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La Stampa Rassegna Stampa
24.09.2005 Così il lettore equipara democrazia e terrorismo
un articolo molto ambiguo di Aldo Baquis

Testata: La Stampa
Data: 24 settembre 2005
Pagina: 10
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Strage al corteo Hamas,Israele nega le accuse»
Il quotidiano torinese ritiene di inserire nel titolo che "Israele nega le accuse",come se quella fosse "la" notizia, quando persino l'ANP ha dichiarato che è Hamas ad essere responsabile per l'esplosione che ha causato morti e feriti. Perchè dunque dare credibilità ad Hamas e tirare in ballo Israele ? Fin qui la responsabilità della redazione che fa le titolazioni.
Non meno responsabile Aldo Baquis, che inizia il pezzo addirittura con l'accusa di Hamas contro Israele. Tutto l'articolo è poi pesantemente ambiguo, nulla distingue il comportamento dell'esercito israeliano dalle azioni terroriste di Hamas. Le accuse di Hamas vengono prese per buone mentre la posizione dell'ANP viene data in forma dubitativa. Il lettore non ha così la possibilità di distinguere fra i comportamenti di uno stato democratico che difende i propri cittadini e le azioni di un movimento terrorista.
Invitiamo i lettori a leggere la corrispondenza di Baquis e poi inviare la loro opinione alla STAMPA.

Hamas ha accusato ieri Israele di aver provocato il massacro di almeno 10 palestinesi (altri dicono 19) tra cui alcuni bambini, durante una sfilata militare islamica nel campo profughi di Jabalya, Gaza, e ha minacciato di condurre una ritorsione armata che potrebbe mettere fine a mesi di calma relativa nei Territori.
Israele ha negato di essere coinvolto e la stessa Autorità nazionale palestinese non si è mostrata convinta della fondatezza delle accuse di Hamas. Ma la spirale di violenza - che peraltro era iniziata diverse ore prima con la uccisione in Cisgiordania di tre miliziani della Jihad islamica e con il successivo bombardamento del Neghev israeliano con razzi palestinesi - potrebbe avere una dinamica indipendente.
L’episodio è avvenuto nel tardo pomeriggio quando nell’affollato campo profughi di Jabalya, Hamas ha fatto entrare i suoi reparti armati, a bordo di jeep che ostentavano fra l’altro i razzi Qassam utilizzati nella lotta contro la occupazione israeliana. Nelle strade c’era una atmosfera elettrizzata - hanno detto fonti locali - e migliaia di persone si pressavano in attesa di ascoltare il discorso di uno dirigenti politici di Hamas, Ismail Hanye.
In cielo volteggiavano due elicotteri militari israeliani. A quanto pare si trattava di una misura cautelativa dopo che dalla stessa zona erano stati sparati 13 razzi Qassam della Jihad islamica contro il Neghev, in reazione alla uccisione in Cisgiordania dei tre miliziani. Israele aveva informazioni di intelligence secondo le quali altri lanci erano imminenti. In questa atmosfera certamente pesante si è verificata una serie di deflagrazioni, che hanno fatto strage della folla. Fra le vittime ci sarebbe anche Ahmed al-Ghandur, dirigente di Ezzedin el-Qassam, il braccio armato di Hamas.
Israele ha subito smentito di aver provocato quella deflagrazione. Ma in serata un dirigente di Hamas, Nizar Rayan, ha sostenuto che nel cadavere di una delle vittime è stato trovato un elemento di metallo tipico dei razzi israeliani. Si tratterebbe di una componente utilizzata per dirigere I razzi a distanza. Rayan non ha lasciato dubbi che secondo Hamas la parata è stata colpita da razzi israeliani, che la reazione della sua organizzazione sarà energica. Ma la Autorità nazionale palestinese non è del tutto persuasa che la versione di Hamas sia attendibile. La questione delle parate armate è molto sgradita al presidente Abu Mazen che nei giorni scorsi aveva chiesto ed ottenuto la loro cessazione. Il termine ultimo era fissato per sabato, cioé oggi.
Ma a Gaza viene fatta un’altra ipotesi, ossia che a provocare la deflagrazione sia stata una milizia ostile a Hamas. Una ipotesi conduce alla famiglia di Mussa Arafat, l’ex capo dell’intelligence militare ucciso due settimane da un commando di cento persone, senza che nessun reparto della Autorità nazionale palestinese venisse in suo soccorso. Qualcuno sostiene che quell’attentato, rivendicato dai Comitati di resistenza popolare (una coalizione eterogenea di elementi armati), sia stato commissionato appunto da Hamas, che attribuiva a Mussa Arafat la responsabilità indiretta della uccisione di uno dei suoi esperti militari, Yihia Ayash. Secondo questa tesi, l’entourage di Mussa Arafat avrebbe potuto provocare la deflagrazione.
Ma quello che ora conta, dicono a Gaza, è quale «verità» Hamas vorrà imporre. Certamente gli islamici attraversano un momento di grande fiducia: nelle settimane passate hanno contrabbandato a Gaza migliaia di fucili, razzi Rpg, ed esplosivi, grazie all’apertura del confine palestino-egiziano presso Rafah.
Come Hamas, anche la Jihad islamica ritiene giunto il momento di passare all’offensiva dopo che ieri Israele ha ucciso uno suo comandante militare nella Cisgiordania settentrionale e due suoi compagni. Secondo Israele stavano preparando una unità specializzata nel lancio di razzi Qassam. Anche le Brigate dei martiri di al-Aqsa, il braccio armato di al-Fatah, puntano ad un inasprimento della lotta armata contro Israele. Lo confermano le stesse fonti palestinesi secondo cui ad el-Arish (Egitto) si sono incontrati con un emissario importante dei guerriglieri filo-iraniani Hezbollah: Keis Obeid, alias Abu Hassan. E i servizi di sicurezza egiziani non si sono accorti di niente.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Stampa. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.

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