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Il Foglio Rassegna Stampa
26.07.2005 La stupidità del pacifismo che nega i fatti
e si illude di fermare il terrorismo islamista con i cedimenti

Testata: Il Foglio
Data: 26 luglio 2005
Pagina: 1
Autore: Giuliano Ferrara
Titolo: «Chi chiede il ritiro delle truppe occidentali dall'Iraq è un cretino»
IL FOGLIO di lunedì 26 luglio 2005 pubblica in prima pagina un editoriale di Giuliano Ferrara, che riportiamo:
Fatti. Primo: colpiscono ovunque, da Bali a Sharm el Sheik, da New York a Londra, da Madrid a Casablanca, da Baghdad a Beslan, da Gerusalemme a mosca ad Amsterdam.
Secondo. Colpiscono civili inconsapevoli, nella loro vita ordinaria, diffondendo terrore, stordimento, incomprensione, divisione, paura in tutto l’occidente.
Terzo. Colpiscono sacrificando anche la loro vita, il che li rende martiri del dio in cui credono, che è il dio dei musulmani con le sue promesse di riscatto e felicità ultraterrena. Non uomini e donne in rami, ma armi dalle sembianze umane o concetti teologici militarizzati.
Quarto. Sono tutti musulmani, i maestri e i seguaci del terrore globale. Le vittime sono multiculturali, i carnefici no. I carnefici hanno le loro televisioni globali, il loro sistema di diritto alimentato dalle fatwa, la loro giustificazione per fede e attraverso le opere.
Quinto. Hanno cominciato molto prima dell’Iraq. Vivono in un altro mondo morale esplicitamente nemico del nostro mondo, combattono gli infedeli cristiani ed ebrei in quanto tali e con ogni mezzo. Non sono una spectre né pochi fanatici: sono un popolo, molti popoli, sono una predicazione che forma generazioni attraverso le frontiere.
Sesto. Non sono figli di un qualche nazionalismo. Il loro retroterra è la umma islamica, una comunità globale di credenti, una nozione che si identifica con la civiltà fondata da Maometto nel VII secolo. E che si stende nell’islam europeo, il luogo in cui si sono insediati a milioni e in cui sono stati progettati e realizzati i colpi più clamorosi, come quello dell’11 settembre del 2001.
Settimo. La loro guerra è altamente ritualizzata, liturgica: se ti sgozzano, prima ti sottopongono a un giusto processo islamico, Corano alla mano. Non rispettano distinzioni accettate anche in tempo di guerra dagli occidentali: non esistono ambasciatori per loro, né bambini da rispettare, ma solo fedeli e infedeli.
Ottavo. I loro capi sono teologi, poeti e profeti, sceicchi, mullah e imam che assommano potere civile e potere religioso, il dettato della parola divina e della sharia, la legge islamica. La loro è una sporca guerra culturale proclamata in nome di valori tremendi, ispirati alla sottomissione, ciè al contrario della parola che fonda il nostro mondo moderno, libertà. Theo Van Ghogh non è morto per l’Iraq, ma per aver esercitato la libertà di espressione. Ayan Hirshi Ali, la sua compagna di lavoro musulmana e coautrice di un corto sulla condizione schiavistica della donna islamica, non è bandita dalla vita civile e braccata per l’Iraq, ma per apostasia e per femminismo. Noi abbiamo finto di non vedere e lasciamo soli combattenti culturali ed apostati dell’ilsam non per ritegno multiculturale, ma per paura di ritorsioni.
Nono. Le radici di questo fenomeno sono antiche, ultramillenarie, quanto lo sono le radici del cristianesimo e del giudaismo; ma sono più robuste, nessuno le ha recise. Il carburante è ingente, non c’è paragone con il terrorismo classista o separatista che abbiamo conosciuto in Europa negli anni Settanta. Il wahabbismo e le madrasse non sono paragonabili con l’attivismo marxista, coda di cometa del dio che è fallito. Il loro dio non è fallito, vive nelle loro teste e nei loro cuori.
Decimo. Gli stati opulenti e nostri alleati politici e finanziari, nonché quelli falliti e che noi consideriamo canaglie, le culture di riferimento, la moralità diffusa che sorregge il jihadismo si esprimono anche nella lapidazione delle adultere, nel divieto per le donne di guidare, nell’impiccagione degli omosessuali, nel disprezzo aperto e consapevole dei fondamenti del diritto liberale.
Esaminati brevemente questi fatti, direi che chiede il ritiro delle truppe occidentali dall’Iraq è un cretino. Chi dice che ce la siamo cercata è un cretino. Chi idolatra l’impassibilità ela difesa passiva del nostro modo di vita è un cretino. Chi nega l’esistenza di una guerra di civiltà a sfondo religioso è un cretino. Chi pensa che il problema sia Guantanamo è un cretino e anche un ipocrita. Non ho altro da aggiungere.
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