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Il Foglio Rassegna Stampa
12.08.2005 Chi prenderà il controllo di Gaza dopo il ritiro?
i preparativi dell'Anp, e di Hamas

Testata: Il Foglio
Data: 12 agosto 2005
Pagina: 3
Autore: un giornalista
Titolo: «Così l’Anp (con Hamas) si prepara al ritiro di Israele da Gaza»
IL FOGLIO di venerdì 12 agosto 2005 pubblica a pagina 3 un articolo sui preparativi dell'Anp e dei grupppi terroristici palestinesi per il dopo-ritiro.

Ecco l'articolo:

Gaza. All’inizio della prossima settimana Israele incomincia il ritiro dalla Striscia di Gaza: il 15 agosto arriverà l’ultimo messaggio per lasciare gli insediamenti. Chi, entro il 17, non avrà rispettato la scadenza sarà evacuato
dall’esercito. E’ un disimpegno unilaterale, voluto e difeso da Ariel Sharon. L’Autorità nazionale palestinese è impegnata nell’organizzazione del dopo ritiro, quando dovrà gestire le terre evacuate dagli abitanti degli insediamenti. Ieri, le autorità di Gaza hanno fatto sapere che da sabato sarà attivo un centro israelo-palestinese che si occuperà del monitoraggio del piano e della sicurezza durante lo sgombero. L’ufficio si trova presso il valico di Erez, la frontiera nord tra i Territori e Israele. Il portavoce del ministero dell’Interno palestinese, Tawfiq Abu Khoussa, è ottimista. Spiega al Foglio che le forze palestinesi si stanno addestrando per garantire la sicurezza durante e dopo il disimpegno. "Ogni tipo di valutazione dei rischi, sia esterni sia interni, è stato fatto. Le unità saranno preparate ai massimi livelli". Poche settimane fa, tra la polizia e i gruppi armati palestinesi ci sono stati scontri, all’interno della Striscia, che avevano fatto temere per le sorti del piano di disimpegno. Abu Khoussa spiega che questi incidenti sono stati passeggeri e che, dopo il ritiro, tutto ciò che prima era permesso sarà proibito, come il portare armi. "Soltanto la legge proteggerà i cittadini e tutti dovranno attenersi alla legge". Pochi giorni fa, tre razzi Qassam sono stati sparati dalla Striscia sugli insediamenti israeliani, un bambino è in fin di vita in ospedale. Il presidente palestinese, Abu Mazen, che sarà a Gaza durante il ritiro, ha invitato tutti, abitanti e gruppi armati, a mantenere la calma. Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, spiega al Foglio che il suo gruppo
"è una delle fazioni e deve dunque attenersi a quanto detto da Abu Mazen. E’ nel nostro interesse che il disimpegno si svolga nella calma". Nel dopo ritiro, aggiunge, il programma di Hamas si adeguerà alla situazione. La comunità internazionale fa pressioni affinché il gruppo disarmi le sue milizie. "Gaza a parte, in ogni angolo della Palestina occupata deve esserci resistenza: è una specie di difesa legale. Se dopo il ritiro esisterà ancora una forma di controllo israeliano sulla Striscia, Hamas studierà la situazione e si adeguerà al caso". I preparativi palestinesi in vista del ritiro non riguardano soltanto l’ordine pubblico. Nei ministeri, tra Gaza e Ramallah, si studia e si dibatte su cosa fare della terra che fra poche ore tornerà sotto sovranità palestinese,
dopo quasi quarant’anni. Mahmoud Khalefa, direttore generale del ministero dell’Informazione, spiega al Foglio che diverse commissioni sono già attive per cercare soluzioni ai problemi tecnici presentati dal disimpegno. Esiste un gruppo di lavoro che si focalizza sull’agricoltura, uno sull’ambiente, uno sul real estate, uno sullo sfruttamento delle risorse, il commercio, il turismo, l’industria. "In ogni commissione c’è posto per tutte le fazioni politiche della società palestinese. Sono accettate proposte, saranno discusse, ma il potere decisionale e gestionale rimane in ultimo all’Autorità palestinese". Sami Abu Zuhri spiega che anche Hamas farà parte di una commissione nazionale, in cui ci saranno membri delle altre fazioni palestinesi e dell’Anp e che contribuirà a prendere decisioni sulla terra evacuata dagli israeliani. "L’obiettivo del gruppo è trovare un accordo, ma la decisione finale
spetterà comunque all’Autorità". E’ stato aperto anche un ufficio che si occupa
di capire, attraverso i vecchi documenti del catasto, a chi appartenesse quella
terra prima del 1967. Khalefa racconta che le case degli insediamenti saranno demolite dagli israeliani. Il 30 per cento dei detriti e dei rifiuti che rimarranno sul posto sarà trasportato nel Sinai dalle forze egiziane e israeliane, del resto se ne occuperà l’Anp. "I palestinesi – spiega – hanno bisogno di costruire in maniera diversa, verticalmente, a causa del grande numero di abitanti nella Striscia". Gli insediamenti israeliani che saranno
evacuati fra poche ore sono invece piccoli agglomerati di basse case familiari bianche, dal tetto rosso. La città di Gaza è uno sconfinato sorgere di palazzine, abitate pur non essendo terminate. La Striscia è una delle zone più densamente popolate della terra, lo spazio sarà sfruttato in maniera diversa. "Tutte le infrastrutture sotterranee saranno invece mantenute – continua il funzionario palestinese – le linee dell’acqua e dell’elettricità saranno allacciate alle centrali presenti nel territorio dell’Anp". Khalifa prova a fare una valutazione approssimativa di quanto potrebbe costare il dopo disimpegno alla parte palestinese: circa 2 miliardi di dollari. Ma, spiega, le autorità punteranno subito tutto sul turismo. "I ministri dell’Interno, dell’Informazione e degli Affari civili stanno studiando la possibilità di aprire infrastrutture turistiche". Nelle vie di Gaza ci sono cartelloni pubblicitari che spiegano il disimpegno. Il ministero dell’Informazione ha persino preparato una cartella stampa: "Gaza, reclamando la nostra gemma", con una bella foto del mar Mediterraneo al tramonto. Uno striscione propagandistico appeso tra un balcone e l’altro, ben concepito a livello grafico, dice: "Ora Gaza, poi la Cisgiordania, poi Gerusalemme". Talal Okal si occupa di spiegare
il disimpegno ai palestinesi. E’ un volontario della Commissione per la prevenzione pubblica e il sostegno, un organismo nato due mesi fa e finanziato dal ministero dell’Economia dell’Anp. I volontari lavorano con le organizzazioni governative, non governative e soprattutto con la gente. Cercano
di spiegare il ritiro agli abitanti della Striscia. Hanno uffici sparsi nella regione e siti web. I palestinesi si presentano a chiedere informazioni e delucidazioni sulle terre che saranno evacuate, di chi sono, che cosa diventeranno. Anche a loro è detto che per ora esiste soltanto una proposta di legge: le terre andranno al governo e chi rivendica un diritto di proprietà deve presentare prove e documenti.
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