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Libero Rassegna Stampa
18.08.2005 Il dramma del ritiro da Gaza
la cronaca di Angelo Pezzana

Testata: Libero
Data: 18 agosto 2005
Pagina: 2
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Pianti, minacce e suppliche. Una donna si dà fuoco. Ma lo sgombero va avanti»
LIBERO di giovedì 18 agosto 2005 pubblica a pagina 2 un articolo di angelo Pezzana, che riportiamo:
Alla fine Tzahal e' entrato nei villaggi, I soldati hanno bussato a tutte
le porte per spiegare che era interesse di tutti i residenti del Gush Katif
che lasciassero le loro case per mezzanotte. Esercito e polizia, armati solo
di pazienza e comprensione, hanno comunicato le ultime decisioni del governo
nei modi piu' gentili possibili, si potrebbero definire fraterni. Ma le
immagini che tutti gli israeliani hanno visto ieri sono state drammatiche.
Cominciamo dall'insediamento di

MORAG
Ottanta persone sono riunite nella sinagoga, gli uomini avvolti nello
scialle di preghiera, molti coricati per terra pregano e piangono, mentre i
soldati si preparano ad evacuare il tempio. Li portano fuori uno ad uno,
sollevandoli con attenzione, che nessuno possa farsi male e una volta usciti
gli offrono dell'acqua fresca da bere. Fuori ci sono per ogni evenienza le
autoambulanze del Magen David Adom, la croce rossa israeliana. Le scene sono
strazianti.Il rabbino Wasserman improvvisa fra le lacrime una interminabile
lamentazione, " hanno distrutto il paradiso, adesso arrivera' la Ghehenna,
si vergogni chi ha fatto questo, stiamo piangendo tutti". Rivolgendosi alle
televisioni urla che anche le macchine fotografiche piangono e noi siamo qui
di fronte al nostro destino dopo che ci siamo messi i nostri abiti migliori.
I bambini recitano una parte importante della scena mediatica. Un uomo si
affaccia dal secondo piano di una casa e sporge verso il vuoto un bambino,
le sue intenzioni non sono chiare. " Se lo volete venitelo a prendere", urla
ai soldati. Un altro si mette di fronte a un altro soldato, solleva
minaccioso sua figlia e urla, sputando con disprezzo per terra "eccola,
prendete anche lei". L'assenza di reazioni immediate da parte di esercito e
polizia e' straordinaria. Si sente l'addestramento ricevuto. Le istruzioni
erano di avere la stessa pazienza che i genitori hanno con i bambini
piccoli. Ma non tutti reggono allo sforzo psicologico al quale sono
sottoposti. Un soldato sembra sotto shock, ha una crisi di pianto dopo che
aveva dovuto evacuare un kindergarten pieno di bambini e genitori che
piangevano. In serata pero' Morag era completamente evacuata.

Immagini drammatiche anche da NEVE' DEKALIM
dove oggi verranno espulsi i giovani che si erano infiltrati nel Gush Katif.
Come negli altri insediamenti le famiglie se ne stanno andando, anche se il
rabbino Yigal Kamenetzky ha detto che un miracolo dell'ultimo momento e'
ancora possible. Difficile che la profezia si avveri, entro giovedi' l'evacuazione sara' completata.
Fa impressione vedere i soldati entrare in una casa dopo che nessuno dall'interno ha risposto quando hanno bussato. Con un ferro a mo'di leva abbattono la porta e trovano tutta la famiglia sdraiata per terra. Sono almeno sette i soldati che sollevano il padre, che urla, impreca, si divincola. Riescono a caricarlo sull'autobus che trasportera' tutti fuori dal Gush Katif. Urla anche la madre e solo quando i tre bambini escono in braccio alle soldatesse interrompe la protesta e sale con i bambini sull'autobus. Una delle
soldatesse non regge alla tensione, si siede per terra e piange. Un'altro
ordine di evacuazione viene consegnato bussando ad un'altra porta. Una
coppia compare ,il soldato consegna i fogli che vengono strappati con rabbia
dalla donna, mentre il marito, con uno sguardo impassibile verso i militari,
si strappa con la mano destra la camicia sul petto, come e' abitudine fare
quando muore un nostro famigliare.

