sabato 23 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
27.09.2005 I "compagni che sbagliano" di Hamas
Michele Giorgio discute l'opportunità, non la legittimità, dei lanci di razzi contro i civili israeliani

Testata: Il Manifesto
Data: 27 settembre 2005
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Likud, Sharon la spunta»
IL MANIFESTO di martedì 27 settembre 2005 pubblica un articolo di Michele Giorgio sulla vittoria di Ariel Sharon nelle elezioni interne del Likud.

Sharon e Netanyahu, secondo Giorgio, condividono il medesimo obiettivo, anche per raggiungerlo adottano tattiche diverse: impedire la nascita di uno Stato palestinese indipendente.
In realtà, nè Sharon nè Netanyahu sono contrari in assoluto alla nascita di uno Stato palestinese, ma chiedono garanzie per la sicurezza di Israele.
Forse per Giorgio l'"indipendenza" dello Stato palestinese deve includere il "diritto" a cercare di distruggere Israele?

Significativi sono anche i passi sull'"errore" compiuto da Hamas, non prevedendo la forte reazione israeliana ai lanci di kassam.
Si tratta, appunto, di un dissenso tattico, che non mette in discussione la legittimità degli attacchi terroristici.

Ecco il testo dell'articolo:

Grazie a un pugno di preferenze, 51% contro 49%, Ariel Sharon sarebbe riuscito a vincere il voto al Comitato centrale del Likud chiamato a decidere se anticipare a novembre le primarie per la scelta del nuovo leader del partito o confermarle per la prossima primavera. Tutti si aspettavano, sulla base dei sondaggi svolti negli ultimi giorni, la vittoria dell'ex premier e ministro delle finanze Benyamin Netanyahu, oppositore tenace dell'avvenuto ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza e la prossima uscita di Sharon dal Likud allo scopo di creare un nuovo partito. Sharon invece, come è già avvenuto più volte in passato, sarebbe riuscito a spuntarla. Ieri notte tuttavia, mentre il giornale andava in stampa, la prudenza era d'obbligo in considerazione dell'esiguo margine di vantaggio assegnato a Sharon, peraltro dagli exit polls. I risultati definitivi potrebbero ancora riservare delle sorprese. Un deputato vicino a Netanyahu, Ehud Yatom, ha previsto che per conoscere la verità bisognerà attendere la fine dello spoglio dei voti. «La vittoria sarà aggiudicata con uno scarto di 30-50 voti», ha detto. L'entourage di Sharon in ogni caso ieri sera ha cominciato a celebrare il successo, ottenuto grazie anche alla sanguinosa offensiva militare israeliana a Gaza - ieri sera due attivisti dell'Intifada sono rimasti feriti in un nuovo raid aereo - che probabilmente ha convinto molti degli iscritti al Likud ancora indecisi che Ariel il «bulldozer», come viene chiamato il premier, non è cambiato e con i palestinesi sa ancora usare il pugno di ferro. In ogni caso quello tra Sharon e Netanyahu non è un confronto tra moderazione e ultranazionalismo, tra prospettive di pace e rischi di guerra, perché i due leader del Likud seguono percorsi diversi che alla fine arrivano ad un unico punto: impedire la nascita di uno stato palestinese realmente sovrano. Dal quadro complesso di questi ultimi giorni è emerso anche il grave errore di valutazione commesso dalla leadership politica di Hamas che non aveva previsto una reazione israeliana così ampia e devastante quando, la notte tra venerdì e sabato, ha ordinato al braccio armato dell'organizzazione, Ezzedin Al-Qassam, di lanciare razzi artigianali Qassam contro Sderot e altri centri abitati israeliani vicini a Gaza. Hamas, che già aveva insistito oltre ogni ragionevole motivo nel tenere parate militari a Gaza city per dimostrare la sua forza ad Abu Mazen e ad Al-Fatah, ha anche deciso di sostenere sino in fondo la tesi della responsabilità israeliana nell'esplosione che venerdì pomeriggio ha ucciso una ventina di persone - tra cui alcuni bambini - durante un suo raduno a Jabaliya. A questa versione, apparsa debole sin dall'inizio, non crede soltanto l'Anp ma anche la maggioranza della popolazione di Gaza.

Molti testimoni hanno riferito dell'esplosione di ordigni o di alcuni razzi esibiti dagli attivisti di Hamas alla parata militare. Le conseguenze politiche dell'errore di valutazione fatto dai dirigenti di Hamas si sono rivelate nel giro di poche ore, non tanto a Gaza - che pure è stata sottoposta a incessanti raid aerei e ha rischiato persino il fuoco dell'artiglieria pesante - ma in Cisgiordania.

Sharon, anche per rintuzzare l'offensiva del suo rivale Netanyahu, ha ordinato l'arresto di centinaia di attivisti di Hamas e Jihad, tra cui, dato ancora più importante, due dirigenti come Hassan Yusef e Mohammed Ghazal, ovvero i capi di Hamas in Cisgiordania destinati a guidare le liste dell'organizzazione alle elezioni legislative del 25 gennaio. A ciò si aggiunge la ripresa degli «assassinii mirati» da parte di Israele che ha costretto i leader di Hamas a Gaza a ritornare in clandestinità nel momento in cui ricominciavano ad operare alla luce del sole. A molti perciò sono apparse una ammissione di responsabilità le parole pronunciate domenica sera da Mahmud Zahar, il capo di Hamas a Gaza: «Chiediamo ai nostri gruppi militari di fermare le loro operazioni (lanci di razzi da Gaza) contro il nemico (Israele). Chiediamo alla nostra gente di proteggere coloro che hanno le armi della resistenza, che saranno imbracciate solo di fronte all'occupazione. Ribadiamo il nostro impegno a porre fine a tutte le parate militari». Da Beirut, il rappresentante di Hamas in Libano, Osama Hamdan, ieri ha precisato con tono perentorio che la tregua vale fino a dicembre lasciando intravedere differenze tra la posizione degli islamisti palestinesi in esilio e quella di coloro che vivono in Cisgiordania e Gaza.

In casa Anp, intanto, festeggiano il passo falso di Hamas, anche se in pubblico i dirigenti palestinesi condannano la violenza della rappresaglia israeliana che ha fatto morti e feriti e riportato la paura a Gaza.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione del Manifesto. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT