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Il Foglio Rassegna Stampa
07.09.2005 Repressioni e armi nucleari: ecco l'Iran di Ahmadinejad
che minaccia l'Iraq, Israele e l'Occidente

Testata: Il Foglio
Data: 07 settembre 2005
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: «Teheran rinnova l’impeto moralizzatore e l’arsenale "difensivo"»
Il regime iraniano getta la maschera: repressione del dissenso e dei costuni non conformi ai dettami khomeinisti, riarmo nucleare, sostegno al terrorismo, permanente minaccia all'Iraq, a Israele e all'Occidente.

Un'analisi dal FOGLIO di mercoledì 9 settembre 2005. Ecco il testo:

Roma. "Non abbiamo fatto la rivoluzione per avere la democrazia", ammoniva durante la campagna elettorale il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad. "Il nostro – ha spiegato – è un paese religioso che chiede un governo fondamentalista, clemente con i deboli e severo con i potenti". Ma a un mese dalla sua investitura, fiaccato dalla vecchia guardia conservatrice ostile al nuovo governo, Ahmadinejad ha accantonato la lotta all’ingiustizia sociale per
abbracciare una crociata moralizzatrice. La campagna ispirata dal leader supremo
e dalla sua insofferenza alla blanda "lipstick revolution" dell’ex presidente, Mohammed Khatami, è stata benedetta dalla massima autorità giudiziaria, l’ ayatollah Shahroudi, che ha invocato "uno sradicamento meticoloso del male e di tutte le devianze". "Il più lieve disturbo della quiete sociale – ha detto il neocapo della polizia, Ismail Ahmadi Moghaddam – potrebbe trasformarsi
in un caso internazionale: la risposta delle nostre forze di sicurezza dovrà essere rapida e accurata". Moghaddam ha rafforzato i poteri del corpo di polizia e dato l’avvio a iniziative congiunte tra forze di sicurezza e organizzazioni paramilitari. Promosso anche il reparto dei volontari bassiji, che eserciterà anche funzioni di polizia. Il rinnovato impeto rivoluzionario degli osulgara, i fondamentalisti di Ahmadinejad, potrà ora scagliarsi contro le proteste in Kurdistan, Khuzestan e Baluchistan, ma i primi bersagli – lamentano le organizzazioni femminili – sono le donne. Nella cittadina di Shahir Shahr gli avvertimenti hanno invaso le strade e le vetrine dei negozi: tolleranza zero contro le "bad hijabi", le mal velate che sfidano le regole dell’estetica di regime. "Dopo il fermo dovranno comparire davanti a un giudice islamico per ricevere la sentenza appropriata (generalmente 100 frustate, ma anche una detenzione da dieci giorni a dieci mesi, ndr.), perché è nostro
compito – ha detto un generale delle guardie rivoluzionarie della cittadina – costruire la cultura islamica nella società". Il ritorno al rigore della prima stagione rivoluzionaria coltiva anche altre ossessioni. "Il prezzo del petrolio vola, la Repubblica islamica guadagna 220 milioni di dollari al giorno mentre l’America continua a soffrire in Iraq. Le alleanze con Russia e Cina tengono. Inevitabile dunque che l’Iran di Ahmadinejad si senta forte", dice il professor
Davoud Hermidas Bavand. Il nuovo plenipotenziario sul nucleare, Ali Larijani, ha
annunciato una riforma del Consiglio per la sicurezza nazionale, l’organo preposto alle più importanti scelte strategiche dell’Iran. Secondo l’Aiea, il paese sta producendo gas per l’arricchimento dell’uranio. Gli incentivi offerti dall’Ue per fermare il nucleare, secondo i diplomatici europei, stanno cadendo
nel vuoto. "Ci sembra che gli accordi di Parigi siano già scaduti". Per quanto riguarda il governo, "la maggior parte dei ministri sono ex guardie rivoluzionarie, la ‘buona notizia’ è che i nuovi ministri svelano il vero volto del regime", commenta Amir Fakhravar, leader degli studenti. I nuovi potenti di Teheran hanno rivelato le loro mire internazionali: dal rinnovato appello alla distruzione d’Israele dell’ayatollah Khamenei alla creazione di un mondo multipolare di cui l’Iran possa essere il faro. Un generale delle guardie rivoluzionarie ha inoltre annunciato l’addestramento di volontari al martirio vicino a Karaj, "perché in un momento in cui gli Stati Uniti – ha detto – parlano di un’opzione militare contro l’Iran, non si può essere contrari alle operazioni dei martiri". Il quotidiano arabo al Ettehad ha inoltre rivelato che dopo i finti pellegrini, l’Iran starebbe ora infiltrando falsi mercanti e la pubblicazione delle guardie rivoluzionarie ha enumerato alcune opzioni difensive iraniane: seminare caos in Iraq e in Afghanistan, usare Hezbollah contro Israele e minare lo stretto di Hormuz, dove transitano le petroliere.
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