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Il Foglio Rassegna Stampa
05.10.2005 Un vento di cambiamento soffia in Medio Oriente e in Nord Africa
democratici arabi a convegno a Rabat

Testata: Il Foglio
Data: 05 ottobre 2005
Pagina: 5
Autore: Anna Barducci Mahjar
Titolo: «Vertice a Rabat, con tanta voglia di farsi contagiare dal virus elettorale»
IL FOGLIO di mercoledì 5 ottobre 2005 pubblica a pagina 3 un articolo di Anna Barducci Majar sul vertice sul "Pluralismo politico e il processo elettorale" tenutosi a Rabat tra il 1 e il 3 ottobre.

Ecco il testo:

Rabat. Dal primo al 3 ottobre si è tenuto nella capitale del Marocco, Rabat, il summit internazionale sul "Pluralismo politico e il processo elettorale" nel "Grande medio oriente", l’area che parte dal Maghreb e arriva fino al Pakistan. La conferenza è stata promossa da "Non c’è pace senza giustizia" – organizzazione rappresentata dall’europarlamentare Emma Bonino – dal governo italiano – era presente il sottosegretario agli Affari esteri, Alfredo Luigi Mantica – e da quello del regno marocchino, con la sponsorizzazione del
programma "Dad" (Democracy assistance dialogue) nato dal vertice G8 di Sea Island, nel 2004. Il summit si è posto come obiettivo la presentazione ai governi delle proposte stilate a metà luglio dagli attori della società civile nel primo round della conferenza, che si è tenuto a Venezia. E’ la prima volta che nel mondo arabo ha luogo un summit che riunisce tra i partecipanti sia gli attori governativi sia non governativi: ong, intelletuali e attivisti politici. Il Marocco è peraltro un paese ideale per discutere di riforme: negli ultimi tre anni il Regno ha emanato nuove leggi per il miglioramento dello status della donna e per la prima volta nei quotidiani si possono leggere le critiche alla casa reale, senza il timore di essere arrestati. In medio oriente e in nord Africa tra la popolazione e specialmente tra la nuova élite di intellettuali si sta diffondendo un senso di insoddisfazione – che in Egitto si è espresso con il movimento d’opposizione Kifaya, cioè "basta" ai regimi, alle restrizioni di libertà d’espressione e di pensiero. Gruppi e organizzazioni sotteranee si stanno sviluppando in Tunisia come in Libia attraverso Internet e sempre più conferenze sul pluralismo politico e contro le restrizioni dei diritti dell’uomo hanno luogo in medio oriente. Bonino dice al Foglio che mentre l’Europa sta ancora pensando se l’islam sia compatibile o no con la democrazia – "rischiando di perdere ancora una volta il treno per lo sviluppo della regione" – gli arabi si riuniscono per parlare di processi elettorali, arrivando a mettere in pericolo anche le proprie vite. Un vento di cambiamento sembra già soffiare nella regione: in Kuwait Rola Dashti si presenterà alle prossime elezioni, che per la prima volta aprono alla partecipazione delle donne. "Questo è un primo passo verso la democrazia", dice Dashti al Foglio, così come lo sono gli altri processi elettorali che si stanno sviluppando nell’area. Ma quando si parla di "virus delle urne in medio oriente", molti partecipanti iniziano a ridere, con amarezza, perché – dice al Foglio Riad Malki, direttore del centro Panorama nei Territori palestinesi – "nonostante le varie elezioni nessun paese della regione ha raggiunto la democrazia". Gli iracheni al convegno, come Hussein Sinjari, direttore del settimanale al Ahali, guardano al referendum del 15 ottobre sulla Costituzione con ottimismo, dicendo che "l’Iraq non ha altra scelta se non riuscire nel processo di democratizzazione per sconfiggere il terrorismo e diventare un esempio per la regione". Ci sono anche attivisti che sono stanchi di rimanere a guardare, aspettando di essere salvati. Il dipartimento di Stato americano, per esempio, al momento non ha intenzione di prendere misure contro la dittatura libica, soprattutto perché vuole "ricompensare" la dismissione dei programmi di sviluppo delle armi di distruzioni di massa. Ma i dissidenti libici vogliono agire, come lo vogliono i militanti in altri paese arabi. Un nuovo movimento, che prende ispirazione da Kifaya, sembra pertanto prendere forma: è un network che include e collega tra di loro gli attori non governativi del medio oriente e che "intende agire come un gruppo globale che si muove in nome delle riforme".
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