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Libero Rassegna Stampa
06.09.2005 Minacce contro chi critica il fondamentalismo islamico
il giornalista Aldo Torchiaro nel mirino dell' "Islamic anti- defamation league"

Testata: Libero
Data: 06 settembre 2005
Pagina: 9
Autore: Barbara Romano - un giornalista
Titolo: «Arrivano le fatwe contro i giornalisti - Avvocati a difesa dell'"onore" dei musulmani»
LIBERO di martedì 6 settembre 2005 pubblica a pagina 9 un articolo di Barbara Romano sulle gravi minacce ricevute dal giornalista dell'OPINIONE Aldo Torchiaro e e ad altri critici del fondamentalismo finiti nel mirino del gruppo Islam Anti-Defamation League.

Ecco il testo:

ROMA Spediscono messaggi intimidatori, stilano liste di proscrizione e, quel che è peggio, lanciano la loro fatwa via Internet. Alternando allusioni in stile mafioso a minacce più esplicite, hanno iniziato a intimidire chiunque si azzardi a dare un giudizio politicamente scorretto sull'Islam e i suoi seguaci. Sono i legionari della Iadl: Islamic anti- defamation league. Un'associazione nata in Italia per combattere ogni libera espressione di pensiero contro il terrore messo in atto in nome di Maometto. Obiettivo: stanare e mettere a tacere i nemici del fondamentalismo islamico, in sprezzo ai più elementari diritti di libertà di stampa e di opinione. Come? Passando al setaccio tutti i mezzi d'informazione ( quotidiani, siti web, tv...) e quindi contattando direttamente, accusandolo e minacciandolo, chi si permette di muovere critiche al credo islamico, che finisce nelle " black della Iadl. Già si vantano di aver fatto chiudere uno dei siti pro- Oriana Fallaci: www. thankyouoriana. it. È lei la nemica giurata della " Gestapo" islamica. La Fallaci, assieme a Magdi Allam, la femminista Ayaan Hirsi Ali e molti altri dissidenti, bloggers, scrittori, intellettuali, giornalisti che hanno osato dire la verità sull'Islam. Ultimo in ordine cronologico, Aldo Torchiaro, giornalista dell'Opinione, quotidiano che si è spesso contraddistinto per le sue inchieste- denuncia sulle connivenze tra l'area dell'eversione estremista italiana e il terrorismo islamico. Torchiaro, sul suo blog ( htt p : / / a l d o t o r c h i a r o . i l c a n n o cchiale. it), ha appena ricevuto una " visita" della Iadl. C'è un nome, tale Halima Barre, in calce alla missiva su cui ora sta indagando la Digos. « La esortiamo a continuare nei suoi divertenti elzeviri » , lo sfida Barre, « da oggi può contarci tra i suoi lettori abituali, considerato che siamo sia per la libertà di espressione sia per la politica della lunga corda. Scelga lei quella che preferisce » . Torchiaro è avvisato. « Una minaccia tutt'altro che velata » , commenta il giornalista. Lui un mese fa aveva scritto un articolo su due dissidenti impiccati a Tehran dal regime iraniano e a questo si deve l'allusione alla « politica delle corda » . Ma non sembra stupito: « I sostenitori della resistenza irachena sono da sempre nemici della libertà di stampa e d'opinione, ecco perché nel loro codice anziché replicare con degli argomenti, preferiscono l'intimidazione e la politica della corda » . Quando lo raggiungiamo al telefono, Torchiaro è negli uffici della Digos, che ha riconosciuto la natura intimidatoria della lettera e ha già aperto un'inchiesta sul caso, soprattutto per risalire all'identità del mittente ( Halima Barre potrebbe essere un nome fittizio). Ma soprattutto per capire chi c'è dietro quest'associazione. Indagine che potrebbe aprire squarci inquietanti sulla galassia degli amici nostrani dei mujaheddin. Il sito di Torchiaro non è il solo bersaglio degli intimidatori di Maometto. Anche altri bloggers sono stati colpiti dalla censura islamica targata Iadl. Un altro caso è quello di Stefania Atzori, autrice di un " neocon blog" ( http: / / freethoughts. splinder. com) che a lei piace definire semplicemente « politically incorrect » , già diffamata da un tale chiamato " Sharif" per i suoi interventi contro l'Ucoii che querela Magdi Allam ( « sono straconvinta che ne uscirebbe vincitore » ) , contro « la barbara e vile legge islamica Sharia nei tribunali per immigrati in Canada » , o contro « i fascisti islamici che dichiarano guerra ad una ragazza irachena ( Sarah Mendly, ndr) che parteciperà a Miss Inghilterra » . Nessun odio verso i musulmani, solo la denuncia della discriminazione, in particolar modo femminile, di quel mondo che la Atzori conosce fin troppo bene, avendo avuto una bambina da un egiziano che poi gliel'ha rapita. La donna poi è riuscita a riportare sua figlia in Italia, ma la sua odissea non sembra finita. Come quella di Ayaan Hirsi Ali e di altre coraggiose attiviste antiislamiche contro le quali si moltiplicano le sentenze di morte via internet. In questi ultimi mesi, due membri della Iadl hanno condotto una battaglia a tappeto con lo scopo preciso di inibire il libero pensiero. Un vero e proprio linciaggio psicologico che si fa beffa anche della legge sulla privacy. Chiunque essi siano, questi individui, infatti, non hanno esitato a pubblicare e- mail personali e dati privati delle loro " vittime", dopo averle bersagliare con frasi tipo « l'azione punitiva va portata fino in fondo » . Oppure: « Vi staneremo, perché l'era del musulmano che subisce zitto- zitto è finita » .
L'articolo "Avvocati a difesa dell'"onore" dei musulmani" spiega che cosa sia in realtà il gruppo in questione.

Ecco il testo:

MILANO Un esercito di cinquantatré avvocati, tra i quali 14 cassazionisti e costituzionalisti, dislocati su tutto il territorio nazionale, si preparano a difendere l'onore ferito dei musulmani. Tutti assoldati dall'Islamic Anti- Defamation League Italy, organismo di recentissima fondazione, nato su iniziativa di « un gruppo di intellettuali, lavoratori, lavoratrici, madri, padri, liberi professionisti, studenti, tutti musulmani » che « hanno deciso di dare un stop al dilagare dell'antiislamismo » . Si presentano così, in un comunicato pubblicato dal sito Internet Aljazira. it e sul blog del giornalista del " manifesto" Sherif El Sebaie. Ma nessun nome noto del fondamentalismo nostrano compare tra i protagonisti dell'iniziativa, di cui tale Halima Barre è la portavoce. Promettono di raccogliere, analizzare e disseminare informazioni « sull'attività di propaganda dell'odio e dell'estremismo » . Non è una difesa del genere umano o della libertà religiosa dei singoli individui, si badi bene. Niente a che fare con un Tribunale internazionale contro la persecuzione degli infedeli nei regimi dove vige la legge coranica. E questo non è nemmeno l'ufficio dove si presentano le ragazze con una denuncia per violenze domestiche ai danni del padre che impone loro di indossare il velo. Prima i musulmani, poi gli altri, dunque, come insegna la teoria fondamentalista. Ma finché la battaglia si combatte nelle aule di giustizia, e non con le autobomba, lo " scontro tra civiltà" rimane su livelli accettabili. Senonché, dietro la tutela delle vittime dell'anti- islamismo, si intravede una minaccia culturale. Se negli Stati dove il Corano è la fonte della legge chi propone una lettura critica del testo sacro viene dichiarato apostata, in Occidente la pressione si esercita diversamente. Basterà dire: « Ti mando in Tribunale » .
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