Come Israele affronta la "prova del terrore" un articolo obiettivo di Guglielmo Sasinini
Testata: Famiglia Cristiana Data: 29 settembre 2005 Pagina: 1 Autore: Guglielmo Sasinini Titolo: «Alla prova del terrore»
FAMIGLIA CRISTIANA del 2 ottobre pubblica un articolo di Guglielmo Sasinini intitolato "Alla prova del terrore".
L’articolo riporta gli interventi che in queste settimane sono stati approntati e quelli che verranno messi in campo in un prossimo futuro, in varie città italiane, per simulare un attentato terroristico.
Segnaliamo questo articolo perché, il giornalista mette in luce in maniera obiettiva l’atteggiamento che Israele, uno fra i Paesi del mondo più colpito dal terrorismo, adotta per fronteggiare gli attentati terroristici e per superare le tragiche conseguenze che inevitabilmente si producono. Le prove generali di ciò che un attentato terroristico di matrice islamico-fondamentalista potrebbe produrre nelle nostre città si susseguono. Dopo Milano, dove venerdì 23 settembre si è svolta, sotto gli occhi del responsabile della Cia in Italia e di un rappresentante del MI6 inglese, la prima esercitazione antiterrorismo su vasta scala, a giorni toccherà a Roma, quindi a Torino, Napoli e via via a tutte le altre città italiane.
Segnali di un imminente attacco? Il Viminale, pur nella prudenza che attiene alla delicata materia, tende a escluderlo, preferendo invece sottolineare l’esigenza di essere preparati a ogni evenienza. Gli attentati di Madrid e di Londra hanno dimostrato come gli uomini di Al Qaida tendano a colpire tra la gente comune, sui treni dei pendolari e sulle metropolitane, per scatenare il terrore proprio tra la gente che, di per sé, tende a non considerarsi un bersaglio dei terroristi.
Di conseguenza, i piani antiterrorismo partono anche dalla necessità di preparare la popolazione italiana a un evento che nessuno, ovviamente, si augura che si verifichi, ma che nessuno può escludere. Gli scenari comprendono tutte le ipotesi, anche quelle apparentemente più fantastiche e terrorizzanti, nulla viene escluso, nemmeno l’uso di un ordigno "sporco", cioè di una bomba nucleare, chimica o batteriologica.
A Milano per la prima volta abbiamo visto intervenire sulla scena dei finti attentati le speciali squadre Nbcr dei Vigili del fuoco, che indossavano scafandri gialli. Così come abbiamo visto montare in un minuto le tende dei posti dei medici avanzati, veri e propri mini-ospedali da campo in grado di soccorrere immediatamente i primi feriti. Tutto si è giocato sul sincronismo, sulla rapidità, sul coordinamento, sull’efficienza.
Dalla sala crisi della centrale operativa della Questura, il questore Paolo Scarpis, come un regista consumato, esaminava centinaia di immagini che provenivano dalle telecamere fisse e da quelle degli elicotteri che sorvolavano la città, e quindi le rinviava in tempo reale alla sala crisi della Prefettura e a quella del Viminale. Anche questa è un’altra novità che denota la particolarità del momento. Alla prova generale del piano studiato nei minimi dettagli ne seguiranno molte altre nelle prossime settimane, alcune anche a sorpresa.
Le polemiche di chi vuole vedere in queste esercitazioni una finzione inutile si scontrano con la realtà del terrorismo islamico, che ha già ampiamente dimostrato di privilegiare quelle nazioni dove il livello di attenzione, per un insieme di motivi, è più basso.
L’esercitazione di Milano, che ha testato non tanto i tempi, quanto piuttosto le competenze, e cioè la suddivisione degli incarichi, le tecniche, l’organizzazione, per capire che cosa si deve fare in caso di attacco terroristico e soprattutto chi lo deve fare, è un esempio di serietà e di impegno.
Non è un mistero che il nostro Paese sia inserito a pieno titolo nella lista dei nemici di Al Qaida, ma non dovrebbe essere nemmeno un mistero il fatto che se Israele, il Paese più colpito dal terrorismo arabo-islamico, riesce a resistere dopo 57 anni di attentati e di attacchi, molto lo deve all’efficienza dei suoi apparati di prevenzione, al coordinamento delle forze in campo, alla perfetta macchina dei soccorsi. Il tutto unito alla consapevolezza di un’opinione pubblica che sa coniugare i diritti di una democrazia con la necessità di non ostentare immagini raccapriccianti.
Queste riflessioni hanno accompagnato tutti coloro che, venerdì 23 settembre, hanno assistito in diretta all’evolversi degli eventi, mentre sugli schermi della sala di crisi della Prefettura scorrevano immagini che a volte ci si sforzava non poco per considerarle frutto di una finzione. Quelle spettrali tute gialle che si infilavano correndo nella metropolitana tra nuvole di fumo arancione rimandavano a Madrid, Londra, New York, e anche i più scettici non avevano più voglia di ironizzare e di sorridere. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Famiglia Cristiana. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.