domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
28.07.2005 Una notizia enfatizzata oltre misura
per mettere in cattiva luce esercito israeliano e coloni?

Testata: La Repubblica
Data: 28 luglio 2005
Pagina: 15
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Tornano le gabbie per i coloni. Israele si prepara alla battaglia»
Piuttosto scandalistico il titolo "Tornano le gabbie per i coloni Israele si prepara alla battaglia" e l'esordio ("Per stanare i coloni che si barricheranno nelle loro case del blocco di colonie di Gush Katif, l´esercito israeliano intende adoperare ogni mezzo (incruento) a sua disposizione, incluse le gabbie che furono utilizzate, fra risonanti proteste, per evacuare gli abitanti di Yamit, l´insediamento ebraico nel Sinai settentrionale smantellato nel 1982 in seguito alla Pace di Camp David con l´Egitto") di un articolo di Alberto Stabile pubblicato da LA REPUBBLICA di giovedì 28 lugio 2005 .

Apprendiamo infatti verso la fine del pezzo che le gabbie sono state utilizzate in un'esercitazione, ma che "non è detto che poi saranno usate.
Contrariamente a Yamit, infatti, gli insediamenti di Gaza e della West Bank non sono fatti di palazzine, ma consistono in un insieme di villette costruite sul modello degli chalet svizzeri, tetti di tegole rosse, spioventi, che difficilmente potrebbero costituire una difesa per i coloni più riottosi".

L'idea di coloni israeliani in gabbia deve però avere un fascino particolare che giustifica questa attenzione sproporzionata a una notizia relativa a un'esercitazione, chiaramente non molto rilevante.
Per cercare di capirne i motivi si può forse porre attenzione al fatto che in un colpo solo il titolo di REPUBBLICA descrive l'esercito israeliano come brutale (mette in gabbia la gente) e i coloni come "belve" (che devono essere messe in gabbia).

Ecco il testo dell'articolo:

Per stanare i coloni che si barricheranno nelle loro case del blocco di colonie di Gush Katif, l´esercito israeliano intende adoperare ogni mezzo (incruento) a sua disposizione, incluse le gabbie che furono utilizzate, fra risonanti proteste, per evacuare gli abitanti di Yamit, l´insediamento ebraico nel Sinai settentrionale smantellato nel 1982 in seguito alla Pace di Camp David con l´Egitto. Nuovo ritiro, si direbbe, vecchi metodi.
L´uso delle gabbie si rese necessario, a Yamit, per raggiungere i coloni che si erano asserragliati nei piani alti o sui terrazzi delle palazzine che formavano il tessuto urbano di quell´insediamento. Accade, infatti, che nella loro incongrua e disperata resistenza, i settler ribelli all´ordine del governo di lasciare le loro case, trasformarono molti di quegli edifici in torri di difesa contro le quali rimbalzava inutilmente la disarmata forza pubblica.
Si pensò allora di prendere i rivoltosi dall´alto, calando le gabbie sui terrazzi tramite una gru, o, più raramente, un elicottero. L´azione, ovviamente sincronizzata coi gruisti, prevedeva che i soldati, dopo aver neutralizzato la resistenza dei coloni, riempissero il gabbione di di ribelli e, senza troppi complimenti, le facessero atterrare sulla strada o direttamente su un mezzo militare che veniva immediatamente diretto a una prigione provvisoria.
Può sembrare singolare che molti degli ex coloni di Yamit figurino, oggi, tra i residenti del Gush Katif, e, come tali, siano costretti a subire, per la seconda volta nella loro vita, un ordine di evacuazione. Ma più che evocare l´ineluttabile ripetitività della storia, si potrebbe più sommessamente dedurre che molti estremisti messianici hanno interpretato quella del colono come una professione di tutta una vita.
Le immagini della gabbie, al pari di quelle che documentarono la distruzione materiale dell´insediamento, suscitarono una levata di scudi. Il governo dell´epoca (anche allora fu Sharon a fondare Yamit, e fu poi lo stesso Sharon a coordinare lo smantellamento dell´insediamento) si giustificò affermando che non c´era altro modo possibile per tirar fuori i resistenti dalle loro roccaforti.
Le grandi manovre delle forze israeliane impegnate ad evacuare i 21 insediamenti di Gaza e i quattro della Cisgiordania del nord, operazione nella quale saranno impegnati non meno di 41 mila soldati e 14 mila poliziotti, per un totale di 55 mila uomini, sono cominciate ieri nel campo di addestramento di Tselim, a una ventina di chilometri dal Gush Katif, familiarmente noto ai militari come «Chicago».
«Chicago» è una specie di città finta, un po´ come quelle in cui si girano i kolossal cinematografici, costruita per simulare realisticamente le condizioni della guerriglia urbana. Stavolta, i responsabili della gigantesca esercitazione hanno voluto riprodurre un insediamento. Ma per cercare di prevenire qualsiasi tensione non necessaria con il popolo dei coloni nessuno degli edifici riprodotti è stato indicato come «sinagoga» o «centro delle comunità» o «casa». Tutti sono stati semplicemente definiti «strutture».
Le truppe impegnate oggi nelle esercitazioni e domani nel ritiro saranno dotate soltanto di elmetto, bastone e giubbotto fluorescente per il riconoscimento notturno. Le gabbie fanno parte del training, ma non è detto che poi saranno usate.
Contrariamente a Yamit, infatti, gli insediamenti di Gaza e della West Bank non sono fatti di palazzine, ma consistono in un insieme di villette costruite sul modello degli chalet svizzeri, tetti di tegole rosse, spioventi, che difficilmente potrebbero costituire una difesa per i coloni più riottosi.
I quali hanno convocato per martedì prossimo una nuova manifestazione di massa, come la fallita marcia sul Gush Katif della settimana scorsa. A quanto pare è loro intenzione impegnare il maggior numero possibile di soldati e poliziotti fino all´inizio delle operazioni di sgombero, previsto per il 15 agosto, nella convinzione che in questo modo faranno saltare il ritiro.
Non si sa se tenteranno di sfondare nuovamente oppure si lasceranno circondare dalla forza pubblica come hanno fatto la settimana scorsa a Kfar Maimon inchiodandola in un estenuante confronto. Il luogo di ritrovo è stato fissato a Sderot, la cittadina del Negev colpita da centinaia di missili Kassam sparati dai palestinesi dall´interno della Striscia.
Come dimostra anche l´uso delle gabbie nelle esercitazioni, le forze di sicurezza s´aspettano una forte resistenza per lo meno da una minoranza di "duri e puri": due o tre mila persone, sul totale di diecimila coloni (gli ottomila residenti e i duemila che sono andati a dar loro man forte) presenti, in questo momento, a Gush Katif.
Invitiamo i lettori di Informazione Corretta ad inviare la propria opinione alla redazione de La Repubblica. Cliccando sul link sottostante si aprirà una e-mail già pronta per essere compilata e spedita.



rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT