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Il Manifesto Rassegna Stampa
31.08.2005 Michele Giorgio, quando il terrorismo è solo ebraico
la strumentalizzazione propagandistica della strage di Shrafam da parte del quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 31 agosto 2005
Pagina: 4
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Israele, quando il terrorismo è solo arabo»
Michele Giorgio, che mai ha chiamato il terrorismo stragista palestinese con il suo nome, esaltandolo invece come "resistenza", firma sul MANIFESTO di mercoledì 31 agosto un articolo sulla sentenza che ha negato ai parenti degli arabi e dei drusi israeliani uccisi a Shfaram i sussidi a lungo termine garantiti alle vittime del terrorismo (sarà come loro garantita una diversa forma di assistenza).

Comunque si giudichi la sentenza, appare evidente l'intento propagandistico di Giorgio, che giunge a scrivere: "In sostanza i palestinesi di Israele se vorranno vedersi riconoscere, almeno da morti, pari diritti e dignità con i cittadini ebrei, dovranno farsi ammazzare da altri palestinesi. Altrimenti rimarranno cittadini di serie B anche nella tomba".
In realtà gli arabi di Israele sono cittadini a pieno titolo, e vale la pena di ricordare che motoi di essi sosno stati effettivamente vittime del terrorismo palestinesi, per il quale, aquanto pare, un arabo israeliano è un rabo di serie B.

Ecco l'articolo:

Non verranno riconosciuti come «vittime del terrorismo» i quattro palestinesi della cittadina araba israeliana di Shefa Amer (Shfaram, in Galilea) uccisi lo scorso 4 agosto da Eden Natan Zada, un estremista ebreo in uniforme da soldato. Il quotidiano israeliano Haaretz ieri ha riferito che i loro familiari riceveranno un unico risarcimento governativo, ancora da stabilire, ma non i sussidi a lungo termine previsti dalla legge anti-terrorismo. Una commissione ministeriale guidata da alti funzionari del ministero della difesa ha deciso che le vedove e i figli dei quattro palestinesi - tutti con cittadinanza israeliana - non hanno diritto a ricevere il sussidio mensile (tra 650 e 1750 euro) perché non sono stati massacrati da un «nemico». La legge antiterrorismo infatti riconosce solo coloro che sono stati uccisi da «forze nemiche», ovvero gli arabi. Eden Natan Zada invece era un israeliano ebreo e, in quanto tale, non può essere considerato un nemico. In sostanza i palestinesi di Israele se vorranno vedersi riconoscere, almeno da morti, pari diritti e dignità con i cittadini ebrei, dovranno farsi ammazzare da altri palestinesi. Altrimenti rimarranno cittadini di serie B anche nella tomba. La stessa commissione sta anche valutando i diritti al risarcimento per le famiglie dei quattro manovali palestinesi uccisi da un colono ebreo il 17 agosto nell'insediamento di Shilo (Cisgiordania). Viste le premesse poco incoraggianti, il risultato si annuncia deludente per le vedove e i figli delle vittime. La stessa commissione si era occupata anche dei risarcimenti alle famiglie dei 13 palestinesi rimasti uccisi negli scontri con la polizia durante le manifestazioni in Galilea dell'ottobre del 2000. A quel tempo i deputati arabi israeliani fecero il possibile per emendare la legge antiterrorismo ma alla fine non ottennero nulla.

Le famiglie delle quattro vittime di Shefa Amer hanno accolto con rabbia le conclusioni della commissione, anche perché lo stesso premier Ariel Sharon si era affrettato a definire la strage di Shefa Amer come un «atto di terrorismo». «Potranno darmi anche un milione di dollari ma ciò non riporterà in vita mio fratello - ha dichiarato Nazia Hayek, sorella di Nader Hayek, una delle vittime - ma qui c'è in ballo una questione di principio. Lo Stato avrebbe dovuto inviare un segnale forte agli estremisti di destra, in modo da fermare coloro che intendono compiere questi atti.

La commissione ministeriale invece ha detto che a Shefa Amer non c'è stata una strage terroristica e neppure un atto ostile, ma invece un incidente con vittime e feriti. Ciò dirà agli altri Eden Natan Zada pronti a colpire che uccidere arabi è consentito». Altrettanto dura la reazione di Akbal Bahout, fratello di un altra vittima, Michel Bahout. «Sharon ha detto che mio fratello è stato ucciso da un terrorista e deve mantenere la sua parola - ha affermato -. Michel non è morto in un incidente sul lavoro, ma è stato ammazzato da un terrorista ebreo».
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