Alcuni dati interessanti sull'economia palestinese che non manca di opportunità, ma è stata rovinata dalla guerra a Israele voluta da Yasser Arafat
Testata: Il Sole 24 Ore Data: 05 ottobre 2005 Pagina: 1 Autore: Nicoletta Picchio Titolo: «Un'economia che supera le divisioni politiche»
IL SOLE 24 ORE di mercoledì 5 ottobre 2005 pubblica a pagina 9 un articolo di Nicoletta Picchio sull'economia palestinese, "Un'economia che supera le divisioni politiche". Sarebbe stato opportuno indicare le fonti di alcuni dati forniti nell'articolo, per esempio quello sulle case danneggiate, soprattutto in considerazione del fatto che le statistiche dell'Autorità nazionale palestinese non sono di norma consultabili pubblicamente, mentre vengono pubblicizzati dati non verificabili spesso con intenti propagandistici.
L'articolo comunque ha il merito di indicare le potenzialità dell'economia palestinese, smentendo i falsi miti circa l'impossibilità che un futuro stato palestinese possa godere di un adeguato sviluppo. Sull'obiettività della giornalista ci sono pochi dubbi, dato che l'articolo ha l'evidente scopo di dare una valutazione sulle prospettive di collaborazione e di investimento dell'imprenditoria italiana, e dovrebbe dunque essere alieno da faziosità politiche.
Ecco il testo: Un futuro di speranze che cammina però sul filo della trgua tra Israele e Palestina. Sulla carta, l'economia palestinese ha buone potenzialità: una struttura imprenditoriale con personale qualificato, cha ha continuato a lavorare nonostante le difficoltà, anche se ha bisogno di essere sostenuta finanziariamente e tecnologicamente. una serie di settori, come il marmo, il tessile abbigliamento, pellami e calzature, agroindustria, oltre al turismo che potrebebro offrire interessanti opportunità di investimento e di joint-inventure per le industrie italiane. Ma nonostante qualche segnale positivo la situazione economica resta tesa. La Palestina è caratterizzata da un aduplice dipendenza: da israele che rimane il primo mercato di riferimento per la forza la voro, le merci e i servizi palestinesi, e dagli aiuti che provengono dagli organismi internazionali e dai paesi donatori. l'andamento del Pil, dopo la flessione del 2002, è in ripresa. Nel 2004 è cresciuta del 3% e lo stesso trend è previsto epr i prossimi anni. Ma la povertà è in aumento: nel 2004 c'è sata una riduzione del Pil procapite dell', 1,5% con la conseguenza che i palestinesi che vivono sotto la soglia della povertà sono saliti al 50% della popolazione. stime non ufficiali segnalano che il 705 della popolazione dei Territori vive ormai sotto la soglia della povertà con meno di due dollari al giorno. E' molto elevata la disoccupazione, che è arrivata al 27%, un apercentuale raddoppiata rispetto all'inizio della seconda intifada (nel 2002 la disoccupazione ra ala 14, 1 mentre il tasso di povertà era del 27%) Drammatica è la situazione delle risorse idriche e degli alloggi con 580 mila famiglie palestinesi che vivono in alloggi gravemente danneggiati. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, il 90% viene assorbito da Israele, il resto avviene con l'Unione europea, seguita dagli Stati Uniti e dai Paesi arabi (specie Giordania ed Egitto). Il calcolo dei valori è difficile, perchè tra i territori e israele non esistono frontiere doganali. L'Italia per il suo tessuto imprenditoriale fatto di piccole e medie imprese, ha le caratteristiche per diventare un partner privilegiato in Palestina, se equando l'economi avrà una ripresa. L'Italia esporta soprattutto macchinari per il settore del marmo, agro-alimentare, tessile. E i palestinesi dimostrano una diffusa preferenza per i nostri beni di consumo. Nel descrivere l'attuale condizione negativa dell'economia palestinese sarebbe stato opportuno fare alcuni cenni alle cause che l'hano prodotta. Tra queste, la corruzione, la presenza di monopoli e, soprattutto, la scelta della leadership politica di scatenare la guerra terroristica contro Israele.
Quest'ultimo fattore emerge tra le righe nel riquadro "I nodi da sciogliere" che mostra come due fondamentali indici economici (le esportazioni e la disoccupazione) siano drammaticamente peggiorati a partire dal 2001, a un anno cioè dall'inizio della campagna di terrore contro Israele.
(un altro dato interessante è che la costruzione della barriera difensiva non ha affatto prodotto un aumento della disoccupazione, che è diminuita dal 2002 ad oggi)
Ecco il testo: Secondo i dati dell'autorità monetaria palestinese, il valore delle importazioni supera di gran lunga quello delle esportazioni. Nel 2004, ad esempio, beni e servizi importati superavano i 3 miliardi di dollari, contro poco più di 540 milioni di controvalore delle esportazioni. Queste ultime sono crollate sotto quota 600 milioni a partire dal 2001, dopo che nei tra nni precedenti avavano superato la soglia degli 800 milioni. Nei Territori palestinesi, apartire dal 2001, la quota dei disoccupati si è satbilmente attestata sopra la soglia del 25 per cento. La punta massima (31, 3%) è stata registrata nel 2002, mentre l'anno scorso è scesa al 26,9% Invitiamo i lettori di Informazione Corretta a scrivere alla redazione del Sole 24 Ore per esprimere la propria opinione. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail pronta per essere compilata e spedita.