testata: Il Foglio Data: 12 ottobre 2005 Pagina: 1 Autore: un giornalista Titolo: «La crisi dell'Anp nasce dalla nuova strategia da primarie di Abu Mazen»
Riportiamo dalla prima pagina del FOGLIO di mercoledì 12 ottobre 2005: Accuse dall’Onu sugli aiuti-Gaza. I vertici di Fatah, il partito del presidente palestinese Abu Mazen, hanno negato di aver firmato un accordo con le altre fazioni sul rifiuto di consegnare le armi. In seguito al ritiro dalla Striscia di Gaza, la precondizione imposta da Israele e dalla comunità internazionale all’Autorità nazionale palestinese per la ripresa dei colloqui di pace è il disarmo. Il premier Ariel Sharon e Abu Mazen avrebbero dovuto incontrarsi all’inizio della settimana – ma il colloquio è stato rimandato a data ancora da definirsi, forse a novembre – e il presidente palestinese è atteso il 20 ottobre alla Casa Bianca. Israele guarda con inquietudine alla situazione di crescente anarchia all’interno di Gaza e Abu Mazen non è sembrato finora in grado di mantenere la situazione sotto controllo e di mostrarsi realmente impegnato sulla via del disarmo. All’interno del suo stesso partito le posizioni sulla questione non sono unitarie: due divisioni delle Brigate dei martiri di al Aqsa, braccio armato del Fatah, hanno infatti firmato l’accordo con le altre fazioni per opporsi alla consegna degli arsenali. Abu Mazen sa di non aver scelta, che la strada verso la ripresa del processo di pace passa attraverso il confronto con i gruppi armati; sa anche che per la sua stessa sopravvivenza politica è importante dimostrare sia ad Hamas e Jihad islamico sia a Israele un fronte unito all’interno del suo partito, al Fatah. Il leader dell’Anp deve quindi cercare di tenere sotto controllo chi, all’interno del movimento, vuole dire la sua, cioè i miliziani con un’agenda personale diversa da quella del presidente, gli oppositori. Le preoccupazioni per Abu Mazen sono aumentate dopo l’esecuzione dell’ex capo della Sicurezza generale, Moussa Arafat, cugino dell’ex rais, a opera di ex agenti della sicurezza dell’Anp, e il sequestro del giornalista del Corriere della Sera, Lorenzo Cremonesi, agli inizi di settembre. I rapitori avevano dichiarato di voler attirare l’attenzione sulla corruzione interna all’Autorità e al Fatah. L’accusa mette in luce un reale problema all’interno della leadership, sottolineato anche nell’ultimo Human Development Report 2005 dell’Onu. Nel documento sono analizzate le condizioni di 177 paesi, dal punto di vista delle entrate, della sanità e dell’educazione. Secondo il rapporto, nella parte dedicata all’Anp, "gli aiuti economici non hanno sempre svolto un ruolo positivo nel sostenere lo sviluppo umano, in parte per mancanze da parte dei riceventi e in parte perché i paesi donatori hanno permesso che considerazioni strategiche superassero le preoccupazioni umanitarie".
La lista degli altri possibili premier A causa della crescente instabilità a Gaza, agli scontri tra forze dell’ordine e membri dei gruppi armati, i vertici dell’Anp hanno preso nuove misure, come l’eliminazione di comandanti appartenenti alla "vecchia guardia" del Fatah, percepiti all’interno dello stesso partito come inefficienti. Hafez al Barghouti, direttore del quotidiano palestinese al Hayat al Gedid, spiega al Foglio che i contrasti all’interno del partito sono soltanto in parte dovuti alla coesistenza di una "vecchia guardia arafattiana", ormai sparuta, e una nuova generazione. E’ vero, ci sono "lotte tra i membri del Comitato centrale ed elementi più giovani che stanno lavorando per raggiungere nuove posizioni", ma gli scontri si hanno soprattutto in vista delle "primarie", dalle quali uscirà il candidato di Fatah alle legislative di gennaio. Il confronto principale è quello che dura da mesi tra la linea del premier Abu Ala e quella del presidente Abu Mazen. Lunedì, i due si sono incontrati e hanno appianato in parte i disaccordi. Il riavvicinamento rende sicuramente più semplice il compito di formare un nuovo governo ad interim, che rimarrà in carica fino alle legislative. L’esecutivo è stato forzato alle dimissioni pochi giorni fa, dalla maggioranza dei deputati del Consiglio legislativo, perché giudicato incapace di gestire la sicurezza a Gaza. Ma dietro la crisi politica ci sarebbe lo scontro interno tra due correnti, quella guidata appunto dal premier e l’altra capeggiata dal presidente. Secondo la Commissione parlamentare speciale, stabilita per affrontare la situazione della sicurezza a Gaza, uno degli ostacoli principali alla lotta contro l’anarchia nella Striscia di Gaza è proprio la mancanza di comunicazione tra i due leader. Il nuovo governo dovrebbe essere guidato ancora una volta da Abu Ala. Ma, nonostante il colloquio positivo tra premier e presidente, negli ultimi giorni i collaboratori di Abu Mazen avrebbero presentato al presidente una lista di possibili candidati premier alternativi, tra i quali spicca il nome del vice primo ministro, Nabil Shaat. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.