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Il Manifesto Rassegna Stampa
25.07.2005 L'equivalenza morale tra aggressione terroristica e risposta militare al terrorismo
affermata da Zvi Shuldiner sul quotidiano comunista

Testata: Il Manifesto
Data: 25 luglio 2005
Pagina: 1
Autore: Zvi Shuldiner
Titolo: «Opposte crociate»
IL MANIFESTO di domenica 24 luglio 2005 pubblica in prima pagina l'editoriale di Zvi Shuldiner sui fatti di Londra.
Fin dal titolo "Le opposte crociate" vi si trova un'inaccettabile equivalenza morale tra il terrorismo e al risposta militare ad esso da parte dell'Occidente.

Ecco il testo:

Londra due settimane fa, con oltre cinquanta morti, e ancora Londra, più lieve, in questi giorni, e adesso Sharm el Sheikh con più di 83 morti mentre stiamo scrivendo queste righe. Il 71 per cento degli inglesi in queste ore dice a Sky news che il mondo è meno sicuro dopo l'inizio della guerra contro il terrore. Hanno ragione, eccome! Dev'essere ben chiaro: il punto di partenza della sinistra nelle sue diverse sfumature, radicali o moderate, è umanista: l'essere umano sta nelle sue radici, e per questo la morte indiscriminata di innocenti non è mai stata, né può essere un nostro strumento. La morte indiscriminata di esseri innocenti è propria del terrorismo fondamentalista. Il terrorismo fondamentalista è oggi il patrimonio dei fondamentalisti islamici e del fondamentalismo imperialista. E la lista non finisce qui...

La crociata fondamentalista americana, con i suoi alleati britannici, italiani, o chi per essi, adesso abbraccia in una stretta mortale il fondamentalismo islamico. Dobbiamo respingerli entrambi con chiarezza e definire bene i parametri della lotta.

La sinistra e il pacifismo devono continuare la loro lotta senza tentennamenti o balbettii: la guerra imperialista - se dobbiamo rispolverare questo termine quasi dimenticato - cerca solo di consolidare il fondamentalismo del mercato, fa sprofondare i popoli del mondo in una crescente miseria e porta guadagni sempre maggiori nei centri egemonici del capitalismo. In quelle terre zuppe di sangue di decine di migliaia di vittime della crociata dei Bush e dei Blair e dei loro alleati, cresce facilmente l'odio, si alimenta sempre più un fondamentalismo islamico che cerca di scatenare i fantasmi della morte, una morte non diversa da quella che alimentano gli americani e i loro alleati.

Da Bin Laden ai Talebani, a Saddam Hussein, dall'Arabia Saudita al Pakistan, le armi e le iniziative sono state dei servizi segreti occidentali ed erano destinate a servire gli interessi dell'Occidente, seminando ovunque la morte. Adesso i demoni sono scappati dall'ampolla dei loro creatori e puntano le armi contro i loro padroni, ma uccidono in modo indiscriminato, inglesi, americani, egiziani o italiani, cristiani, ebrei o musulmani. Sono fondamentalisti islamici. Non sono l'Islam o i musulmani.

Le forze alleate in Iraq non sono gli americani, i britannici o gli italiani. Nemmeno il fondamentalismo coincide con i musulmani. Prima di cadere nelle facili trappole dei demagoghi e degli ignoranti che vogliono nutrire sempre di più l'odio fondamentalista dell'Occidente per continuare con le loro crociate distruttive, conviene ricordare questo punto fondamentale.

Il pacifismo e la sinistra non possono astenersi dal continuare la lotta contro la guerra. Non si possono astenere nemmeno dal dire chiaramente al fondamentalismo islamico: questa non è la nostra strada, non saremo alleati dell'odio e della morte quali che siano le loro fonti.
Il contesto politico c'è sempre ed è necessario chiarirlo costantemente. Solo una chiara adozione di principi basici e ben definiti aiuterebbe nella lotta contro coloro che si abbracciano in un abbraccio mortale che incombe su tutti noi. Lo Sceriffo del mondo manda la sua sorridente rappresentante in Medio Oriente per cercare di controllare un po' quella che doveva essere una regione più stabile oggi dopo la sua crociata contro l'Iraq, ma che minaccia costantemente di diventare un'altra polveriera. Condoleeza Rice arriva in società in crisi, società dove il fondamentalismo celebra le sue diverse forme.

Il Segretario di Stato americano arriva in Israele e deve rafforzare il primo ministro Sharon che, da un lato, porta avanti con ostinazione il suo piano per la ritirata da Gaza e, dall'altro, reitera: ci ritireremo da Gaza, ma assicurando l'annessione della Cisgiordania. La promessa di Sharon non pacifica il fondamentalismo ebreo. In nome di Dio - in questo caso il dio degli ebrei - maledicono chi consegna un solo centimetro della terra promessa, chiamano le forze armate a resistere al governo dittatoriale di Sharon, lo chiamano il governo della «famiglia», i rabbini esigono che i loro ordini prevalgano sugli ordini del potere civile. Israele vive uno dei momenti più drammatici in cui rischia di trasformarsi in un altro stato fondamentalista.

E intorno a Gaza, da Gaza, fanno fuoco i fondamentalisti islamici, il cui cinismo non ha nemmeno nulla a che spartire con il classico «nemico sionista»: quando la scorsa settimana la Jihad e Hamas hanno riscaldato tutta la regione, il vero obiettivo era quello di consolidare posizioni contro la debole egemonia di Abu Mazen o dell'Olp.

Sì, io posso dirlo personalmente, non vedremo più una delle nostre studentesse che stava sul balcone con il suo compagno e che è morta assassinata da uno sparo destinato ad assicurare il governo dell'altro dio che raccomanda di non rinunciare a un solo centimetro della terra santa.

La Rice rappresenta il terzo dio, forse il più potente oggi, il dio della guerra, del petrolio e dei dollari e che arriva per cercare di tranquillizzare tutti gli inquieti attori che continuano a contendersi sacre rappresentazioni fregandosene dei veri interessi dei popoli della regione.

È necessario recuperare l'iniziativa per dire chiaramente di no ai signori della guerra, sia essa la guerra di Bush e dei suoi seguaci o di Bin Laden e dei suoi seguaci, senza attenuanti da nessuna delle due parti. La sofferenza che provoca la guerra imperialista non può giustificare risposte criminali contro innocenti. Non perdiamo la testa cadendo nelle facili trappole del razzismo, sia esso rivolto contro i musulmani, gli ebrei o i cristiani.
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