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Il Foglio Rassegna Stampa
16.09.2005 Quando la politica si fa dura
il dibattito tra Christopher Hitchens e George Galloway a New York

Testata: Il Foglio
Data: 16 settembre 2005
Pagina: 1
Autore: un giornalista
Titolo: «Hitchens vs Galloway»
IL FOGLIO di venerdì 16 settembre 2005 pubblica in prima pagina un resoconto di un duro dibattito tra Christopher Hitchens, intellettuale marxista favorevole alla liberazione dell'Iraq e George Galloway, deputato laburista sostenitore di Saddam Hussein e di Bashar Assad.

Ecco il testo:

New York. Non si sono picchiati. Ma è l’unico
scambio che è mancato, l’altra sera al
Baruch College di New York, fra due corpulenti
e sanguigni cittadini britannici. Totalmente
privi di flemma, Christopher Hitchens
e George Galloway hanno cominciato
a darsele già da prima che iniziasse il dibattito,
nella sala stracolma di tifosi paganti
12 dollari. Tema: "La guerra in Iraq". Hitchens,
uomo di estrema sinistra, leggendario
fustigatore di Henry Kissinger, ma oggi
convinto sostenitore della guerra, distribuiva
un volantino con le ultime frasi-choc
pronunciate da Galloway, deputato alla Camera
dei Comuni, il più feroce oppositore
alla guerra che si trovi al mondo. "Mai nel
Senato degli Stati Uniti sono state pronunciate
parole così antiamericane", commentò
Wolf Blitzer della Cnn lo scorso maggio,
quando Galloway riuscì a trasformare
un suo interrogatorio sui coupon incassati
per Oil for food in un comizio anti Bush.
Quando sono saliti sul ring, sono state
scintille fin dalla prima frase di Hitchens:
"Chiedo un momento di silenzio per le 160
persone che sono state sadicamente assassinate
stamane a Baghdad mentre andavano
a lavorare o a registrarsi per le prossime
elezioni". "Volgare demagogia –
ha ribattuto Galloway – perché
non chiedi lo stesso silenzio
anche per le migliaia
di vittime dei soldati americani
a Fallujah o l’altro ieri a Tal
Afar?", ha chiesto il deputato
parlamentare inglese di una
circoscrizione nel cuore del
Londonistan.
Poi è cominciata la lunga
requisitoria di Hitchens: "Se
negli ultimi 15 anni avessimo
seguito i consigli dei pacifisti,
oggi avremmo un Kuwait annesso
all’Iraq, Slobodan Milosevic al
potere in Serbia con il Kosovo ripulito
etnicamente, i talebani che
opprimono l’Afghanistan ospitando i
terroristi di al Qaida e Saddam Hussein
padrone di quel campo di concentramento
in superficie con fosse comuni
sottoterra che era il suo Iraq. Non siamo
quindi noi favorevoli alla guerra a dover dare
spiegazioni, visto che il diritto internazionale
la permette se uno Stato ne aggredisce
un altro, se viola ripetutamente il Trattato di
non proliferazione nucleare, se non rispetta
la Convenzione contro il genocidio o se ospita
bande di criminali internazionali. Tutte
condizioni presenti nel caso di Saddam, la
cui tirannia avrebbe prima o poi fatto implodere
l’Iraq, con la Turchia a invaderne il
nord, l’Iran che interviene per proteggere gli
sciiti e l’Arabia Saudita che avrebbe fatto altrettanto
in difesa dei suoi sunniti salafiti
wahabiti. Invece, grazie a quella nobile impresa
che è stata la liberazione di Baghdad,
e nonostante le straordinarie difficoltà che
sta incontrando, sono stati raggiunti i seguenti
risultati: l’uomo che ha pianificato e
ordinato vari genocidi è oggi in carcere, e seguirà
Milosevic e Augusto Pinochet nel buio;
è in corso un libero dibattito sulla costituzione
in un paese dove fino a due anni fa c’era
la morte per chi avesse osato parlare di
Costituzione; i curdi, la più grande minoranza
senza Stato, sono liberi e quello straordinario
personaggio che è Jalal Talabani è il
presidente liberamente eletto dell’Iraq; la
Libia ha confessato di essere cliente di quel
supermercato delle bombe atomiche che
era l’organizzazione pakistana di Qadeer
Khan, e si è disarmata".
"Sei un bruco che lascia una scia disgustosa"
"Caro Christopher – ha risposto Galloway,
con gli occhi azzurri stretti e vivaci
– ricordi quel discorso che facesti 25 anni
fa nella mia Scozia, lodando la città di
Dundee che si era gemellata con Nablus in
Palestina? Non era facile avere certe idee
allora, e parteggiare per il Fronte di liberazione
della Palestina che aveva inaugurato
il terrorismo di massa con la strage di
Monaco. Ringrazio lo stesso Hitchens per
la sua coraggiosa opposizione alla guerra
contro l’Iraq nel ’91. Era molto difficile essere
contro quell’invasione, dopo tutto l’Iraq
era governato da uno che si chiamava
Saddam Hussein ed erano passati appena
tre anni dal massacro di Halabjah, effettuato
con quelle armi chimiche di cui tu dici
di sentirne ancora l’odore quando vai in
Kurdistan. Coraggiosamente, fanaticamente
oserei dire, Hitchens si oppose all’invasione
del presidente George Bush. Cosicché
quella cui oggi assistiamo è la prima
metamorfosi al contrario, da farfalla a baco,
e uso apposta questo termine, perché i
bachi lasciano dietro di loro una scia di bava
disgustosa".
"Sei tu ad avere posizioni repellenti – gli
ha replicato Hitchens – e dopo aver leccato
il culo per anni a Saddam, il 30 luglio sei
andato a Damasco rendendo omaggio al
macellaio Assad, che scatena le sue squadre
della morte in Libano. La Siria è l’unico
paese ancora guidato dal partito Baath,
e tu ti sei trovato un nuovo padrone. Oggi la
sinistra laica irachena sta combattendo
contro la violenza fascista, e tutti in medio
oriente, da Saad Ibrahim, il Nelson Mandela
d’Egitto, al leader socialista libanese
Walid Jumblatt, riconoscono che la liberazione
dell’Iraq è stata per loro come la caduta
del Muro di Berlino".
Pubblico diviso, applausi continui.
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