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La Stampa Rassegna Stampa
01.08.2005 Tantawi approva l'uccisione di donne e bambini israeliani, per il quotidiano invece "condanna l'uccisione di innocenti"
ma la contraddizione si spiega con la sua "complessità"

Testata: La Stampa
Data: 01 agosto 2005
Pagina: 5
Autore: Maria Corbi
Titolo: «Tantawi: condanno l'uccisione di innocenti»
Approva l'uccisione di israeliani innocenti, lo sceicco Tantawi, rettore di A lAzhar, l'università islamica del Cairo con cui università italiane hanno stabilito rapporti di collaborazione.

Lo dichiara in una conferenza stampa. Il titolo scelto dalla STAMPA per l'articolo di Maria Corbi che riporta le affermazioni del' "illustre" apologeta delle stragi di ebrei è però "Tantawi: condanno l'uccisione di innocenti".

Tantawi dichiara, effettivamente, che "chi colpisce innocenti non è musulmano", ma quando gli viene ricordata la "fatwa, in cui sentenziò che «le operazioni di martirio contro qualsiasi israeliano, inclusi i bambini, le donne e i giovani, sono legittime dal punto di vista della legge islamica", risponde "Allah dice "colpisci chi ti fa del male", ma solo lui, non tutto il mondo", confermando implicitamente quelle affermazioni.

Ora, è evidente che se qualcuno dicesse "sono contro le uccisioni di innocenti, ma non di donne e bambini arabi" o cinesi, o finlandesi, nessun giornale darebbe la notizia che "condanna l'uccisione di innocenti". Titolerebbe invece che approva pubblicamente l'uccisione di innocenti arabi, o cinesi, o finlandesi.
Dal momento che Tantawi, invece, giustifica l'uccisione di israeliani, questa regola di elementare buon senso viene meno: il risultato è l'assurdo titolo che abbiamo sopra riportato.

Nell'articolo di Maria Corbi Tantawi viene definito "personaggio controverso", nelle cui risposte "si legge la sua complessità".
La "complessità" consisterebbe nell'essere generale contrario al terrorismo, con l'eccezione di quello rivolto agli israeliani.
Ma a noi sembra che in realtà la posizione di Tantawi sia molto semplice: è favorevole al terrorismo. La differenza tra lui e chi è favorevole anche al terrorismo che colpisce Londra e Sharm el Sheik oltre a quello che colpisce Gerusalemme e Tel Aviv è, come si dice, di "grado", non di sostanza.
E nulla toglie che, in altre circostanze, gli stessi "principi" che gli hanno fatto approvare il terrore antiisraeliano possano condurre Tantawi ad approvare terrorismi diretti contro altri obiettivi. Nessun principio universale di rispetto per la vita umana, evidentemente, potrebbe impedirglielo.

Ecco il testo:

Quando incede con passo fermo, le mani incrociate sul grembo, per i corridoi dell'hotel Hyatt, tutti si fermano. I camerieri quasi si appiattiscono al muro, abbassano la testa. Uno spiega: «È come se voi vedeste passare il Papa». Lui, Mohamed Sayed Tantawi, la massima autorità religiosa dell'Islam sunnita in Egitto, Sheikh di Al Azhar, prestigiosa scuola coranica (è un'università) del Cairo, uno dei personaggi più influenti del mondo arabo, sembra non accorgersi di niente se non fosse per quei piccoli occhi che brillano sul volto impassibile solcato da qualche ruga. E' arrivato a Sharm per pregare nella moschea di Al Salam e sulle macerie del Ghazala Hotel, in memoria delle vittime dell'attentato. Indossa una jelbab di lino marrone, eleganti mocassini, e in testa il tipico Eimma, piccolo turbante bianco e rosso. Parla solo in arabo e nelle sue risposte, che mescolano posizioni ufficiali del governo egiziano e quelle dell'Islam più estremista, si legge la sua complessità. Personaggio controverso, Tantawi, capace di dettare una fatwa di legittimazione dei kamikaze palestinesi e di appoggiare la posizione filoccidentale del presidente Mubarak in Iraq. Un uomo ieratico, imponente, nonostante la fragilità data dagli anni e dalla magrezza, che esercita il suo potere con lo sguardo, inflessible e acuto. Inizia a parlare, ma si interrompe subito, fissando una giornalista che si sta facendo tradurre simultaneamente le sue parole. Il suo assistente spiega: «Italiana, silenzio, dopo». Ok.
Sheikh Tantawi, le autorità religiose islamiche, spesso, vengono considerate troppo morbide nel giudicare il fenomeno del terrorismo. Polemica che ha coinvolto anche la sua scuola coranica di Al Azhar. Lei che cosa risponde?
«Sono qui a Sharm el-Sheikh a pregare per le vittime dell'attentato del 22 luglio. Questo dimostra quale sia il mio pensiero».
Allora lei condanna i kamikaze?
«Condanno l'uccisione di gente innocente, come i turisti che erano qui in pace, in vacanza. Nostri ospiti che dovevano essere sicuri. Chi uccide donne e bambini non ha nessuna fede. Quando c'è stato l'attentato di Taba i giornali hanno scritto: "Sono stati i terroristi musulmani". Ma non esistono terroristi musulmani. Chi colpisce innocenti non è musulmano. E anche se lo era nel momento in cui si macchia di questo peccato non è più nell'Islam».
E le azioni di Londra?
«Hanno colpito innocenti. Persone che andavano a lavorare in metropolitana. Haram, Haram, Haram (peccato, peccato, peccato)».
Lei però, ci risulta, non ha mai condannato le azioni kamikaze dei palestinesi in Israele. Anzi li ha legittimati.
«Allah ha detto che non bisogna usare violenza contro innocenti e contro chi non ci ha fatto del male. Ma ha anche detto che dobbiamo reagire a chi usa violenza contro di noi».
Si spieghi meglio.
«I palestinesi erano un popolo in pace, avevano una terra e gliela hanno portata via. Adesso sono povera gente che non ha niente se non la dignità di essere buoni musulmani».
Buoni musulmani anche i terroristi? Lei tre anni fa emise una fatwa, in cui sentenziò che «le operazioni di martirio contro qualsiasi israeliano, inclusi i bambini, le donne e i giovani, sono legittime dal punto di vista della legge islamica».
«Allah dice "colpisci chi ti fa del male", ma solo lui, non tutto il mondo».
Una scomunica che però non riguarda i martiri palestinesi, mi sembra di capire.
«....(non risponde)».
Anche in Iraq la violenza in nome di Allah non accenna a finire.
«Io dico a quel popolo, anche se non è d'accordo, di avere pazienza, di seguire le decisioni del governo. Perché solo dopo che si sarà formato un esercito forte, gli americani e gli altri occidentali dovranno andare via».
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