Inviato a Gaza per sbeffeggiare i coloni facendosi anche ospitare a casa loro
Testata: La Repubblica Data: 10 agosto 2005 Pagina: 19 Autore: Massimo Dell'Omo Titolo: «Il difficile sgombero parte da uan scrivania»
Massimo dell'Omo, inviato di REPUBBLICA a Gaza, non ha dubbi, per i coloni israeliani il "concetto di possesso" deve "pesare il doppio trattandosi di insediamenti in terra altrui". Charito così il grado di oggettività e imparzialità della sua cronaca Dell'Omo si produce nel racconto dei suoi contrasti con il figli adolescenti del suo ospite nell'insediamento di Gush Katif per il diritto di piazzare i suoi "strumenti di lavoro" nella camera della ragazza, la diciottenne Muria. Descritta come una "colona" invadente e possessiva, che non ne vuole saperne, testarda, di essere "sgomberata" dalla sua stanza come dalla sua casa. Un pezzo che non informa, limitandosi a dichiarare un'astiosa antipatia per i coloni e una totale incomprensione per il dramma del ritiro, che giunge fino allo sberleffo. Il tutto mentre viene ospitato a casa loro, nella casa che stanno per essere costretti a lasciare.
Ecco il testo, da REPUBBLICA di mercoledì 10 agosto 2005: Non sono stati i primi scontri, previsti, tra polizia e coloni a Kfar Darom a rivelarmi quanto radicato e tenace sia il concetto di possesso - qui deve pesare il doppio trattandosi di insediamenti in terra altrui - che s´affaccia fin nelle minute convenzioni quotidiane. Era già certezza. Raggiunta a prezzo di un ostinato braccio di ferro durato una settimana, lungo la quale, centimetro per centimetro, ho cozzato contro la sorda passività frapposta tra me e la piena agibilità del piano di una scrivania. Al cui sfruttamento, in teoria, avrei avuto diritto senza preamboli avendo il giornale pagato in anticipo l´affitto della stanza e mobili relativi. E´ stata contesa, invece, in punta di fioretto per non urtare la suscettibilità dei dimoranti. I quali - la riflessione è stata immediata - avrebbero in seguito avuto mille occasioni, e altrettanti strumenti, di ritorsione. All´arrivo, il proprietario mi mostra la stanza. «Fai come fossi a casa tua», dice andandosene. Facile a dirsi. La stanza è un cubo quasi perfetto: tre metri per tre, alta sui due e mezzo. Il lato A, come si diceva a scuola, contiene un armadio, la porta e lo spazio per aprirla. Di fronte, uno scaffale, un cavalletto su cui è poggiato un borsone pieno di roba e il fianco della scrivania. La terza parete è occupata dal letto e dalla spalla dell´armadio. Sul lato C, infine, la finestra e la scrivania in questione: una normalissima scrivania in pino chiaro tipo Ikea. Era la camera da letto di Murìa, la figlia diciottenne del capofamiglia, alloggiatasi evidentemente altrove di malavoglia. M´appresto alla sistemazione: apertura valigia, svuotamento, estensione degli indumenti sul letto, selezione degli stessi per l´opera di posizionamento. L´apertura dell´armadio è un trionfo. I vestiti sono stivati come il pesce azzurro nelle stive dei pescherecci. Accanto, sui ripiani, cassette di plastica traboccanti di biancheria. L´occhio corre allo scaffale sull´altra parete. Quattro mensole affollate da barattoli di creme, smalti, bottiglie di profumo, forbicette, pinze, lacci, nastrini, boccette di smalti tonalità varie, contenitori di fondo tinta, bauletti portagioie, pacchi d´adesivi in ebraico, collanine e anelli in ordine sparso. Gli indumenti tornano in valigia. La scrivania, dunque: quella è indispensabile. Sopra c´è un impianto Hi-fi e due casse. Accanto pile di Cd, quattro ceri, trenta centimetri di circonferenza, quaderni, cornici con foto, libri. Chiamo Murìa. Le spiego che là sopra devo sistemare gli attrezzi di lavoro. Li elenco. Lei fissa il campo con silenziosa intensità. Raduna libri e quaderni e li porta via. Che deve pensare uno? Che è l´inizio dello sgombero, no? Macchè. Quella non torna più. Provo col fratello. Più comprensivo, lui, porta via le casse. Il resto, l´ho detto, pezzo per pezzo, c´è voluta una settimana. Senza l´evacuazione in atto, e la necessità di fare i bagagli, il duello sarebbe durato a oltranza. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.