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Avvenire Rassegna Stampa
30.08.2005 Parla la Jihad islamica islamica, e trova ascolto
dal quotidiano cattolico

Testata: Avvenire
Data: 30 agosto 2005
Pagina: 16
Autore: Barbara Schiavulli
Titolo: «La tregua è con l'Anp non con Israele»
Intervista di Barbara Schiavulli al capo della Jihad islamica in Cisgiordania su AVVENIRE di martedì 30 agosto 2005.
Del tutto acritica, la Schiavulli non contesta le menzogne e le distorsioni propagandisticehe del terrorista (per esempio la pretesa che l'attentato di Beersheba, per il quale è stata necessaria, come per ogni attentato suicida, una lunga preparazione, sia una risposta all'azione antiterroristica di Tulkarem di pochi giorni prima), e aggiunge del suo.
Ci informa così che il fratello del suo interlocutore sarebbe stato ucciso dagli israeliani durante "l'assedio" (in realtà una bataglia) "di Jenin", non spiegando che da quella città operavano gruppi terroristici responsabili di numerose stragi in Israele e cha la maggioranza dei morti palestinesi nella battaglia era cotituita da terroristi armati.
I responsabili di orrendi atti terroristici come la strage di Netanya risultano essere, nell'articolo, "militanti"

Ecco il testo:

Nel cuore di Jenin, in una casa modesta, abita il capo della Jihad islamica in Cisgiordania. Lo sceicco Abid Halim Izzedin, è stato rilasciato tre mesi fa da una prigione israeliana. Nella sua vita ha trascorso 11 anni in quelle israeliane e due in quelle palestinesi, e ora nelle sue mani è quasi tutta l'organizzazione armata.
«Sono diventato il capo solo perché tutti gli altri candidati o sono stati uccisi o sono in prigione», dice lo sceicco. Trentanove anni, tre figli, un fratello ucciso dagli israeliani durante l'assedio di Jenin nel 2002.
Due giorni fa la Jihad islamica ha rivendicato l'attentato di Bersheeba. Ma non c'era una tregua in corso? «Certo che è valida - risponde - ma è un patto fatto con l'Autorità palestinese, non con Israele. Abbiamo promesso di non attaccare, non di non reagire se provocati» (l'allusione è a un raid di settimana scorsa, quando l'esercito israeliano, nel tentativo di arrestare due ricercati, avrebbe ucciso tre ragazzi non coinvolti nella guerriglia, oltre ai due militanti accusati di aver pianificato l'ultimo attentato prima del disimpegno, lo scorso luglio in un locale di Netanya).
Quanto agli americani che, insieme al mondo intero, chiedono il disarmo dei gruppi militanti, lo sceicco dice che «l'autorità palestinese è molto debole: Israele l'ha resa tale, mettendo Arafat in un angolo. Abu Mazen non può fare nulla se non trattare con noi, e noi chiediamo due cose: che l'Anp, la cui corruzione è nota, cambi, e che noi possiamo continuare a combattere».
E il disarmo? «Nessuno di noi abbandonerà le armi. Abu Mazen non ce lo chiederà nemmeno, anche se lui è veramente contrario alla violenza, sia quella interna che quella verso gli israeliani. Su questo non andiamo d'accordo: con Arafat era diverso, lui era un combattente, e quando non approvava almeno capiva». Hamas ha detto che aumenteranno gli attacchi in Cisgiordania: «Il ritiro da Gaza è stato un successo e ne siamo tutti lieti, ma non bisogna dimenticare che l'occupazione non finisce con il ritiro da Gaza o da quattro minuscoli insediamenti sulle colline.
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