Un ebreo può uccidere, come un islamico. Ma Israele sa condannarlo la società palestinese, e quelle islamiche in genere, no.
Testata: Il Foglio Data: 07 agosto 2005 Pagina: 3 Autore: un giornalista Titolo: «Gli opposti fondamentalismi»
IL FOGLIO di sabato 6 agosto 2005 pubblica un editoriale sulla strage di Shfaram, che riportiamo: Chi si rifiuta di comprendere la natura religiosa del terrorismo palestinese e islamico, guardi alla strage di Shfaram. Guardi al cittadino israeliano che uccide innocenti non perché è un nazionalista né perché è povero, ma perché è altro: un fondamentalista. E’ convinto che gli ebrei abbiano ricevuto da Dio, dal patto abramitico che lega la storia terrena degli ebrei a Dio, il diritto alla terra di Israele, alla Grande Israele che comprende Gaza e la Cisgiordania. Solo per questo ha ucciso arabi (israeliani) innocenti. Solo per questo rifiuta ogni mediazione politica, ogni considerazione strategica. La sua mano è armata esattamente dalla stessa logica che arma i kamikaze palestinesi. "La Palestina è un lascito eterno di Allah al popolo dell’Islam, sino al giudizio universale", in questa frase dello Statuto di Hamas è riassunto il vero senso del "rifiuto arabo di Israele". Per questa natura divina del diritto alla terra, la leadership palestinese filonazista del Gran Muftì e quella laico-islamica di Yasser Arafat hanno sempre rifiutato la mediazione e la trattativa, pur fingendo di accettarle. Per questo Yasser Arafat ha lanciato l’Intifada. Per questo ancora oggi 19 Stati musulmani su 23 non riconoscono il diritto di Israele ad esistere. Per questo lo slogan "pace in cambio di terra" non ha mai funzionato. Perché la terra dell’islam, il dar al Islam, e la Palestina soprattutto, per gli arabi è nella esclusiva disponibilità di Allah. C’è, però, anche un fondamentalismo israeliano, speculare a quello palestinese. La differenza tra l’uno e l’altro non è soltanto nei numeri. L’abisso che separa i due fondamentalismi è la forza della democrazia nella società israeliana a cui corrisponde l’egemonia del fondamentalismo in quella araba e palestinese. Menahem Begin e lo stesso Ariel Sharon hanno spesso agito nel nome di un fondamentalismo ebraico (come in Libano nel 1982), ma la forza di Israele è di essere nato non in nome di Dio, ma in nome del suo popolo, come ricordano le limpide e laiche tesi di Theodor Herzl riprese da David Ben Gurion nel 1948. La forza di Israele è la sua democrazia, così pervasiva da riuscire a modificare idee e azioni anche dei suoi leader fondamentalisti, a spingerli alla trattativa, alla politica, addirittura alla ritirata. Come oggi Ariel Sharon da Gaza. La debolezza della società palestinese e di quelle arabe è ben più grave della mancanza di democrazia: è quella di avere un orizzonte di vita in cui il fondamentalismo è egemone e, inoltre, una religiosità che pervade il senso del possesso della terra, come della donna. Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de Il Foglio. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.