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Il Sole 24 Rassegna Stampa
27.09.2005 Il Likud e Hamas per me pari sono
l'insostenibile equivalenza di Ugo Tramaballi

Testata:Il Sole 24
Autore: Ugo Tramaballi
Titolo: «Sharon di misura supera Netanyahu»
Due minoranze chiudono sistematicamente ogni spiraglio di pace tra israeliani e palestinesi: da un lato Hamas, le Brigate Al Aqsa e gli altri gruppi terroristici decisi a continuare la "lotta armata", dall'altro, esattamente sullo stesso piano, gli estremisti del Comitato centrale del Likud, anzi del "Sinedrio".

E' la tesi di Ugo Tramballi, che la sostiene sul SOLE 24 ore di martedì 27 settembre 2005.
Nella conclusione dell'articolo, anzi, sembra di capire che il pericolo reale sia Netanyahu e che i razzi kassam siano un problema soltanto perché favorirebebro la vittoria elettorale del politico israeliano.

In realtà è semplicissimo rilevare almeno una differenza tra Hamas e il comitato centrale del Likud. Hamas è un'organizzazione terroristica, che uccide quanti più israeliani possibili e che può condizionare le elezioni palestinesi con la minaccia delle armi. Il Likud è un partito democratico.

Inoltre, di fatto, la vera notizia, praticamente ignorata da Tramaballi, è che, anche nelle elezioni interne al Likud, Sharon ha vinto.
Tramballi però preferisce appunto minimizzare questa notizia concentrandosi su scenari futuribili che vedono il partito e l'intero israele condizionati da una "minoranza estremista".
Dimenticando la vera minaccia alla pace, che continua ad essere il terrorismo palestinese.

Ecco il testo dell'articolo:

E’ sempre stato così tra israeliani e palestinesi, e così continuerà ad essere: per qualche anno ancora dicono gli ottimisti, per almeno un altro paio di generazioni dicono i pessimisti.
Non appena si apre uno spiraglio importante, una vera opportunità –l’ultima è stato il ritiro israeliano da Gaza – nel giro di qualche giorno quella speranza viene aggredita da un processo di senescenza che, come un virus fulminante, la porta alla morte.
Ma la vera peculiarità di questo conflitto così radicato da uccidere rapidamente ogni anticorpo pacifico, è che piccoli gruppi determinati hanno sempre la forza di imporre la loro volontà sulla maggioranza. Sono minoranza tra i palestinesi Hamas, la jihad islamica, le Brigate al Aqsa, quando annunciano che la lotta armata contro Israele continuerà fino a Gerusalemme e oltre: Jaffa, Tel Aviv, Haifa.. Il consenso popolare crescente di Hamas non è per gli inutili razzi Kassam o le tronfie promesse di vittoria militare ma per la sua onestà rispetto alla corruzione storica dell’Olp e dell’Autorità palestinese, la sua rete di servizi sociali, la sua capacità di dare lavoro e aiuto a una società di disoccupati.
E sono minoranza anche i membri del Comitato centrale del Likud – meno di 3000 – che hanno votato ieri sera e che continueranno a tenere in ostaggio la volontà degli elettori di quel partito, di tutti gli elettori di Israele e il futuro dell’intero paese. La situazione è simile al panorama politico italiano – 30 governi dal 1948,11 premier, 38 ministri della difesa, 39 delle Finanze, 40 degli Affari Religiosi, 42 dei Trasporti – ma ancora più complessa. Guidati da Bibi Netanyahu e dalla lobby politica dei coloni assetati di vendetta dopo aver perso gli insediamenti di Gaza, la maggioranza di quei tremila signori delle tessere vuole togliere di mezzo Ariel Sharon. Ieri sera, col voto del sinedrio, cercando di anticipare le primarie del partito che dovranno scegliere l’uomo che li guiderà alle prossime elezioni; presto, alle primarie, spingendo il partito a preferire Netanyahu anziché Sharon.
E se non dovesse riuscire il complotto dentro il Likud Bibi ne ha pronto uno anche dentro il parlamento: è convinto di avere i 61 deputati necessari per sfiduciare Sharon e il suo governo di destra-centro-sinistra, sostituendolo senza nuove elezioni con lo stesso Netanyahu e un altro esecutivo nazional-religioso.
Quanto il complotto sia folle è spiegato da tutti i sondaggi che in questi mesi riempiono i giornali: più ci si allontana dal Comitato centrale del Likud, più la figura di Netanyahu scolorisce e quella di Sharon si illumina. Un Likud guidato da quest’ultimo andrebbe incontro al più fenomenale successo elettorale della storia di Israele; un partito guidato da bibi perderebbe una decina degli attuali seggi parlamentari. Quello di Sharon che se perdesse nel Likud certo non andrebbe in pensione ma fomerebbe una sua forza politica, una specie di Likud 2, vincerebbe comunque. Per questo Bibi preferisce il complotto parlamentare che gli eviterebbe di portare troppo presto il paese alle urne. Senza contare l’amministrazione Bush che trema all’idea di affidare a uno come Netanyahu le sue speranze di soluzione della questione palestinese; senza contare il credito conquistato da Sharon persino tra gli europei; senza contare le aperture arabe: l’altro giorno il Bahrein è sato il primo Paese ad abrogare il boicottaggio economico contro Israele.
Come spiegava qualche giorno fa il giornale Yediot Ahronot il Comitato Centrale non si è riunito per decidere una politica ma per "punire e vendicarsi. Per molti dei suoi membri è importante stabilire che un prmeier che si ritira da un territorio israeliano non può sopravvivere: è assassinato (Rabin, ndr) o esautorato". Se Netanyahu governa, Gaza sarà riconquistata ao chiusa in una gabbia permanente, nessun altra colonia della Cisgiordania sarà abbandonata e Israele perderà l’ultima occasione di essere uno "Stato democratico degli ebrei". In laternativa, come dice Omri, il figlio di Sharon, nascerà un "Bibistan". Dopo aver tirato in una sola notte 40 kassam su Israele, Hamas ha forse capito che ogni razzo è un voto per Netanyahu e ha dichiarato un nuovo cessate il fuoco unilaterale: ma ha solo intuito il problema.
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