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Il Messaggero Rassegna Stampa
31.08.2005 Il piano Sharon per il futuro di Gerusalemme, spiegato (ahinoi!) nell’articolo di Eric Salerno
che pretende di conoscere anche le "intime intenzioni " del premier israeliano

Testata: Il Messaggero
Data: 31 agosto 2005
Pagina: 7
Autore: Eric Salerno
Titolo: «Il piano di Sharon per Gerusalemme»
IL MESSAGGERO di mercoledì 31 agosto 2005 pubblica a pagina 7 un articolo di Eric Salerno sul piano per Gerusalemme, preparato dal governo Sharon per la fase finale della road map:


Eric Salerno rivela ai lettori come Sharon abbia preparato un piano per Gerusalemme, che ne prevede la divisione in due entità – l’una araba (Al Quds), destinata a divenire capitale del futuro Stato palestinese, e l’altra ebraica, ovviamente capitale dello Stato d’Israele – e propone per la città vecchia uno status speciale internazionale. Dopo il successo del ritiro da Gaza, è un’ ulteriore indicazione della buona volontà del premier israeliano di tentare il possibile per ottenere pace. A Salerno però Sharon sta antipatico: da qui la fatica del Nostro a riportare la notizia con franchezza e serenità. E il solito bicarbonato di illazioni e scorrettezze diviene l’indispensabile viatico per mandar giù il boccone indigesto. L’esordio è di per sé già indicativo:

Ariel Sharon ha un piano per la divisione di Gerusalemme, ma nel suo intimo spera che non sarà mai necessario tirarlo fuori dal cassetto.


Che ne sa Salerno delle "reali" e "intime" intenzioni di Sharon? È forse il suo psicanalista? Chi è povero di argomenti fa il processo alle intenzioni: è questo ormai un brocardo del giornalismo che fa disinformazione su Israele. Prosegue quindi Salerno, sempre in tema:
Il ritiro da Gaza è la prima fase di un progetto che cerca di incorporare nello Stato d’Israele un numero maggiore d’insediamenti rispetto a quello indicato dal suo predecessore Ehud Barak, quando negoziava con Arafat a Camp David.
Il progetto, come lo stesso Salerno sottintende ma non dice espressamente per salvaguardare il proprio registro polemico, è innanzitutto quello della pace, e non già quello di "incorporare" "un numero maggiore d’insediamenti" in Cisgiordania. Salerno vede, da parte israeliana, complotti dappertutto che rendono la (sua) realtà immancabilmente più complessa di quanto non appaia, ma tale da non sfuggire ad un occhio esperto, ad una vecchia volpe del giornalismo come lui. Infine il Nostro mette da parte certe raffinatezze e spara:
Non era ancora terminato il ritiro da Gaza che il premier aveva dato un colpo d’acceleratore ai suoi piani per ridisegnare i confini della città includendovi il grande insediamento-città di Maale Adunim e relegare in una specie di ghetto la popolazione araba di due villaggi a ridosso di Gerusalemme. Centinaia di operai continuano la costruzione del Muro secondo il tracciato approvato dall’Alta corte israeliana ma che va contro i pronunciamenti della Corte internazionale di giustizia e del dipartimento di stato americano.
Salerno come al solito rimuove il problema della sicurezza israeliana e trova comodo adagiasi in un buonismo che denuncia con severità i "muri" – anche quelli che salvano centinaia o forse migliaia di vite umane - e soddisfa la propria vanità usando la parola "ghetto" per designare un doloroso compromesso tra il diritto alla vita dei cittadini israeliani e la libertà di circolazioni dei vicini palestinesi

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