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Libero Rassegna Stampa
26.08.2005 Sharon resterà alla guida di Israele dopo il ritiro?
analisi sul futuro politico del premier

Testata: Libero
Data: 26 agosto 2005
Pagina: 4
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Sharon, eroe scaricato dal suo partito, ne farà un altro con i laburisti»
LIBERO pubblica a pagina 4 un'analisi di Angelo Pezzana sulla situazione politica israeliana dopo il ritiro da Gaza e sul futuro del premier Ariel Sharon.

Ecco il testo:

In Israele i partiti non hanno lunga vita. Chi vuole entrare in politica e gode di una certa popolarità in genere non dà la scalata ai vertici di uno già esistente, preferisce crearsene uno tutto per sè. Hanno avuto vita lunga conservatori e laburisti, circondati però da una grande mobilità, sia nel campo laico che in quello religioso. L'argomento del giorno, che ha sostituito l'uscita da Gaza e dalle altre quattro colonie della Cisgiordania, è cosa farà Ariel Sharon. Che la risposta non sia facile lo si desume dai titoli dei giornali, equamente divisi tra chi lo vuole sempre alla guida del Likud e chi lo dà già impegnato alla formazione di un nuovo partito. Che nel suo Likud non abbia prospettive facili lo dicono i sondaggi interni, che lo piazzano al di sotto di Bibi Netanyahu e di Uzi Landau, i maggiori oppositori al progetto di abbandono delle colonie. Uzi Landau è un duro dai toni estremisti, privo di qualunque volontà di compromesso. Per questo è diventato popolare nel partito. Ha sempre votato contro il disimpegno, nella Knesset ha usato toni durissimi contro il premier, ma sempre a viso aperto. Non ha fatto il politicante, come Netanyahu, che ha scelto l'attacco a Sharon solo alla vigilia dell'uscita da Gaza, dimettendosi dal governo e da ministro dell'economia con una tattica che ha disgustato la maggioranza dell'opinione pubblica. Ma dentro il Likud questo gesto, privo di qualsiasi senso di responsabilità politica, gli ha valso credito, piazzandolo in testa a Sharon nei sondaggi. Malgrado il successo ottenuto, sia in casa che nell'apprezzamento internazionale, adesso la strada della leadership è per Sharon tutta in salita. Ma anche quelli che non ne condividono le scelte e i metodi sono però conviti che ce la farà. L'uomo è troppo determinato per gettare la spugna. Non l'ha mai fatto in tutta la sua vita, si è sempre assunto tutte le responsabilità, anche quelle degli altri, sia da militare che da uomo di stato. Questo gli ha valso sempre la fiducia, anche dalla opposizione più responsabile. Non è per caso che i laburisti di Peres lo hanno sostenuto entrando nel suo governo. Dopo Gaza molti nodi verranno al pettine, e non si vede quale coalizione possa affrontarli diversa da qualla attuale, che gode, non dimentichiamolo, del consenso della maggioranza degli israeliani, come dimostrano i continui sondaggi. La scelta più probabile è che Sharon intendalottare nelle primarie del Likud per avere la guida del partito, anche se ad oggi le probabilità di vittoria non ci sono. Se le primarie andranno male, Sharon fonderà un nuovo partito. Se nel Likud oggi sono in testa Netanyahu e Landau, non si può dire lo stesso fra gli elettori in tutto il paese, fra i quali Sharon è di gran lunga il primo ad essere indicato come leader.
Tutti i giochi sono aperti. Sharon farà poche conferenze stampa e concederà ancor meno interviste, come è sua abitudine. Non è un politico che investe il suo tempo con i media, come fa invece il suo rivale Netanyahu, che non muove un passo nè apre bocca senza prima aver consultato un sondaggio. Da buon militare e da politico pragmatico Sharon ha sempre fatto l'opposto. Sarà per questo che dopo una vita spesa a servire il suo paese, oggi molti, sia da destra che da sinistra, guardano ancora a lui con fiducia, pronti a votarlo di nuovo.
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