domenica 22 settembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
10.10.2005 Sharon potrebbe accettare ispettori Ue al valico di Gaza
la cronaca di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 10 ottobre 2005
Pagina: 9
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ispettori Ue al valico di Gaza. Sharon è pronto a dire "sì"»
LA STAMPA di lunedì 10 ottobre 2005 pubblica un articolo di Fiamma Nirenstein che riportiamo:
Vorrebbero, ma ancora non possono: i risultati dell’incontro fra Ariel Sharon e Abu Mazen che era previsto per domani non sono ancora certi, e quindi ieri dopo un corpo a corpo durato alcune ore Saeb Erakat, l’incaricato della preparazione dell’incontro del Presidente Palestinese, e Dov Weissglass, l’uomo di fiducia di «Arik» hanno rimandato ancora la decisione di un incontro che dovrebbe, nel desiderio dei due leader, risultare se non storico almeno importante e dovrebbe dar vita a una commissione congiunta che in pratica ricrei un tavolo di trattative.
I due incaricati si incontrano oggi, e forse ce la faranno: dopo tutto affermano che «il dialogo è stato positivo e profondo». La Storia preme: Abu Mazen andrà a Washington la settimana prossima, Bush chiede risultati e punta ad una riapertura del processo di pace ora, e non chissà quando. Per arrivare preparati all’incontro è stata aperta la porta all’Europa, che in Israele non ha mai suscitato grande fiducia. Invece adesso, e si legge in trasparenza il consiglio americano e non solo il desiderio palestinese, si prepara un piano per consentire all’Autorità Palestinese di controllare i beni in uscita da Gaza con la sovrintendenza europea, estesa al passaggio di individui da Gaza in Egitto. Se le merci palestinesi entreranno e usciranno dai passaggi di Kerem Shalom e Nitzana, e i palestinesi potranno viaggiare con questa supervisione, questo sarebbe per Abu Mazen una grande acquisizione; la riapertura del terminal di Gaza e la possibilità di collegarsi alla Cisgiordania, magari, come sembra suggerire Sharon, tramite convogli chiusi, sarebbe un contributo del tutto nuovo all’Autonomia, una prefigurazione vitale per la costruzione di uno Stato.
Però Israele ricorda i suoi vitali problemi di sicurezza, teme che l’inondazione di armi e di terroristi che caratterizzò i primi giorni del controllo egiziano di Rafah diventerebbe cronica e enormemente pericolosa. E tuttavia l’ipotesi prende forma, perché qui si gioca una posta molto alta: quella del senso stesso dello sgombero di Gaza. Sharon ha intenzione di lasciarla proprio tutta, compresi i confini, in nome dell’apertura di un sentiero di pace: questo era il suo piano, questo vuole che si realizzi. E Abu Mazen ha bisogno di acquisizioni sensate per imporsi di fronte a una costituency agitata, eccitata, divisa in fazioni armati che si sparano fra di loro e compiono attentati terroristi. In questo quadro l’inviato del Quartetto James Wolfenson è andato ieri in Egitto per parlare dell’organizzazione dei passaggi, e prima ha detto a Abu Mazen che Sharon in linea di massima è d’accordo per la presenza di ispettori stranieri, lasciando a Israele la possibilità di avere accesso ai computer dei terminal per monitorare chi entra e esce.
Per Israele è un grosso passo accettare ispettori europei. Si capisce quanto dunque sia importante per Sharon andare avanti: per questo gli israeliani starebbero accettando di liberare un nucleo cospicuo di prigionieri, anche di quelli «con le mani insanguinate», ma di antica data; e anche di consegnare non fucili (pare che l’autonomia palestinese e non soltanto Hamas abbia ricevuto parte delle armi contrabbandate dal passaggio con l’Egitto) ma di accettare di consegnare pallottole alla polizia di Abu Mazen. In cambio egli dovrebbe dare segno di combattere il terrorismo, dovrebbe confiscare le armi e non accettare la candidatura alle elezioni di Hamas, e neppure delle brigate di Al Aqsa (intenzionate a presentarsi) due organizzazioni responsabili di una quantità di attentati suicidi e di qualsiasi altro tipo.
Abu Mazen forse vorrebbe offrire gesti in cambio delle aperture israeliane, ma è difficile: solo due giorni or sono tutte le organizzazioni terroriste hanno tenuto una riunione in cui è stata fissata una tregua interna che lascià però mano libera negli attacchi a Israele. Ad Abu Mazen invece serve, almeno per ora, calma e spazio per conquistare credibilità e anche per fare assaggiare a chi vuole il gusto di un po’ di tranquillità: questo potrebbe creargli consenso, ed è proprio quello che i suoi nemici interni vogliono evitare. Lo diffidano quindi dal toccare le loro armi, seguitano a colpire Israele, e quindi negano la sua leadership dentro l’Autonomia e nel mondo.
Ieri, un grave incidente che non favorirà un’apertura di pace, è accaduto vicino al varco di Kissufim, nel Sud della Striscia. Sono stati trovati i corpi dei tre adolescenti disarmati. L'esercito israeliano ha comunicato che le sue truppe dislocate lungo la frontiera avevano aperto il fuoco contro «ombre sospette».
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione della Stampa . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

lettere@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT