La prossima tappa del ritiro cronaca dagli insediamenti di Homesh e Sa Nur, in Samaria (Cisgiordania)
Testata: Libero Data: 20 agosto 2005 Pagina: 2 Autore: Angelo Pezzana Titolo: «Il dolore dei coloni in cisgiordania:assediati da Hamas ora tocca a noi»
LIBERO di sabato 20 agosto 2005 pubblica a pagina 2 un articolo di Angelo Pezzana che riportiamo: HOMESH Oggi E' Shabbat in Israele, il giorno del riposo. Anche esercito e polizia interrompono il loro ingrato e difficile compito a Gaza. Chi invece continuerà a valutare la situazione, saranno i responsabili del piano di evacuazione, che non si fermerà con l'uscita da Gaza, ma proseguirà in Cisgiordania. Sharon l'ha detto e confermato " faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per aiutare i palestinesi a creare il loro Stato " . Siamo stati a vedere cosa succede nei primi quattro villaggi in Samaria ( Cisgiordania) che il governo ha deciso di evacuare. I primi due, Kadim e Ganim, sono praticamente vuoti. Erano abitati da famiglie laiche che hanno accettato di traferirsi altrove. I problemi nasceranno invece con gli altri due, Homesh e Sa- Nur, la cui popolazione è oggi, a differenza di quando furono fondati 25 anni fa, prevalentemente religiosa. Homesh, come la maggior parte degli insediamenti, è in cima a una collina, a poca distanza - 30 km - dalle città israeliane di Netanya e Hadera. Il problema sta nel fatto che è circondato da molti villaggi arabi. Entrando a Homesh e nella vicina Sa- Nur si avverte la sensazione di trovarsi fra gente rinchiusa in una prigione. Il villaggio ècircondato da una rete, si entra solo dopo che il cancello viene aperto, presentato i documenti di riconoscimento, mentre intorno, a protezione dei residenti,è significativa la presenza di molti militari armati. Senza di loro, gli abitanti sarebbero già stati massacrati dai vicini. Homesh, come gli altri villaggi che si trovano nelle stesse condizioni, è sempre stato sottoposto ad attacchi terroristici. Se una critica si può fare alla decisione di Sharon èche è giunta troppo tardi. Che Giudea e Samaria, così come Gaza, abbiano sempre fatto parte della terra d'Israele è un fatto storico, che solo chi èignorante o in mala fede può non riconoscere. Ma richiamarsi, oggi, alla realtà di duemila anni fa, significa esporre lo Stato d'Israele al pericolo di una guerra continua. Incontriamo gli abitanti di Homesh in casa di Menorah, 28 anni, cinque figli, uno sguardo deciso anche se triste. Racconta che negli ultimi anni sono morti 4 suoi amici negli attacchi dei terroristi, " adesso li abbandoneremo qui, l'idea è insopportabile " . Alice, 26 anni, padre israeliano e madre francese, due figli e un terzo in arrivo, è arrivata sei mesi fa, " volevo dimostrare la mia volontà di fare qualcosa di serio per il mio Paese " . Zehava ricorda invece il fratello Danny Yehuda, che nel 2001 fu ucciso a fucilate mentre rientrava a casa in macchina. " Non so dove finirò ma mi mancheràla mia comunità la gente con la quale ho vissuto per 25 anni " . Potranno rimanere fino ai primi giorni di settembre. Dopo dovranno andarsene. Da Homesh andranno al kibbutz Yad Hanna, fino a qualche anno fa famoso come ultimo kibbutz comunista. Era, abbiamo detto, ma non lo è più. Ha dovuto prendere atto che la modernità escludeva l'ideologia comunista, spingendo quasi tutti i membri a cercare altrove una vita migliore. Quelli più religiosi però tenteranno di rimanere, soprattutto a Sa- Nur, dopo è facile prevedere che si ripeteranno le scene di disperazione e protesta che abbiamo visto nel Gush Katif in questi giorni. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Libero. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.