Omissioni, frasi travisate e fuori contesto, falsi collegamenti disinformazione da manuale sul quotidiano napoletano
Testata: Il Mattino Data: 29 settembre 2005 Pagina: 9 Autore: la redazione Titolo: «Incursioni in Cisgiordania, missili su Gaza - Il leader Anp: Washington fermi Tel Aviv -»
Sul MATTINO di giovedì 29 settembre 2005 i titoli sulla situazione mediorientale sono tutti incentrati sulla violenta "rappresaglia" dei cattivi israeliani. Vediamo. Le sedi di organizzazioni terroristiche e di altre che le fiancheggiano chiuse dagli israeliani sono definite pudicamente, nell’occhiello, "associazioni islamiche". Il titolo: "Incursioni in Cisgiordania, missili su Gaza", ma dei razzi Qassam che continuano a cadere nel Neghev non c’è traccia. Il sottotitolo, forte dell’omissione appena vista, può affermare che queste azioni militari sono una "rappresaglia" per l’uccisione di Sasson Nuriel da parte di Hamas (mai definita per quello che è, un gruppo terroristico). Il lettore continuerà a non capire e penserà, come suggerisce sempre il sottotitolo, che la "rappresaglia" ha determinato l’annullamento dell’incontro tra Sharon e Abu Mazen. Cosa pateticamente falsa in quanto la decisione di annullare il vertice era già stata presa giorni addietro.
La cosa più grave, però, è il travisamento della dichiarzione di un ministro israeliano laburista. IL MATTINO, in una frase evidenziata tra le colonne dell’articolo di Giorgio, le riporta così: "Ministro laburista al premier: dobbiamo lasciare tutti i Territori se vogliamo davvero la pace". Ma IL MATTINO si rende conto delle falsità che scrive? Ha un po’ di senso del ridicolo? Nell’articolo di Giorgio c’è scritto: "… a suo avviso [del ministro] lo Stato ebraico dovrebbe ritirarsi da un’area pari all’85% della Cisgiordania". Insomma, l’85% diviene "tutti i Territori". Lo scopo di tanta disinformazione è sempre lo stesso: far credere che la vera causa del conflitto è l’occupazione israeliana, ed è quindi su Israele che ricadono tutte le responsabilità. Il terrorsimo, la violenza, l’odio palestinese sono aspetti marginali nella risoluzione del conflitto, che cesserebbero mettendo fine all’occupazione. Lo dice anche il ministro israeliano nelle sue "dichiarazioni" riscritte ad arte.
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