Se pero' la stragrande maggioranza dei residenti ha scelto dei comportamenti
responsabili ed equilibrati, e' indubbio che siano quei pochi che hanno
scelto la provocazione a richiamare maggiormente l'attenzione. Come quelle
quindici persone che si sono asserragliate in una casa minacciando di
suicidarsi. Mentre scriviamo non sappiamo gli sviluppi. Ad ATZMONA
invece, una famiglia, l'unica fra tutte quelle dell'insediamento, ha pensato
di salire sull'autobus con le braccia alzate e una stella di Davide
appiccicata sui vestiti imitando con dubbio gusto l'immagine famosa del
bambino del ghetto di Varsavia che alza le braccia davanti ad un soldato
nazista.
A NETZARIM e' stato raggiunto un accordo. L'evacuazione avverra' lunedi'. Come tutti quelli che non hanno sgomberato entro il limite di martedi' scorso,
perderanno il 30% delle compensazioni del governo.
Da KFAR DAROM non e' ancora andato via nessuno, ma Dan Harel, il comandante
di tutte le operazioni nella regione, in una conferenza stampa di ieri
pomeriggio ha confermato che entro una settimana al massimo tutte le
operazioni saranno terminate.
Ieri c'e' stata a mezzogiorno un incontro congiunto con la stampa tra il
presidente Katzav e il premier Sharon. Katzav, nello stile che l'aveva gia'
contraddistinto quando aveva chiesto perdono ai coloni per le sofferenze
causate, ha dichiarato che tutti gli israeliani devono farsi un esame di
coscienza. Ma poiche' non ci sono alternative a quanto sta avvenendo, tutti
devono avere molto senso di responsabilita'. La Knesset ha deciso e in una
democrazia al parlamento i cittadini ubbidiscono, pena l'anarchia . Sharon
ha rassicurato tutte le famiglie che lo stato avra' cura di loro anche dopo
l'evacuazione . "Mi complimento con il comportamento dei nostri soldati,
coraggiosi nonostante le immagini di dolore che sono trovati dinnanzi.
Soldati e polizia, il nostro popolo deve essere orgoglioso di voi". Ai
coloni si e' rivolto dicendo " Non toccate i soldati e i poliziotti che
vivono una situazione terribile. Piuttosto colpite me. Loro, amateli.
Israele uscira' a testa alta, cosi' come a testa alta continuera' per la
strada che ha scelto".
In una situazione cosi' difficile nulla puo' essere escluso. Mentre
scriviamo un israeliano a Shiloh, una cittadina in Cisgiordania, ha fatto
fuoco uccidendo due arabi e ferendone altri tre. Ma un crimine, per quanto
da condannare severamente, non avra' il potere di far cambiare il corso
degli eventi.
Gush Katif, Kfar Darom, Netzarim,Neve' Dekalim, Morag, tra non molto
scompariranno dalla vita quotidiana di Israele. Entreranno nelle pagine dei
libri di storia. Resteranno indelebili nella memoria di chi ha dovuto
abbandonarli, migliaia di bambini cresceranno con l'incubo di questi giorni.
Vivranno in un paese che pero', grazie al loro sacrificio di oggi, potra'
garantirgli un futuro di persone libere in uno Stato democratico. Non
saranno mai profughi, Israele li sta accogliendo e non dimentichera' quanto
hanno fatto. Si temevano violenze, una rivolta al posto della protesta. Ci
sono state invece lacrime e commozione, un esercito di popolo ha saputo
compiere il miracolo laico di far sentire un intero paese unito da un
profondo senso di fratellanza. La pace non e' ancora stata raggiunta, ma e'
meno lontana.
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