Il ricatto dell'Iran all'Unione Europea e all'Italia
Testata: Adnkronos Data: 22 agosto 2005 Pagina: 1 Autore: Ahmad Rafat Titolo: «Iran: documento esclusivo Aki, ecco come Teheran vuole ricattare UE e Italia»
Un lancio ADNKRONOS-AKI:, firmato dal giornalista Ahmad Rafat.
Ecco il testo: Teheran, 22 ago. - (Adnkronos/Aki) -(di Ahmad Rafat)- In questi giorni negli ambienti conservatori di Teheran, noti come osulgarayan (fedeli ai principi), circola un documento che dovrebbe costituire la base della politica estera del nuovo governo. Il recente documento, che AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL pubblica in esclusiva, prende in esame l'insieme delle relazioni economiche tra la Repubblica Islamica e i 25 paesi dell'Unione Europea.
Le conclusioni di questa analisi sui rapporti tra l'UE e Iran sono riportate nell'introduzione: ''La presenza attiva ed ampia dei paesi europei in Iran - si legge - sono la carta vincente che i negoziatori iraniani devono presentare ai loro avversari durante le trattative relative alle nostre attivita' nucleari''. ''I nostri diplomatici e tutti i ministri che saranno impegnati nelle trattative con gli europei - si legge ancora nel documento che sarebbe stato preparato da un centro di studi del Majlis, il parlamento islamico di Teheran - non solo non devono temere le minacce di eventuali rinvii al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma devono assumere un atteggiamento offensivo, e difendere a testa alta gli interessi vitali del paese''.
Per gli autori del documento, ''paesi europei come la Germania, la Gran Bretagna, la Francia, la Norvegia o l'Italia hanno una presenza talmente estesa nell'economia iraniana e i loro interessi sono di tali dimensioni che non potranno rinunciarvi aderendo ad eventuali azioni ostili nei nostri confronti''.
Il documento calcola in 20 miliardi d'euro il volume dell'interscambio economico e commerciale tra la Repubblica Islamica e i 25 paesi membri dell'Unione Europa. A questa somma, secondo gli autori, vanno aggiunti anche i 17 miliardi di dollari di debiti della Repubblica Islamica nei confronti delle maggiori banche europee. Debiti che, nel caso di una crisi nelle relazioni tra Iran e Occidente, potrebbero essere congelati. I dati riportati sono gli stessi divulgati in maggio dall'ente statistico europeo. Secondo il documento, che dovrebbe costituire la base della politica estera del nuovo governo nei confronti dell'Unione Europea e dei 25 paesi membri, l'Italia viene indicata come il principale partner economico del paese, seguita dalla Germania e dalla Francia.
''Nel 2004 - si legge nel documento - l'interscambio tra l'Italia e l'Iran ha raggiunto i 4 miliardi di euro''. Le esportazioni di Teheran, soprattutto gas e petrolio, hanno superato 2,1 miliardi di euro, mentre le importazioni dall'Italia sono state pari a 1,9 miliardi di euro. La Germania, con 3,8 miliardi di interscambio economico e commerciale, si colloca al secondo posto. Seguono la Francia con un bilancio di 2,3 miliardi d'euro, l'Olanda con 1,7, la Spagna 1,4 e la Svezia 1,3. La Gran Bretagna, con 693 milioni, apre l'elenco dei paesi con un volume d'affari sotto il miliardo di euro.
La Francia, con 5,2 miliardi di dollari, e' il primo dei paesi creditori della Repubblica Islamica, seguita dalla Germania con 4,1 e dalla Gran Bretagna con 1,8. L'esposizione iraniana nei confronti dell'Italia e' di un miliardo e 300 milioni di dollari. Il documento cita anche una recente dichiarazione del Ministero dell'Intelligence di Teheran, il quale ha stimato intorno a 1000 miliardi di dollari gli investimenti di cittadini iraniani, o d'origine iraniana, in altri paesi, soprattutto in Europa, nel Canada e negli Stati Uniti. Gli autori mettono in risalto gli interessi europei in tre campi dell'economia iraniana: petrolio, gas e industria automobilistica.
