Le minacce di Hamas in una cronaca scorretta di Alberto Stabile
Testata: La Repubblica Data: 28 agosto 2005 Pagina: 11 Autore: Alberto Stabile Titolo: «La video minaccia di Hamas "Israeliani, la guerra continua"»
LA REPUBBLICA di domenica 28 agosto 2005 pubblica un articolo di Alberto Stabile sul video di minacce del leader terrorista di Hamas Mohammed Deif. Stabile riprende acriticamente i termini con cui Hamas definisce se stessa. Così leggiamo, per esempio, che il messaggio "rivendica come una vittoria della lotta armata palestinese il ritiro israeliano da Gaza e promette di continuare a combattere fino alla completa liberazione «della nostra santa terra»": soltanto l'espressione "nostra santa terra" è tra virgolette, non invece "lotta armata" e "liberazione". Deif viene presentato un imprendibile guerriero islamico, un personaggio di statura epica.
Le posizioni di Israele e dell'Anp sono presentate come egualmente degne di considerazione. Un equlibrio soltanto apparente,se si considerano le ripetute denunce di Israele circa i terroristi che continuano ad agire indisturbati dalle città palestinesi.
Ecco il testo: GERUSALEMME - L´uomo è immerso nella penombra. Parla con voce profonda, agitando la mano sinistra. «Voi avete occupato la nostra terra - dice, rivolgendosi agli israeliani-. Adesso state lasciando Gaza umiliati». Mohammed Deif, l´imprendibile capo militare di Hamas, è una specie di Bernardo Provenzano del terrorismo palestinese. Latitante da tredici anni, la sua foto più recente nelle mani dello Shin Bet risale al 1988. Nessuno sa che faccia abbia adesso, né dove si nasconda. Un fantasma che si materializza a suo piacimento con messaggi video come quello fatto recapitare, ieri, all´agenzia Associated Press. Messaggio che rivendica come una vittoria della lotta armata palestinese il ritiro israeliano da Gaza e promette di continuare a combattere fino alla completa liberazione «della nostra santa terra». Il movimento integralista ha ancora una volta voluto piantare il suo vessillo verde sul Gush Katif, presentando il ritiro come il risultato della «guerra santa» (jihad) mossa contro Israele da centinaia di militanti che vi hanno incontrato la morte: «Senza questa Jihad e questa fermezza - dice Deif - non avremmo ottenuto la liberazione della Striscia di Gaza». Per il resto, non c´è nulla di nuovo nelle minacce («vi promettiamo che domani tutta la Palestina sarà per voi un inferno»), né nell´impegno a continuare la lotta fino al conseguimento dell´obiettivo finale. Sono, questi, i cardini della strategia del movimento, ripetuti in ogni istanza. Così come, in apparente contraddizione con quanto detto prima, viene ripetuto l´impegno a continuare il dialogo con l´Autorità palestinese per la difesa dei comuni interessi nazionali. Dunque, par di capire, Hamas minaccia, ma resta vincolata all´accordo di tregua stipulato con il presidente Abu Mazen. Tregua che sembra destinata a resistere, salvo impennate del conflitto tali da far ripartire il ciclo di violenza, fino alle elezioni politiche palestinesi fissate il 25 gennaio del 2006. La novità, semmai, consiste nel fatto che l´autore del messaggio è Mohammed Deif, l´uomo che guida la lista dei terroristi più ricercati da Israele, sfuggito ad almeno tre attentati mirati, nel terzo dei quali avrebbe perduto un occhio. Pur non appartenendo al gruppo storico degli otto fondatori, ormai ridotto a tre persone dopo che cinque sono stati uccisi dagli israeliani, Deif rappresenta per la base di Hamas un simbolo della capacità della resistenza islamica di sfuggire all´accerchiamento. Se a Gaza si chiede come mai il super ricercato Deif sia riuscito finora a sfuggire alla morte per mano dei servizi israeliani, la risposta che si ottiene è questa: «Perché è capace di stare per mesi seduto su un tappeto, in una stanza illuminata solo da una candela, a leggere il Corano». Scenografia che, a parte il Corano che non c´era, è in qualche modo riecheggiata nelle penombre del video. Israele ha fatto sentire la sua protesta, giudicando il messaggio una prova ulteriore che l´Autorità Palestinese continua a venir meno all´impegno di combattere il terrorismo. Anche il presidente Bush, senza tuttavia citare per nome e cognome Abu Mazen, ha chiesto ieri ai palestinesi di combattere il terrorismo. «Adesso che Israele s´è ritirato (dalla Striscia di Gaza) la strada è chiara: i palestinesi devono dimostrare al mondo che combatteranno il terrorismo e governeranno in pace». Perché senza lotta al terrorismo, afferma il presidente degli Stati Uniti, non ci saranno progressi nel negoziato. L´ambasciatore palestinese in America ha invece chiesto tempo perché Abu Mazen possa ricostruire le strutture di sicurezza. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.