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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.10.2005 Per Sharansky si devono accettare anche le vittorie elettorali dei fondamentalisti islamici
purché "esistano istituzioni abbastanza forti da salvaguardare i diritti dei laici"

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 ottobre 2005
Pagina: 11
Autore: Davide Frattini
Titolo: «"Per sconfiggere il terrorismo accettiamo integralisti al governo"»
Riportiamo l'articolo nel quale Davide Frattini, sul CORRIERE DELLA SERA di lunedì 3 ottobre 2005 raccoglie le dichiarazini di Natan Sharansky, figura di primo piano del mondo politico ed intelletuale israeliano, sul rapporti tra democrazia, lotta al terrorismo e fondamentalismo.

Ecco l'articolo:

GERUSALEMME — Natan Sharansky è appena tornato dagli Stati Uniti. Anche se non è più nel governo israeliano (se n'è andato a maggio per protesta contro il ritiro da Gaza) per gli americani resta uno degli intellettuali che ispira la strategia di George Bush nella lotta al terrorismo. Sull'aereo ha letto un commento del New York Times
che lo ha fatto arrabbiare. «Prima sostenevano "imporre la democrazia in Medio Oriente è sbagliato" e adesso che gli iracheni hanno una costituzione, gli editorialisti protestano "se vogliamo imporre la democrazia, dev'essere quella americana"». Che vuol dire no alla sharia, chiara divisione tra religione e Stato. «Non è così, non si può esportare la democrazia e chiedere alle nazioni di rinunciare alle tradizioni, all'identità». Le nazioni e le loro identità. E' di questo che parlerà il suo prossimo libro, a cui sta lavorando allo Shalem Center di Gerusalemme.
L'eroe del dissenso sovietico (9 anni in cella) arriva a sostenere «dobbiamo accettare che i fondamentalisti vincano in elezioni democratiche e che introducano le leggi islamiche con un voto del Parlamento». Precisa: «L'importante è che esistano istituzioni abbastanza forti e radicate da garantire i diritti dei laici. E' per queste ragioni che non si può correre alle urne. Al voto successivo, se il partito islamico non ha amministrato bene, sarà sconfitto».
Fa l'esempio dell'Arabia Saudita, dove il regime impone forme estreme di wahabismo per garantirsi la sopravvivenza. Nel suo libro Per la democrazia. Il potere della libertà contro ogni forma di regime
(Sperling & Kupfer), che il presidente Bush ha letto e diffuso, suddivide la popolazione dei Paesi totalitari in tre gruppi: «true believers» (davvero convinti), dissidenti e «doublethinkers» (pensano una cosa, ne dicono un'altra). «Quando i sauditi non perseguiteranno più i dissidenti e i doublethinkers,
significa che qualcosa sta cambiando. Le dittature hanno bisogno di coltivare il terrorismo. Il problema è che l'Occidente cerca con questi Stati forme di appeasement,
è arrendevole, invece di premere perché siano garantiti la libertà e i diritti civili. Non dobbiamo concentrarci sulla paura delle leggi islamiche». E poi, dice, anche in Europa l'intervento della religione è ancora forte in molti Paesi, come l'Italia, e nessuno sostiene che non siano democrazie.
Ariel Sharon ha ripetuto che Hamas non può partecipare alle elezioni, se prima non rinuncia alle armi. «Non possono organizzare attentati di notte e fare i parlamentari di giorno. Se invece rinunciano alla volontà di distruggere Israele, prendano parte al voto. Fin dagli accordi di Oslo, abbiamo sbagliato a non legare il processo di pace alle riforme democratiche nell'Autorità palestinese».
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