Tutte le grandi compagnie petrolifere dei 25 paesi membri dell'Unione Europea sono presenti nel settore energetico iraniano con investimenti gia' effettuati superiori a 30 miliardi di dollari. Total, Shell, Elf, Eni, Repsol e Statoil sono tra le piu' attive nel campo degli investimenti nel settore energetico iraniano. (segue) L'Europa, e per quanto ci riguarda l'Italia, si fa notare nel documento, dipende in modo non indifferente dalla Repubblica Islamica per soddisfare il suo fabbisogno energetico. ''Una dipendenza -si legge- destinata ad aumentare notevolmente nei prossimi anni, con l'inaugurazione di due gasdotti che attraverso la Turchia e l'Ucraina collegheranno i giacimenti iraniani alle maggiori citta' europee''. Attualmente la Repubblica Islamica esporta 2 milioni e 560 mila barili al giorno. 620 mila barili al giorno sono i barili acquistati nel 2004 da 17 societa' europee, tre delle quali italiane. Nel settore automobilistico i francesi dominano per il momento il mercato iraniano. Nella Repubblica Islamica sono prodotti 4 modelli della Peugeot-Citroen e 5 modelli della Renault. Di recente hanno firmato accordi per produrre alcuni modelli in Iran anche le societa' tedesche Volkswagen e Mercedes e l'italiana Fiat. Trattative sono in corso anche con BMW e Rover. L'analisi e le conclusioni degli autori del documento, soprattutto quando definiscono le relazioni economiche con Ue e Italia come un'arma, o meglio dire un strumento di ricatto nei confronti dell'intero Occidente, sono condivise anche dai commentatori della Deutsche Welle, la radio pubblica tedesca. Lo scorso 17 agosto, in un servizio sui rapporti politici ed economici tedesco-iraniani, l'editorialista dell'emittente di Bonn, dopo aver sottolineato l'incremento registrato dagli scambi economici tra i due paesi, avverte del rischio che la rottura del dialogo con la Repubblica Islamica potrebbe rappresentare per l'industria e per l'economia della Germania. ''Il prolungarsi della tensione tra l'Unione Europea e la Repubblica Islamica, cosi come un'eventuale embargo o azione militare contro Teheran - scrive l'editorialista della radio pubblica tedesca - potrebbe avere delle conseguenze molto negative sulla nostra economia e azzerare le conquiste degli ultimi anni''.''La Repubblica Islamica con i suoi 70 milioni di abitanti rappresenta il miglior mercato per i prodotti occidentali nella regione'', afferma l'editorialista, aggiungendo che ''l'opposizione di Gerhard Schroeder a una possibile azione militare statunitense (contro l'Iran, ndr) non e' solo una mossa elettorale, ma soprattutto un tentativo di difendere gli interessi economici tedeschi nella Repubblica Islamica''. Le dichiarazioni programmatiche del nuovo presidente Mahmoud Ahmadinejad, in occasione della presentazione del suo governo al parlamento per ottenere il voto di fiducia, confermano tanto le preoccupazioni della Deutsche Welle, quanto le raccomandazioni del documento sulle relazioni tra la Repubblica Islamica e l'Unione Europea. Ahmadinejad, nello stabilire le priorita' nella politica estera del paese, mette l'Europa all'ultimo posto dopo i paesi islamici, i paesi del Golfo Persico, quelli dell'area del Mar Caspio e l'Asia centrale. ''Ampliare le nostre relazioni con i paesi indipendenti e non compromessi con l'Occidente - scrive Ahmadinejad nel suo programma di governo - e' una delle priorita' di questo governo''.A questo si accompagna la raccomandazione di ''migliorare i rapporti economici, commerciali e tecnologici con i paesi che non hanno posizioni politiche contrarie ai principi della Repubblica Islamica e rafforzare le relazioni economiche solo con paesi che non assumono posizioni offensive nei confronti dell'Iran''. Un'ulteriore conferma di una svolta radicale nella politica estera della Repubblica Islamica viene anche da due nomine cruciali, quella del Ministro degli Esteri e del Segretario Generale del Consiglio Superiore di Sicurezza Nazionale. Ali Larijani, gia' direttore della radio e televisione di Stato e consigliere dell'Ayatollah Seyyed Ali Khamenei per le relazioni internazionali, sostituisce il pragmatico Hassan Rouhani a capo del Consiglio Superiore di Sicurezza Nazionale, l'istituzione incaricata di negoziare con i tre paesi europei (Gran Bretagna, Francia e Germania) il dossier nucleare. Ali Larijani e' stato e rimane contrario alla sospensione delle attivita' nucleari del paese e in passato ha proposto piu' volte l'uscita dell'Iran dal Trattato di non Proliferazione Nucleare (Npt), nel caso che il Consiglio di Sicurezza dovesse farsi carico delle attivita' atomiche del paese.Manouchehr Mottaki, nuovo responsabile del Ministero degli esteri, condivide pienamente la linea di chiusura di Ali Larijani. Ex ambasciatore a Tokyo e Ankara, Mottaki per un certo periodo e' stato Direttore Generale per i rapporti con l'Unione Europea. A Bruxelles, i diplomatici europei che lo hanno conosciuto lo avevano soprannominato ''marmo islamico'', per il suo atteggiamento freddo, duro e di chiusura completa nei confronti dell'Occidente e delle richieste avanzate dall'Unione Europea per avviare le trattative sulla cooperazione economica con la Repubblica Islamica.Mottaki, eletto deputato nel marzo dell'anno scorso, fino a pochi giorni fa era membro della Commissione esteri del Parlamento. E' anche tra gli autori di una lettera nella quale un gruppo di deputati chiedeva al governo di Mohammad Khatami di interrompere il dialogo con Londra, Parigi e Berlino e riaprire immediatamente tutti gli impianti nucleari del paese, compresa la struttura di Natanz, dove sono sistemate le centrifughe necessarie all'arricchimento dell'uranio. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta a scrivere alla redazione di Adnkronos per esprimere la proria opinione. 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