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Il Messaggero Rassegna Stampa
29.06.2005 La logora tesi di chi rifiuta la realtà e cerca le inesistenti "cause socio-economiche" del terrorismo
la ripropone Marcella Emiliani

Testata: Il Messaggero
Data: 29 giugno 2005
Pagina: 1
Autore: Marcella Emiliani
Titolo: «Alla ricerca dei musulmani del dialogo»
Il Messaggero di venerdì 29 luglio 2005 pubblica alle pagine 1 e 6 l'articolo di Marcella Emiliani "Alla ricerca dei musulmani del dialogo".

Evidentemente inviperita dall’editoriale di ieri del prof. Quagliariello, che invitava a considerare con coraggio e senso della realtà le radici culturali dell’odio jihadista, la Emiliani decideva di impugnare penna e calamaio per dire la sua.
L’articolo che ne risulta è un dedalo di argomentazioni tortuose, che riesce perfettamente nell’intento di rendere intuibile ma poco intelligibile un messaggio che, dopo tanti dibattiti in materia, appare ormai logoro. Nonostante il fatto che affermare l’esistenza di un retroterra culturale e religioso del terrorismo jihadista non significhi affatto condannare l’Islam in sè ma, piuttosto, denunciare la pericolosità di alcune sue derive ultra-fondamentaliste (purtroppo non episodiche) che alimentano la cultura dell’odio, la Emiliani si rifugia nella vecchia interpretazione, che individua nel terrorismo una radice socio-economica. Leggiamo infatti:

Come dialogare con le comunità degli immigrati da paesi musulmani o, tanto per essere ancor più chiari, come dialogare con le comunità di immigrati in Italia? Fosse per me, la parola "Islam" non la tirerei neanche in ballo… Il problema dunque è dare alle comunità immigrate degli organi di rappresentanza in maniera che al loro interno si sviluppi un dibattito serio su cosa significhi il confronto con l’Europa/Occidente e lo si traduca poi in una linea politica negoziabile, nella fattispecie con le autorità italiane.
E ancora:


Tutto questo… potrebbe risultare molto utile nella prevenzione di quelle tante cause socio-economiche che alimentano il terrorismo in Italia.


Quindi la chicca finale:


L’odio terrorista è questione di sette segrete


La Emiliani, la pruderie a parlare in termini di cultura è nota, ci ripropone la favoletta del terrorismo che nasce dal disagio. In realtà – diciamolo ancora una volta – il terrorismo costituisce un’attacco frontale - consapevole, deliberato e pianificato - ai nostri valori e al nostro stile di vita. Nasce dall’esaltazione, non dalla prostrazione, la cultura della morte che lo accompagna non è una castrazione, ma un nichilismo gridato. La morte portata in trionfo…altro che case diroccate e verruche sotto i piedi!

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