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Libero Rassegna Stampa
16.08.2005 Il ritiro da Gaza e la distruzione del Tempio di Gerusalemme
al di là delle coincidenze cariche di simbolismo, ci sono le ragioni della democrazia

Testata: Libero
Data: 16 agosto 2005
Pagina: 14
Autore: Angelo Pezzana
Titolo: «Raduno anti- Islam al Muro del pianto. Israele trema»
Domenica 14 agosto 2005 LIBERO pubblica un articolo di Angeolo Pezzana, che riportiamo:
Gli israeliani guardano il calendario dei prossimi giorni con grande preoccupazione. Cosa succederà mercoledì, quando esercito e polizia daranno inizio alla definitiva evacuazione da Gaza? Ma la scelta del mese di agosto obbliga gli israeliani a fare i conti anche con un'altra data che non desta minori preoccupazioni. Oggi infatti è il nono giorno del mese di Av, in ebraico Tishà be Av, data che tutti gli anni viene celebrata con un digiuno per ricordare la distruzione del Tempio di Gerusalemme, in due date diverse ma nello stesso mese e nello stesso giorno. Il primo fu raso al suolo dai Babilonesi, che nel 586 AC conquistarono la città e ne deportarono la popolazione. Più o meno la stessa cosa successe nel 70 AD, quando a comandare erano i Romani. Nel Tempio i sacerdoti offrivano sacrifici donati dall'imperatore, finchè, spinti dai gruppi più estremisti, smisero di farlo, provocando l'ira di Roma. Che diede alle fiamme il Tempio e con le sue rovine ebbe fine l'indipendenza dello Stato ebraico, provocando quella diaspora che ebbe termine solo nel 1948 con il moderno Stato d'Israele. Date che segnano due sconfitte totali per gli ebrei, ricordate per i lutti che hanno significato, ma evidentemente troppo poco analizzate nei loro vari aspetti. Si ricorda Tishà be Av con un digiuno, si prega davanti a quel che resta del Tempio, il Kotel ovvero il muro del pianto, ma l'analisi di quelle sconfitte non è mai veramente diventato un argomento di dibattito collettivo. Ne è prova il fatto che i più coinvolti sono quei gruppi super ortodossi che da anni ne chiedono la ricostruzione, come si può vedere dai modelli di un terzo tempio esposti nelle vetrine di qualche negozio della città vecchia. Che l'uscita da Gaza avvenga nello stesso mese e quasi nello stesso giorno ha dato fiato a tutte quelle correnti super religiose che vedono nell'abbandono della terra degli avi un peccato contro l'Onnipotente. Una specie di ripetizione, per la terza volta, di quanto avvenne nel nono giorno del mese di Av. Un segno divino che dovrebbe spingere il governo a retrocedere da quanto deciso. Ma chi guarda solo ai lutti del passato, senza elaborarli con la dovuta analisi storica, non si è accorto che il terzo Tempio Israele l'ha già riedificato. È la Knesset, il luogo per eccellenza dello Stato democratico. Chi ancora si oppone all'abbandono di Gaza si augura che in questi giorni, forse già oggi, migliaia e migliaia di cittadini manifestino la loro opposizione al governo riempiendo la piazza antistante il muro occidentale, dando alla loro presenza un significato denso di religiosità. Senza accorgersi che gli stessi pensieri sono venuti anche alle autorità islamiche, che hanno chiamato a raccolta i fedeli per " proteggere" le moschee che si trovano in cima al Kotel. Come dire, una miscela più adatta non poteva essere trovata per far nascere quella catastrofe che tutti temono ma che qualcuno si augura per blocccare in modo definitivo Sharon. Se questi giorni trascorreranno senza gravi incidenti a Gerusalemme sarà il segnale di via libera anche per Gaza.
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