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Il Manifesto Rassegna Stampa
27.07.2005 Per il quotidiano comunista Israele non ha ragioni, solo armi
le sue richieste ad Abu Mazen sono "siluri"

Testata: Il Manifesto
Data: 27 luglio 2005
Pagina: 10
Autore: Michele Giorgio - Giovanni Senatore
Titolo: «Due siluri sull'Anp - Senza muri alla Comune»
"Siluri per l'Anp": così il quotidiano comunista qualifica la richiesta ai palestinesi di una seria azione contro il terrorismo da parte del primo ministro israeliano Sharon e le critiche circa il mancato cordinamento dei servizi di sicurezza da parte dell'inviato americano William Ward.
Che Dharon e Ward avessero delle ragioni ovviamente, non è un ipotesi contemplabile: i loro scopo "deve" essere quello di affossare Mubarak.

Ecco l'articolo, di Michele Giorgio

Non è cominciata nel migliore dei modi la trasferta a Gaza del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, che si è detto intenzionato a rimanere nella striscia fino al completamento del ritiro israeliano, per evitare che gruppi armati palestinesi sparino sui coloni. Non ha avuto neanche il tempo di sistemarsi che è stato colpito da due «siluri». Il primo ministro israeliano Sharon, intervistato da Le Monde in anticipo sulla sua visita a Parigi, lo ha accusato di non svolgere «una seria azione contro il terrorismo» e di essere uno «che si accontenta di fare poco». Più di tutto Sharon ha ribadito che il ritiro da Gaza non porta automaticamente alla attuazione della «road map» (che prevede la creazione di uno stato palestinese indipendente). Per avviare questo piano di pace, ha detto «è necessario un arresto totale del terrorismo, la confisca delle armi, lo smantellamento delle organizzazioni terroristiche».

L'altro siluro lo ha sganciato il generale William Ward, inviato dagli Usa in Medioriente col compito di supervisionare la riorganizzazione dei servizi di sicurezza palestinesi. Secondo Ward ancora oggi, dopo le riforme varate nei mesi scorsi, le forze di sicurezza di Abu Mazen sono deboli, divise da lotte intestine e corrotte. È una una bocciatura dell'operato del presidente palestinese che ha fatto della riforma dei servizi uno dei punti centrali del suo programma.

Il documento è stato stato scritto dalla «Commissione di valutazione strategica». Ward ieri doveva illustrarlo di fronte al Congresso. Secondo il rapporto «l'incapacità di assolvere ai propri compiti essenziali e applicare la politica del governo, ha evidenziato la debolezza dei servizi», a causa di abusi di potere, sperpero per l'acquisto degli equipaggiamenti, divisioni tra servizi che operano in Cisgiordania e nella striscia di Gaza. «Le appartenenze ai clan familiari rimangono troppo forti» e mettono a rischio il funzionamento dei servizi di sicurezza, sottolinea il documento, che aggiunge: «le capacità operazionali globali sono deboli in Cisgiordania e medie nella Striscia di Gaza». Secondo gli assistenti di Ward, il movimento islamico Hamas, rispetterà il cessate il fuoco nel corso dell'arretramento israeliano da Gaza - «sebbene Hamas sia il movimento che ha maggiori mezzi per disturbare il ritiro, eviterà di creare un disordine generale» - ma gruppi minori, come il Jihad, potrebbero sferrare una serie di attacchi. Il documento prevede inoltre che gli incidenti durante e dopo l'evacuazione delle colonie saranno all'ordine del giorno. «La mancanza di chiarezza per quanto riguarda i possedimenti delle colonie potrebbe indurre gruppi locali o famiglie ad occupare le zone sgomberate data la debolezza relativa delle forze di sicurezza dell'Anp».
Il quotidiano comunista pubblica anche un articolo su un seminario per "facilitatori del dialogo" tra israeliani e palestinesi organizzato in Toscana da un 'organizzazione israelo-palestinese.

Dall'articolo emerge un quadro lontano dalla realtà delle società israeliana e palestinese.
Quest'ultima provata da "occupazioni militari, check point armati e restrizioni" e tuttavia disposta al dialogo e desiderosa di trovare una "via di uscita".
La prima, delle cui sofferenze nel conflitto non si fa cenno, incline a considerare chi dialoga con i palestinesi come un "estremista di sinistra" , non capendo come si possa "parlare con il nemico" (è un israeliana coinvolta nel progetto a descrivere così il suo Paese).

La realtà del conflitto israelo-palestinese è invece tutt'altra: nella società palestinese la propaganda di odio verso il "nemico sionista" è pervasiva e costante.
In Israele vi è una forte disponibilità alla pace, frustrata dal terrorismo e dal tradomento del processo di pace voluto da Arafat.
Vi sono poi, come in ogni democrazia, frange pacifiste pronte a vedere i torti sempre dalla proria parte.

