Il futuro del Likud dopo le dimissioni di Netanyahu l'analisi di Graziano Motta
Testata: Avvenire Data: 10 agosto 2005 Pagina: 14 Autore: Graziano Motta Titolo: «Adesso per il Likud si parono tre strade»
AVVENIRE di mercoledì 10 agosto 2005 pubblica a pagina 14 un'analisi di Graziano Motta sul "dopo dimissioni di Netanyahu" nel Likud e nella politica israeliana.
Ecco il testo: Ora che l'estrema destra nazionalista e confessionale ha trovato il suo nuovo leader in Benjamin Netanyahu - ne era praticamente orfana dall'epoca del «voltafaccia» di Ariel Sharon , che era stato votato a stragrande maggioranza come primo ministro- ecco delinearsi nuovi sviluppi nel contesto sociale e sull'arena politica d'Israele su cui si protendono interrogativi, inquietudini e attese della nazione intera. La decisione di Netanyahu di troncare ogni rapporto con Sharon nel governo, ha avuto infatti tre effetti immediati: il primo, il più strettamente legato alle operazioni di «disimpegno» ha dato più consistenza politica alla lotta condotta contro di esse da tutta la destra nazionalista e confessionale non solo ma l'ha proiettata con forza nel futuro prossimo, cioè al momento in cui Israele dovrà tornare alle urne. I laburisti infatti lasceranno la coalizione di governo non appena si concluderà il ritiro da Gaza. E sarà Netanyahu il candidato premier per le forze nazionaliste e confessionali, avendone interpretato la principale istanza nel momento drammatico della lotta per la difesa dell'Eretz e del diritto degli ebrei di viverci. Secondo scenario: Netanyahu sarà alla guida del Likud o di quel partito che, rifacendosi alla sua ideologia nazionalista, sorgerà dalla sua scissione. Se Sharon ha finito per prevalere sugli avversari, non ha tuttavia composto le ragioni del dissenso interno. Terzo effetto: l' ineluttabilità della crisi emerge dalle sollecitata convocazione del comitato centrale del Likud per il necessario «chiarimento», ovvero per fare la conta decisiva tra quanti vogliono perseverare sulla nuova strada impressagli da Sharon o tornare a quella delle origini. La vittoria di questi ultimi significherà quella di Netanyahu, essendo lui il capo carismatico, anche se uno dei più tenaci oppositori al piano di ritiro, Uzi Landau, ha avanzato la sua candidatura a leader. La sconfitta dei primi dovrebbe comportare definitivamente l'uscita dall'arena politica di Sharon (che peraltro avrebbe detto di considerare conclusa la sua carriera politica con il «disimpegno» da Gaza). Sulla scena resterebbero altri prim'attori, da Silvan Shalom a Ehud Olmert. Ma dove troverebbero i consensi necessari per una vittoria elettorale? Non gli basterebbero certo quelli dei loro supporter del Likud e poi la loro politica si confonderebbe con quella di altri partiti e leader. Ecco perché molte delle conseguenze del ritiro da Gaza sono tutte da vedere. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione di Avvenire. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.