Alcune domande su un'iniziativa dell'Arci e sull'articolo che la presenta
Testata: La Nuova Ecologia Data: 28 luglio 2005 Pagina: 63 Autore: Federico Mei Titolo: «Palestina, l'arci punta sui bambini»
A pagina 63 de La Nuova Ecologia di giugno 2005 Federico Mei della "Campagna attivarci" firma un articolo dal titolo: "Palestina, l'Arci punta sui bambini"
E' dagli anni Ottanta che l'Arci concentra le sue forze e le sue risorse per la Palestina sui temi dei giovani e dell'educazione. Non solo perché nei campi profughi manca qualsiasi servizio a queste categorie, ma anche perché le giovani generazioni rappresentano il futuro e le speranze di emancipazione. L'appoggio alla società civile palestinese e alle sue rivendicazioni parte proprio da qui, dal sostegno ai più giovani, perché crescano al riparo dai traumi della guerra e abbiano la possibilità di definire e affermare la propria identità. La condizione di rifugiati porta con sè problemi per i quali non basta la sola assistenza, ma che invece esige una definizione più profonda di bisogni e diritti: la necessità di partecipare, di essere coinvolti e di sentirsi parte della vita della comunità. Dopo aver realizzato nel campo profughi di Al Fawwar una delle strutture più complete per l'assistenza all'infanzia di tutti i Territori Occupati - attrezzata con ambulatorio, farmacia, biblioteca e sala computer - attivando numerosi percorsi di formazione per gli operatori di campo, con un'attività specifica sulla formazione professionale e sui temi legati all'esclusione giovanile, l'impegno maggiore è ora rivolto al campo profughi di Shu'fat, a Gerusalemme Est. Si tratta di uno dei più problematici per l'alta densità abitativa e per il diretto controllo delle autorità israeliane. L'impegno a Shu'fat ha già visto realizzato un intervento rivolto alla formazione - il progetto Childhood and children. Bambini e infanzia in Palestina - e la creazione di una biblioteca giocattoli (Toys library) all'interno del centro polivalente del campo profughi. Il nuovo progetto, come gli altri realizzato a stretto contatto con le associazioni e i gruppi locali, propone la creazione nell'area di Shu'fat di un polo educativo per la prima infanzia. L'intento è quello di valorizzare le risorse umane e culturali esistenti sul territorio per creare un'esperienza pilota in termini di contenuti educativi, ristrutturazione e uso dello spazio. Visti i precedenti de La Nuova Ecologia, visto l'orientamento anti-israeliano che hanno quasi sempre queste organizzazioni apparentemente umanitarie, ma che spesso arrivano ad appoggiare le reti terroristiche, se non altro per la propaganda che diffondono, ed infine visto che nelle zone palestinesi sono in tanti i centri di "educazione" all'odio, alla violenza e al "martirio", c'è da supporre che nelle biblioteche ci saranno libercoli come "Sognando Palestina" o "Palestina nel cuore" o in quella del giocattolo ci si troveranno armi finte o dischi che riproducono canzoncine inneggianti al jihad? Perché queste strutture non vengono proposte nei campi profughi palestinesi in Libano, Egitto, Giordania e Siria? Perché nell'articolo non si dice che i problemi dei campi profughi sono causati principalmente dall'ONU (che ha voluto mantenerli, invece di supportare un miglioramento delle loro condizioni) e dagli stessi "fratelli arabi" menefreghisti quando non massacratori (come nel massacro di Settembre nero, per es.) di questo popolo nato strumentalmente soltanto circa 40 anni fa?
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