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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.09.2005 Se la rockstar pacifista scopre l'idealismo dei coloni
la cronaca di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 settembre 2005
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «La rockstar nell'avamposto dei coloni»
Il CORRIERE DELLA SERA di sabato 3 settembre 2005 pubblica a pagina 14 un articolo di Davide Frattini sulla visita della rockstar pacifista israeliana Avi Geffen in un insediamento in Cisgiordania.

Ecco il testo.

«Il mulo? Si chiama Rabin». Aviv Geffen è impallidito, più bianco della cipria che lo maschera ai concerti. Ha chiesto al giovane colono di rimettere a terra le valigie caricate sul carretto e ha telefonato a uno dei produttori: «Riportatemi a casa».
Rischi dei reality show. Paracadutare una rockstar pacifista in mezzo ai caravan di un avamposto dell'estrema destra in Cisgiordania è un po' come chiedere a Mick Jagger di passare una settimana in un villaggio mormone, senza alcol e donne. «O far entrare una zebra nella gabbia dei leoni» ha commentato il quotidiano Maariv, svelando i retroscena del programma che sarà trasmesso lunedì sera dal canale Yes. Alla fine la zebra si è lasciata convincere a rimanere e i leoni non l'hanno sbranata. Malgrado le paranoie e qualche pregiudizio: Geffen, 32 anni, si è rifiutato di mangiare il cibo preparato dai coloni perché temeva fosse avvelenato e una guardia armata gli è rimasta appiccicata per otto giorni (il che non gli ha impedito di dover prendere sonniferi per riuscire a dormire).
Per lui che ha saltato il servizio militare minacciando «mi ammazzo», è stata la prima volta nei territori dove non aveva mai messo piede perché «l'occupazione è il cancro della società israeliana». Per i suoi ospiti è stata una passeggiata sull'altra faccia della Luna, tra riferimenti ai Pink Floyd e sarcasmi dell'élite metropolitana. Con pochi momenti di riconciliazione: Geffen è riuscito ad ammettere di invidiare l'idealismo degli abitanti dell'insediamento e ha accettato di registrare una canzone con Hoshan, 16 anni, che ha detto di apprezzare il suo «fratello di Tel Aviv».
Il musicista è stato accompagnato nell'avventura da Guy Meroz, giornalista d'assalto e simbolo dei media liberal. «Ci siamo detti "andiamo e ascoltiamo, proviamo a non essere troppo provocatori" — ha raccontato — . Ma l'incidente del mulo è stato troppo, volevo picchiare quel ragazzo. Io ho suonato al concerto la notte dell'assassinio, ho abbracciato Rabin e poco dopo lo hanno ammazzato». Qualche anno prima era stato meno caloroso con il primo ministro (in un testo lo aveva definito «un ubriacone») e Yedioth Aharonoth aveva deciso che era troppo: «Non è più un bambino prodigio, ci disonora», aveva titolato su due pagine. Come quando Geffen aveva invitato in un'intervista a Maariv i giovani israeliani a lasciare il Paese dopo l'elezione di Benjamin Netanyahu a premier e molti genitori avevano cancellato gli abbonamenti al giornale.
A Bat Ayin vivono un migliaio di coloni, riuniti attorno a una yeshiva chassidica. Nel 2002 lo Shin Bet aveva scoperto quasi per caso che da qui una cellula di estremisti stava pianificando un attentato contro una scuola palestinese di Gerusalemme Est. «Odiano gli arabi. Il primo giorno ci hanno detto che a loro non era permesso entrare nel villaggio. Non credo di appartenere alla stessa nazione di questa gente. Mi fanno detestare Dio», ha commentato la rockstar.
I rapporti tra Geffen e gli ultraortodossi non sono mai stati cordiali: una sua canzone del 1995 ( Nowhere) era stata bandita per i riferimenti troppo espliciti a un incesto tra padre e figlia. L'unica religione a cui ripete di credere «è quella dell'amore», in un misto di New Age da spiaggia e cultura beat degli Anni Settanta ereditata dal padre, il poeta Yonatan Geffen (del prozio Moshe Dayan ha invece detto «non gli mancava un occhio, gli mancava un cuore»). Non ha rinunciato a essere dissacrante anche in territorio «nemico» e l'ultima notte è riuscito a portare una ragazza dell'avamposto nel mikveh, il bagno rituale. «Ci siamo immersi, io ero nudo, lei indossava il reggiseno. Niente sesso. Da allora il luogo è considerato impuro, nessuno lo userà più. La famiglia di lei è stata minacciata. Ma dimostra quello in cui credo: alla fine l'amore ha trionfato».
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