Sarcasmo di pessimo gusto sui coloni un articolo che non informa, e sminuisce un dramma umano e politico
Testata: La Repubblica Data: 08 agosto 2005 Pagina: 17 Autore: Massimo dell'Omo Titolo: «Tempi cronometrati per i pranzi dei coloni»
LA REPUBBLICA di lunedì 8 agosto 2005 pubblica a pagina 17 un articolo di Massimo Dell'Omo, inviato a Gaza, intitolato "Tempi cronometrati per i pranzi dei coloni". Tono e livello dell'articolo riflettono quelli del titolo: preoccupazione principale di Dell'Omo sembra essere stata quella di ridicolizzare i coloni, le loro vite e le loro pratiche religiose.
Nell'articolo non vi è nulla del dramma incombente dello sgombero, nulla delle motivazioni dei coloni, delle loro idee. E nulla della loro vita, cancellata da una rappresentazione macchiettistica e da un'ironia di pessimo gusto.
Si resta stupiti del fatto che LA REPUBBLICA pubblichi testi simili per "informare" i suoi lettori su un avvenimento drammatico e storicamente rilevante come il disimpegno da Gaza.
Ecco il testo: Un giorno silenzioso e immobile quello dello Shabbat, riposo e preghiera, dal quale, come Gentile, ero esentato e che pure sono stato ammesso a seguire nelle sue pieghe rituali. Copio gli appunti da taccuino. In sinagoga. L´ipotesi di una preghiera particolare dedicata all´imminente sgombero degli insediamenti va delusa. Nessun accenno. In compenso il quadro d´insieme pare, quanto ad abbigliamento, tratto di peso dalla comunità mormone celebrata in «Witness». Uomini, tutti, in camicia bianca, freschi di rasoio, pomelli accesi dal sole, naso spellato; donne con volti bianco perla, sempre country-style con tocco di ghingheri in più, sulla galleria separata Vien da cercare tra la gente le facce di Harrison Ford e Kelly McGillys. Solo che qui, non essendo Pennsylvania, si notano pistole alla cintura e mitragliatori appoggiati per terra. Belli i canti, e di struggente malinconia, che non sembrano affatto religiosi. Niente a che vedere coi Gregoriani. Differente il dondolìo dei busti durante le preghiere. Chi accenna appena un leggero inchino, chi flette robustamente avanti e indietro affinché la preghiera coinvolga anche il corpo oltre alla mente. Diverso anche il ritmo che ognuno sceglie. Presentandosi il mio vicino disposto a confidenza - mi aveva appena porto un libro che, d´istinto, ho aperto all´incontrario - gli noto che in fondo anche quando i musulmani leggono il Corano adempiono allo stesso identico esercizio fisico. «Certo - replica lui - hanno copiato da noi». In casa. Per le prima volta, da quando sono arrivato, la famiglia ha pranzato riunita. Negli altri giorni vige la regola che ognuno mangia quando ha fame. In genere un cous-cous precotto, un quarto di pollo o un sandwich scaldati su due piedi nel forno a microonde: piatti consumati in cucina, portati in camera o davanti al computer. La sera della vigilia e durante lo Shabbat pranzi e cene come Dio comanda, nel senso strettamente letterale dei termini. E però, l´impressione è che i coloni considerino il pasto tanto un´inderogabile necessità fisiologica quanto una gran perdita di tempo, sottratto - che so? - al lavoro, al sonno, alla preghiera, allo svago. Così la durata media delle due cene e del pranzo è rimasta sempre sotto i cinque minuti. Più o meno quanto il rituale che li ha preceduti: un canto, una semplicissima preghiera di ringraziamento per il cibo sulla tavola, la benedizione del vino. Poi il capofamiglia prende due filoni di Challah, il pane dolce dello Shabbah, li unisce tenendoli sollevati sulla tavola, ne frange uno, lo intinge nel sale e lo distribuisce. Si può mangiare. In quattro minuti e mezzo i commensali autoctoni - non so se sia rituale, ma il pane viene tenuto in mano tutto il tempo e addentato alla bisogna - finiscono i diversi piattini dell´antipasto e le robuste porzioni di lesso con patate. L´ospite, pur di buona lena, arranca lontano dalla meta. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare il proprio parere alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.