Perchè è saltato il vertice tra Sharon e Abu Mazen la cronaca di Graziano Motta
Testata: Avvenire Data: 11 ottobre 2005 Pagina: 20 Autore: Graziano Motta Titolo: «Salta in extremis il vertice Sharon-Abu Mazen»
AVVENIRE di martedì 11 ottobre 2005 pubblica un articolo di Graziano Motta sui motivi che hanno portato israeliani e palestinesi a rimandare il previsto vertice tra Sharon e Abu Mazen.
Ecco il testo: Abu Mazen andrà fra una decina di giorni a Washington, e prima ancora a Parigi, praticamente a mani vuote. Il "vertice " con Sharon, che ad entrambi veniva sollecitato dalla Casa Bianca e dall'Eliseo e che doveva svolgersi il 2 ottobre e poi era slittato a stamane, non potrà svolgersi. «Ha bisogno di essere ben preparato», ha detto Nabil Abu Rudeine portavoce del presidente palestinese: «Devono essere rispettate le precondizioni della Road map», ha aggiunto uno stretto collaboratore del premier israeliano. In sostanza, non ci sono le condizioni minime per assicurare un ragionevole successo a un incontro di così notevole importanza, e sul quale si appuntano tante attese, la più auspicata è la riattivazione del processo di pace sull'onda positiva del ritiro dei coloni ebrei dalla Striscia di Gaza. Solo che questo ritiro, avvenuto per decisione unilaterale di Sharon e con non pochi traumatici contrasti politici interni , non ha avuto le ricadute che, in mancanza di contropartite, lo stesso Sharon e il suo governo di coalizione si attendevano e hanno in seguito esplicitato: non c'è stato cioè lo smantellamento delle organizzazioni militari palestinesi, anche di quelle legate ad al-Fatah, il partito di Abu Mazen, oltre beninteso di quelle fondamentaliste islamiche (Hamas e Jihad) che non più tardi di sabato scorso hanno ribadito la volontà di proseguire la lotta armata contro Israele. Sicché negli incontri preparatori del "vertice - l'ultimo ieri - alle richieste del ministro palestinese Saeb Erekat (estendere il disimpegno il più rapidamente possibile alla Cisgiordania e liberare altri detenuti palestinesi) il capo di gabinetto di Sharon, Dov Weisglass, ha ripetuto un «no» motivato sempre dalle stesse ragioni legate alla persistente attività dei gruppi armati e quindi alla sicurezza di Israele. Stando alle ultime indicazioni, il "vertice" Sharon-Abu Mazen potrebbe svolgersi fra due settimane se non proprio a novembre. Mese in cui il presidente palestinese sarà comunque a Netanya, cittadina dell'area di Tel Aviv, e parlerà (evento senza precedenti) a un convegno per la pace colà organizzato nel decimo anniversario dell'assassinio di Rabin. Tra gli invitati anche Clinton, Abu Ala, l'ex premier giordano Abdel Salam Mahali e l'ex presdidente indonesiano Abdul Wahid. Ieri in tutto Israele lo stato di allerta generalizzato ha visto le misure di sicurezza rafforzate specie nei centri urbani per l'insistente segnalazione di attentati, ben 40 in 24 ore: ci sono stati scontri a fuoco presso Nablus e Tulkarem, un pericoloso attivista di Hamas è stato catturato a Betlemme. Inoltre, tre ragazzi tra i 15 e i 18 anni - secondo fonti palestinesi - sono stati uccisi al confine egiziano di Gaza dai militari insospettiti dai loro movimenti. A complicare la situazione ci sono anche i terroristi di al-Qaeda, che -rivela il generale Aharon Zeevi Farkash, capo dell'intelligence militare - hanno stabilito una «base fissa nel Sinai egiziano, l'hanno circondata di mine, se ne sono serviti per organizzare l'attentato di Sharm el Sheik» e sembra anche il recente attacco ad Aqaba. Uno scenario a dir poco inquietante. Smentite decise sono però arrivare dall'Egitto. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.