Sconfiggere il terrorismo per costruire la pace intervista all'ambasciatore d'Israele Ehud Gol
Testata: Il Mattino Data: 10 ottobre 2005 Pagina: 8 Autore: Giuseppe Crimaldi Titolo: «"Inflessibili con i signori della morte"»
IL MATTINO di sabato 08/10/2005 pubblica un' intervista di Giuseppe Crimaldi all'ambasciatore israeliano Ehud Gol. La riportiamo: «Il grande sogno di Israele resta la pace. È lo stesso sogno che nutrivano i nostri padri e che intere generazioni di israeliani hanno coltivato. Il cammino che ha portato al ritiro dei coloni da Gaza e da altri insediamenti della Cisgiordania è frutto di una grande coesione politica che Israele ha saputo dimostrare ai palestinesi e al mondo intero». L’ambasciatore di Israele Ehud Gol è quasi al termine del suo mandato diplomatico in Italia. A luglio tornerà a casa: a Gerusalemme lo attende un incarico di prestigio presso il ministero degli Esteri. Sgomberate le colonie, quale futuro vede nei rapporti con i palestinesi? «I palestinesi si avvicinano ad una scadenza elettorale importantissima. Davanti a loro hanno due opzioni. La prima è una strada che porta lontano. È la strada della pace con noi. Israele è pronto a condividere questo cammino in un grande progetto di collaborazione, di sviluppo economico e sociale che offriamo al popolo palestinese. La seconda strada non porta da nessuna parte perché è quella del terrorismo. Ed è la via purtroppo seguita da chi, solo due settimane fa, ha lanciato missili "kassam" contro nostri insediamenti. Questo Israele non può permetterlo». Sta dicendo che Israele è pronto a intervenire militarmente nel caso in cui Hamas condizionasse in maniera non legittima le operazioni di voto? «Contro il terrorismo non sono ammissibili cedimenti. Israele ha la legittimità sia morale che giuridica davanti alla comunità internazionale di intervenire davanti a chi usa l’arma del terrorismo per distruggerci». Lei è da quattro anni a Roma. Quali sono oggi i rapporti tra Italia e Israele? «Con il vostro Paese si è consolidato un legame di amicizia che va oltre i rapporti politici. Negli ultimi anni sono nate ben 55 associazioni di amicizia tra i nostri due Paesi in altrettante città italiane. I rapporti con il governo Berlusconi sono ottimi. Il 14 novembre il ministro degli Esteri Fini sarà in visita ufficiale in Israele per la quarta volta. L’Italia ha compreso e apprezzato lo sforzo politico che abbiamo fatto in nome della pace. Uno sforzo che ha dimostrato la lungimiranza di Sharon, che in questa scommessa di pace ha trovato al suo fianco un altro grande costruttore di speranze: Shimon Peres». Osserviamo che il cronista avrebbe potuto scrivere "città" al posto di insediamenti nel virgolettato di Gol. Dando per scontato che abbia riportato letteralmente le parole dell'intervistato, si deve infatti rilevare che nella lingua ebraica il termine "insediamento" non ha la connotazione che ha assunto in quella italiana, nella quale, in riferimento a Israele, indica un centro abitato posto al di là della linea verde. Non è questo il caso delle città israeliane recentemente colpite dai razzi kassam. La sostituzione del termine sarebbe dunque servita, di fatto, a rendere più chiaro il testo dell'intervista, non a distorcerlo.
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