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Il Manifesto Rassegna Stampa
11.10.2005 Salta il vertice Sharon-Abu Mazen: cronaca propagandistica sul quotidiano comunista
che ripete slogan antiisraeliani ad ogni occasione disponibile

Testata: Il Manifesto
Data: 11 ottobre 2005
Pagina: 11
Autore: la redazione
Titolo: «Salta l'incontro Abbas- Sharon»
Il quotidiano comunista ha le sue teorie sul mancato vertice tra Sharon e Abu Mazen. L'incontro sarebbe stato rimandato esclusivamente per il rifiuto opposto da Israele alla richiesta palestinese di liberare "simbolicamente" 20 detenuti.
Tutto ciò sullo sfondo di nuove violenze: l'uccisione di un "militante" delle Brigate dei martiri di al Aqsa e di tre operai palestinesi che cercavano di "evadere dalla prigione di Gaza" per lavorare in Israele (l'esercito israeliano ha attribuito la morte dei tre a un incidente: le truppe di frontiera avevano aperto il fuoco contro "ombre sospette").
Per il quotidiano comunista infatti, Gaza è definitivamente "una prigione". E' il nuovo slogan della perenne esecrazione antiisraeliana. Se prima dello smantellamento degli insediamenti e del ritiro dell'esercito si doveva sempre scrivere dell'"occupazione", delle "truppe di occupazione" e della "resistenza all'occupazione", ora si è passati, appunto, alla "prigione a cielo aperto", formula da ripetere indefinitamente, ignorando totalmente la reale minaccia terroristica che impone la sorveglianza dei confini di Gaza (senza per altro che sia assolutamente preclusa la possibilità per i suoi abitanti di uscirne).
Come accade del resto per il "muro dell'apartheid", altro mantra propagandistico la cui popolarità è in ascesa.

Ecco il testo:

Tre operai palestinesi che cercavano di evadere dalla prigione di Gaza per lavorare in Israele e un militante delle Brigate dei martiri di al Aqsa uccisi dall'esercito israeliano. È sullo sfondo di queste violenze che i rappresentanti dell'Anp hanno deciso ieri di rinviare - forse a inizio novembre - il primo incontro tra il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e il premier israeliano Ariel Sharon, il primo dopo il ritiro da Gaza. Il motivo delllo stop, secondo indiscrezioni fornite dall'entourage di Abu Mazen, è che Tel Aviv non era disposta a concedere - come «risultato» dell'incontro - nemmeno la liberazione di una ventina di prigionieri simbolo.
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