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Europa Rassegna Stampa
27.09.2005 Per qualcuno Israele viola le tregue e non ha vittime
la "verità" del quotidiano della Margherita

Testata: Europa
Data: 27 settembre 2005
Pagina: 2
Autore: Dan Rabà
Titolo: «La svolta di Israele è appesa alla lotta tra Arik e Bibi per la guida del Likud»
EUROPA di martedì 27 settembre 2005 pubblica un articolo di Dan Rabà sulla lotta politica interna al Likud.
Rabà descrive come "senza vittime" i lanci di razzi qassam da parte di Hamas negli ultimi giorni (vi sono invece stati feriti, uno dei quali grave) e in un passaggio dell'articolo ( "A febbraio le autorità palestinesi e israeliane avevano proclamato un cessate il fuoco, in seguito al quale Israele aveva interrotto i raid aerei e Abu Mazen aveva promesso pattugliamenti dei con- fini e l’aumento delle forze di polizia. Invece sabato gli elicotteri d’assalto israeliani hanno sorvolato la striscia di Gaza distruggendo cinque magazzini adibiti a produrre o nascondere armi e uccidendo due leader dei miliziani palestinesi. L’esercito di Sharon ha anche spostato molti blindati sul confine con Gaza, facendo aumentare le preoccupazioni per un nuovo scoppio di violenze") la risposta israeliana all'aggressione terroristica diventa una violazione della tregua.

Ecco il testo:

Tremila membri del comitato centrale del Likud sono chiamati a votare per decidere il futuro prossimo di Israele. È nelle mani di Benjamin "Bibi" Netanyahu, ex ministro degli esteri di Israele, e del primo ministro Ariel Sharon la scelta di proseguire sulla strada del ritiro dei coloni o fare marcia indietro.
Le proiezioni di voto indicano il vantaggio di Natanyahu con il 50,7% di voti, mentre Sharon sarebbe fermo al 43,2% e gli indecisi formerebbero circa il 6%. Domenica pomeriggio i due rivali hanno duellato di fronte al Comitato Centrale, ma solo "Bibi" ha potuto pronunciare il suo intervento. "Arik" Sharon, non ha potuto illustrare il suo programma a causa di un problema "tecnico" con il microfono, nemmeno sostituito. Il primo ministro ha lasciato il palco con un sorriso amaro e il testo del discorso è stato poi distribuito alla stampa. La polizia lunedì ha aperto un’indagine sull’episodio per chiarire se si è trattato di un sabotaggio. Il Likud è dunque spaccato a metà tra sostenitori di Sharon e di Netanyahu. I falchi sono per una linea più dura riguardo alla questione palestinese e vorrebbero espandere ulteriormente le colonie fino ai territori occupati durante la guerra del 1967. Inoltre giudicano il ritiro da Gaza una mossa che ha indebolito Israele e che porterà ad un aumento degli atti terroristici palestinesi; ritengono che Sharon sia un «traditore dei coloni, degli ideali del partito e delle tradizioni» ebraiche e lo accusano di voler far del Likud un partito di sinistra.
Se Sharon perderà la guida del partito si è detto pronto a lasciarlo per fondarne uno nuovo, abbandonando quindi il Likud «nelle mani degli ultra conservatori e ultra nazionalisti». Nel suo discorso avrebbe anche voluto esprimere la volontà di fare del partito un «movimento liberale per unire il paese», ma anche sottolineare l’impossibilità per Israele di tenere tutti i territori presi nel ’67 e che una trattativa con Abu Mazen sarà possibile solo se si arriverà ad un totale disarmo delle frange estremiste palestinesi, come previsto dalla Road Map. Questa è la linea con la quale Sharon spera di vincere e indire di conseguenza le elezioni primarie ad aprile, in vista delle legislative che si terranno a novembre 2006. Netanyahu, al contrario, vorrebbe le primarie tra due mesi, e nel caso si affermi come candidato del Likud, anticiperebbe le elezioni in primavera.
Ma la partita non si gioca solo entro i confini dello stato ebraico: Sharon ha dato carta bianca all’esercito israeliano per fermare gli attacchi di Hamas nella zona di Sderot, iniziati venerdì dopo l’autobomba scoppiata nel campo profughi di Jabalya durante una parata di Hamas. Sabato gli estremisti hanno lanciato più di quaranta missili nei territori di Israele, senza provocare vittime o danni.
A febbraio le autorità palestinesi e israeliane avevano proclamato un cessate il fuoco, in seguito al quale Israele aveva interrotto i raid aerei e Abu Mazen aveva promesso pattugliamenti dei con- fini e l’aumento delle forze di polizia. Invece sabato gli elicotteri d’assalto israeliani hanno sorvolato la striscia di Gaza distruggendo cinque magazzini adibiti a produrre o nascondere armi e uccidendo due leader dei miliziani palestinesi. L’esercito di Sharon ha anche spostato molti blindati sul confine con Gaza, facendo aumentare le preoccupazioni per un nuovo scoppio di violenze. I vertici di Hamas avevano annunciato sabato mattina una tregua «per preservare l’atmosfera di celebrazione per la sconfitta degli occupanti», ma non tutti gli altri gruppi estremisti hanno aderito. Israele continua quindi con determinazione la lotta ai terroristi, compiendo nel week-end un’enorme retata in Cisgiordania nella quale più di duecento palestinesi (militanti di Hamas e della Jihad islamica) sono stati arrestati. Ieri mattina i soldati israeliani sono entrati a Ramallah per recuperare il corpo di un cittadino israeliano rapito e ucciso mercoledì scorso e arrestare un uomo, mentre gli attacchi aerei erano ricominciati già all’alba.
Dal lato palestinese, sabato Abu Mazen aveva chiamato un ex leader di Hamas esiliato in Egitto, Khaled Meshaal, sostenendo che il lancio di missili nella giornata di sabato era stato «eccessivo».
L’incontro previsto per il due ottobre tra i primi ministri è stato cancellato dalle autorità palestinesi, le quali hanno chiesto più tempo per prepararsi al meeting, rimandando quindi le trattative per una soluzione pacifica dei contrasti decennali che attraversano il Medio Oriente a data da destinarsi.
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