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Il Manifesto Rassegna Stampa
07.10.2005 Senza terroristi, fondamentalisti e antisemiti che democrazia è ?
il quotidiano comunista in difesa di Hamas e Hezbollah

Testata: Il Manifesto
Data: 07 ottobre 2005
Pagina: 10
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Scoglio Mubarak per Hamas»
Michele Giorgio nell'articolo "Scoglio Mubarak per Hamas", pubblicato dal MANIFESTO di venerdì 7 ottobre 2005 perora la "nobile causa" della partecipazione in armi di Hamas alle elezioni palestinesi.

Nella conclusione del suo articolo scrive che l'esercito israeliano "sguinzaglia cani feroci negli appartamenti da perquisire" e distrugge "le case all'interno dei quali ci sono ricercati che rifiutano di arrendersi (con i sospetti dentro, s'intende).". Omette di precisare che "resistere all'arresto" significa "dare battaglia con armi da fuoco".
Inoltre definisce le operazioni israeliane per arrestare terroristi "rastrellamenti".

Ecco il testo:

L'Egitto potrebbe silurare le elezioni legislative palestinesi del 25 gennaio, realizzando i desideri del governo di Ariel Sharon che ha ripetutamente minacciato di impedire il voto se vi prenderà parte anche Hamas. La notizia, anticipata mercoledì dal quotidiano al Ayyam di Ramallah, ha trovato ieri una prima conferma in un articolo del giornale israeliano Ha'aretz, secondo cui gli egiziani hanno avvertito la leadership di Hamas che le elezioni saranno rinviate nel caso in cui il movimento palestinese non dovesse rispettare la tregua. La violazione del cessate il fuoco serve a coprire il motivo reale, ovvero il tentativo di scongiurare un'eventuale vittoria di Hamas, che metterebbe paura all'Egitto oltre che a Israele. Secondo il Cairo, che di fatto ha stabilito con Tel Aviv un protettorato su Gaza, Hamas non è altro che una costola del movimento dei Fratelli Musulmani - organizzazione illegale in Egitto - e una sua affermazione alle elezioni del 25 gennaio potrebbe galvanizzare gli islamisti egiziani e legittimare le loro richieste di piena partecipazione alla vita politica del paese. Tutto dipenderà dall'ultima fase delle municipali palestinesi, che si svolgeranno il 7 dicembre. Per quella data saranno chiamati alle urne i residenti di alcune importanti città come Gaza, Khan Yunis, Nablus, Ramallah ed Hebron. L'esito del voto locale, ha scritto Ha'aretz, sarà determinante per una decisione finale. Se Hamas dovesse uscire vincitore dalle urne, il Cairo insisterebbe con Abu Mazen per la sospensione delle consultazioni.

Fissate originariamente per lo scorso 17 luglio 2005, le elezioni politiche palestinesi sono state rinviate al gennaio 2006 su pressione di al-Fatah, il partito di Abu Mazen, deciso a raccogliere, prima del voto, i frutti politici del ritiro israeliano da Gaza completato il mese scorso. A confermare indirettamente che la «proposta» egiziana è in linea con i desideri di Sharon è stata la radio statale israeliana che ieri, commentando l'articolo di Ha'aretz, ha detto che le elezioni politiche palestinesi non possono avere luogo fintanto che i gruppi armati dell'Intifada non siano stati «efficientemente neutralizzati». Hamas ha già fatto sapere di essere contro il rinvio delle elezioni. Il suo portavoce, Sami Abu Zuhri, ha detto di aver ricevuto da Abu Mazen ripetute assicurazioni che le elezioni si svolgeranno regolarmente il prossimo 25 gennaio. «Hamas si attende che il presidente mantenga i propri impegni», ha aggiunto Zuhri. La partecipazione del movimento islamico al voto è uno dei punti centrali sui quali si fonda l'intesa che la scorsa primavera ha consentito ad Abu Mazen di persuadere Hamas ad accettare il cessate il fuoco.

Le intenzioni egiziane, almeno in apparenza, contrastano con i propositi di Abu Mazen. Ieri il presidente palestinese ha peraltro affermato che la data del suo incontro con Sharon non è stata ancora fissata, smentendo quanto dichiarato mercoledì da fonti israeliane e giordane secondo le quali il vertice avrebbe luogo martedì prossimo. «La data non è stata ancora stabilita», ha detto Abu Mazen aggiungendo che nell'incontro insisterà con Sharon per ottenere la liberazione dei prigionieri politici, il ritiro dalle città della Cisgiordania, la fine della colonizzazione e della costruzione del muro israeliano. Sharon invece non va oltre alla rimozione di un certo numero di posti di blocco militari in Cisgiordania, il ritorno a casa dei combattenti di Betlemme espulsi nel 2002 in Europa e la liberazione di alcune centinaia di palestinesi arrestati per reati di poco conto.

La Corte suprema israeliana ha dichiarato ieri illegale - in quanto violazione del diritto internazionale - la pratica dell'esercito di utilizzare durante gli arresti nei Territori occupati «scudi umani», civili palestinesi usati come protezione contro eventuali attacchi nel corso dei rastrellamenti. Il capo di stato maggiore, il generale Dan Halutz, ha detto che i militari si adegueranno immediatamente alla decisione dell'Alta corte. Le forze di difesa israeliane stanno già studiando misure alternative per evitare che arresti di massa come quelli degli ultimi giorni (oltre 500 palestinesi catturati alla vigilia di una tornata elettorale) si trasformino in imboscate. Continueranno comunque a fare uso di vecchi metodi collaudati, come quello di sguinzagliare cani feroci negli appartamenti da perquisire o distruggere le case all'interno dei quali ci sono ricercati che rifiutano di arrendersi (con i sospetti dentro, s'intende).
Oltre che per Hamas, il quotidiano comunista ha un debole anche per Hezbollah. Le proteste del funzionario del ministero degli esteri israeliano Ron Prosor per l'incontro tra un gruppo di diplomatici europei e l'esponente del gruppo terrorista e antisemita Muhamamd Fneich sono commentate insinuando che Prosor sia "ancora convinto di occupare il Libano", vale a dire come un' ingerenza negli affari interni libanesi.
E' invece evidente che è un organizzazione terroristica che dispone di una vera e propria forza militare a minacciare la sovranità libanese.

Ecco il testo dell'articolo "Incontro Ue-Hezbollah. Protesta israeliana":

Una delegazione di diplomatici europei composta dall'ambasciatore italiano, da quello francese e da quello dell'Unione europea, si è incontrata nei giorni scorsi con il ministro dell'energia libanese, Muhammad Fneich, esponente degli Hezbollah, entrati di recente nel governo. L'incontro ha suscitato le proteste del direttore del ministro degli Esteri israeliano Ron Prosor il quale - forse ancora convinto di occupare il Libano - ha espresso ai rappresentanti europei la profonda preoccupazione israeliana per il colloquio e rinnovato la richiesta che l'Hezbollah sia inserito nella lista europea delle organizzazioni terroriste.
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