E' certo però che presentazioni a senso unico, gravemente distorte, della realtà mediorientale, difficilmente possono aiutare a raggiungere quella pace che si vorrebbe favorire.

Ecco l'articolo:

Lana è una palestinese che vive a Jaffa in Israele. Al suo fianco, da un lato, c'è Majdi, di Tulkarem, palestinese dei territori, dall'altro, Efrat, israeliana di Tel Aviv. Sono i portavoce di un gruppo di 12 giovani, tra 20 e 30 anni di età, provenienti dalle tre diverse realtà sociali, che partecipano fino al 30 luglio ad un seminario per «facilitatori» al dialogo presso la Comune di Bagnaia, a pochi chilometri da Siena. Il progetto pilota è di «Windows for peace», associazione bilaterale israelo-palestinese che nel 2004 aveva portato tra gli ulivi della campagna toscana dieci adolescenti dei due popoli, autori e protagonisti di un cortometraggio, dal titolo «The way out», proiettato l'altroieri in occasione di una tavola rotonda con i nuovi ospiti presso la sede della Provincia di Siena.

E sono proprio gli adolescenti palestinesi ed israeliani i principali destinatari delle tecniche di mediazione che i loro «fratelli» maggiori apprendono quest'anno. Differenze di lingua e difficoltà ad ottenere dall'esercito i permessi per varcare i reciproci confini sono ostacoli per tutti.

«In questa realtà di conflitto gli incontri provocano emozioni molto forti, diventa difficile ascoltare ed interiorizzare quello che dice l'altro - spiegano Lana, Majdi ed Efrat -. Ecco, allora, è importante riuscire a comprendere le stesse emozioni per essere in grado di gestire le situazioni a rischio nei rapporti tra i più giovani».

Nel video i ragazzi si cercano tra gli alberi e la vegetazione di un bosco, quasi a rappresentare la inestricabile jungla «umana» che li opprime nei loro paesi. Uno dei protagonisti scivola e cade, si lamenta. Il momento sembra drammatico. Il back stage, invece, rivela volti divertiti e scene mimate tra l'allegria generale, fino alla conclusione: una corsa spensierata verso la Comune e la speranza di una «via di uscita». Bagnaia per la prima volta ospita anche giovani arabo-israeliani, una novità assoluta rispetto ad altre esperienze simili a livello internazionale.

«Per me è più difficile - dice Lana, 23 anni - la nostra situazione è unica e poco conosciuta: siamo diversi dai palestinesi dei territori e dagli israeliani, e dobbiamo rapportarci in maniera diversa agli uni e agli altri, che a loro volta ci trattano in maniera diversa». Majdi, 26 anni, rifugiato da Haifa, vive a Nurshams (8mila persone) il più piccolo dei due campi profughi di Tulkarem. Qui occupazione militare, check point armati e restrizioni pesano più che altrove. «Ho capito che questa dura realtà va cambiata - spiega -, non vogliamo che i nostri figli soffrano quello che soffriamo noi. Questa esperienza è un modello da imitare per le nostre società e più in generale per il mondo intero».

Afferma di non poter parlare a nome della società israeliana, invece, Efrat, 22 anni, che da due anni ha terminato il servizio militare, per le donne 24 mesi. «Coloro che lavorano in Windows - spiega - sono percepiti come degli estremisti di sinistra, i nostri connazionali non si capacitano di come noi possiamo parlare con il nemico. Sono convinta che si tratta di un pregiudizio che nasce dalla paura e dall'ignoranza. Quello che mi rende felice è vedere che aumenta il numero delle persone che vogliono sapere, perché i media israeliani non raccontano la vita dall'altra parte».

«Windows for peace» (1000 affiliati tra ebrei e palestinesi), oltre a creare centri di amicizia nelle due nazioni, edita Senza Muro, giornale da 10mila copie e 40/50mila lettori. «E' scritto da ragazzi di entrambi i popoli e in entrambe le lingue - afferma Rutie Atsmon, fondatrice di Windows -, riflette quello che i giovani pensano e come vivono il conflitto. Presto potrebbe esserci anche una versione video».

Intanto sarà la musica con il suo linguaggio universale a suggellare l'incontro tra i 12 giovani, supportati da tre professionisti della facilitazione al dialogo. Il Festival «Percorsi» della Val di Merse (Casole, Monticiano, Murlo e Sovicille) dedica infatti a Windows e ai ragazzi ospiti a Bagnaia, un concerto stasera (ore 21.30), a Villa Cavaglioni (San Rocco a Pilli) di musica multietnica. Di scena Luigi Cinque Opera Quartet, Raiz, Elena Ledda e Shafqat, cantante di cultura sufi. Dalle 17.30 la Comune è open house per tutti i cittadini.
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