Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
L'Italia capisce la scelta di pace di Israele, con qualche eccezione intervista all'Ambasciatore Ehud Gol
Testata: Corriere della Sera Data: 14 settembre 2005 Pagina: 13 Autore: Maurizio Caprara Titolo: «L'ambasciatore Ehud Gol:»
Il CORRIERE DELLA SERA di mercoledì 14 settembre 2005 pubblica a pagina 13 un'intervista di Maurizio Caprara all'ambasciatore israeliano in Italia Ehud Gol.
Ecco il testo: ROMA - Ariel Sharon ha affermato che l’uscita dei coloni da Gaza «ha migliorato l’immagine di Israele nel mondo». Dal suo punto di osservazione, le risulta che sia avvenuto anche nel nostro Paese? «Assolutamente sì», risponde Ehud Gol, ambasciatore israeliano in Italia. Da che cosa lo nota? «Quando fu annunciato il piano di disimpegno da Gaza, molti nel mondo ebbero dubbi, sospetti sulle intenzioni di Sharon. Ma il nostro premier ha affrontato le opposizioni nel partito, nella Knesset, nel governo. Ha messo a rischio un’intera vita politica. I suoi sforzi si sono combinati con quelli di Shimon Peres, ha dimostrato che la scelta era per il bene di Israele e della pace. Questo è stato percepito anche qui». E’ stato percepito da chi, in particolare? «Uno dei primi a telefonare a Sharon durante l’esecuzione del piano su Gaza è stato Silvio Berlusconi, il 17 agosto. Anche settori che erano stati molto critici verso Sharon, mi riferisco alla sinistra, hanno espresso apprezzamento». Una delle valutazioni più favorevoli è arrivata da Piero Fassino: Sharon ha compiuto «un passo coraggioso» e «di straordinaria importanza». Lei a chi pensa, oltre che al segretario dei Ds? «I leader del centrosinistra hanno compreso quanto è stato difficile lasciare Gaza. Si sono resi conto che c’era il pericolo di una frattura di Israele in due parti e che invece la nostra democrazia ha dimostrato grande vitalità». Oltre Fassino, chi lo ha capito? «Di certo Romano Prodi, Francesco Rutelli, Walter Veltroni, Umberto Ranieri. Ho avuto la possibilità di spiegare la questione anche a Fausto Bertinotti. Però non tutta la sinistra ha capito». In agosto il segretario di Rifondazione ha dichiarato che la scelta di Sharon era «una pagina nuova, importante». Lo aveva incontrato a tu per tu? «No, in pubblico, sei mesi fa. Poi ho chiesto di incontrarlo a faccia a faccia. L’ambasciata ha contattato l’ufficio di Bertinotti, ma finora non abbiamo risposta. Ritengo che questo derivi da un’incapacità di certa gente di digerire la svolta politica avvenuta». A chi attribuisce questa incapacità? «Non a Bertinotti: mi incontrerebbe, penso. Altri probabilmente subiscono l’influenza di uomini della sinistra come Oliviero Diliberto, i quali hanno difficoltà a riconoscere che c’è stata una novità. Forse, se lei scriverà quello che sto dicendo, Bertinotti verrà a sapere che qualcuno blocca un suo incontro con me». Qualcuno nel suo staff, secondo lei? «Nel suo staff ». Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla direzione del Corriere della Sera . Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.