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Il Sole 24 Ore Rassegna Stampa
20.09.2005 Al di sotto di ogni sospetto
l'ingloriosa fine della carriera di un propagandista: padre Benjamin

Testata: Il Sole 24 Ore
Data: 20 settembre 2005
Pagina: 10
Autore: un giornalista
Titolo: «Le legegrezze di padre Benjamin»
IL SOLE 24 ORE di martedì 20 settembre 2005 pubblica un editoriale sul caso dei finanziamenti di Saddam a padre Benjamin.
Maggiore cautela su veridicità e "doverosità" delle denunce del sacerdote e sulle responsabilità di generici "abienti cattolici", nei quali si contano per la verità, e non da oggi, molti critici severi di Benjamin, sarebbe stata opportuna.
In ogni caso, l'editoriale dice l'essenziale: la credibilità del propagandista baathista in tonaca esce distrutta dalla vicenda.

Ecco il testo:

La battaglia per la pace. La campagna di denuncia delle tragiche conseguenze delle tonnelate di proiettili all'uranio impoverito uranio impoverito usati in Iraq. L acampagna contro la fame e la malnutrizione dei bambini iracheni. non c'è nulla da ridire.Al contrario, tutte quelle iniziative sono state legittime, Anzi, doverose.
C'è invece da ridire quando si viene a sapere che quelle battaglie sono state condotte anche grazie ai finaziamenti di Baghdad e cioè del regime dittatoriale che per primo ha scelto la guerra (contro l'Iran, contro la sua stessa minoranza curda e infine contro il Kuwait) e che ha sistematicamente affamatoil suo popolo la fine di spingere l'opinione pubblica occidentale a chiedere la revoca di sanzioni intese a impedirgli di riarmarsi.
Il sacerdote di origine francese padre Benjamin ha per anni denunciato le ingiustizie delle sanzioni. Ma l'impatto di quelle denunce non sarebbe stato lo stesso se avesse detto che a contribuire al finanziamento della sua campagna mediatica era stato - direttamente o indirettamante - il governo di Saddam.
Eppure pare sia stato così. Si è infatti ora scoperto che padre Benjamin ha ricevuto 140 mila dollari da un avvocato svizzero nel giorno in cui costui è riuscito a "piazzare" una partita di petrolio che dai documenti di Baghdad risulta intestata al sacerdote. Adesso padre Benjamin si giustifica parlando di "donazione" in nessun modo associabile all'affare petrolifero.. Ma chi passa da studi televisivi a conferenze internazionali per denunciare nefandezze e bugie altrui ha il dovere non solo di essere irreprensibile, ma di tenersi a distanza da qualsiasi transazione che possa generare dubbi o sospetti.
Non facendolo, padre Benjamin mette adesso in difficoltà gli ambienti cattolici, che per anni gli hanno lasciato briglia sciolta sulla questione irachena. e' vero che il sacerdote francese era una sorte di cane sciolto, ma era la sua tonaca in bella mostra renderlo più appetibile presso massmedia e opinion maker
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